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Le serie de Il Buio in Sala: recensione "True Detectvive"

Creato il 26 ottobre 2014 da Giuseppe Armellini
Appena finito di vedere True Detective, mentre ancora mi scorrevano davanti i titoli di coda e qualche inaspettata lacrima malandrina mi sorprendeva nel volto, mi sono chiesto cosa fosse questa serie.
Cosa sei True Detective?
Che io mica ancora l'ho capito.
Forse una torbida, durissima, tesa, avvincente e complessa storia di vittime e assassini?
Perchè questo sei di sicuro, ossia una serie che ci fa rivivere i fasti dei grandi thriller del passato, una specie di silenzio degli innocenti lungo 8 ore, che poi questo, pensandoci bene, potrebbe essere titolo dello stesso True Detective che su innocenti ridotti al silenzio e di successivi silenzi su questi innocenti ne fa architrave della trama.
Non saranno agnelli veri e propri ma come agnelli sono.
Hai tutto, il fascino della detective story e le tematiche dei miglior dramma, le immagini forti dei thriller più estremi (la prima vittima non si dimentica) e la straordinaria confezione a cui ormai ci stanno abituando le serie.
L'intreccio è complesso, a volte pure troppo, ma l'averlo dipanato in 3 diverse temporalità è un vero e proprio capolavoro che fa di questa serie una cosa diversa, tutta sua.
Ce n'è per tutti, donne e bambini scomparsi, pedofili serial killer, sette, simboli da interpretare, chiesa e polizia colluse, sparatorie, droga, sesso e alcool, un calderone che straborda di roba, che ce n'è così tanta che a volte ti sembra che non ce la fai nemmeno a sentire i singoli sapori, ce n'è così tanta che in certi momenti ti sembra uscire dal piatto e non hai un tovagliolo per fermarla.
Ma forse non sei questo.
Forse sei un film che è gara di bravura d'attori, di regia, di immagini, una serie che ce la si ricorda per quanto bene è realizzata, per il ritmo, per le riprese.
Ma cosa si può dire ad esempio di Matthew McConaughey? niente, le parole son superflue. Paradossalmente è più facile parlare degli altri, che eccezionali sono lo stesso, come quell'Harrelson che ormai sta studiando per diventare mito vivente e attore cult di 2,3 generazioni, o la Monaghan che son felicissimo di ritrovare, dico personalmente, dopo il Gone Baby Gone di alcuni anni fa. Ma eccellono tutti, e questo ormai per le serie è quasi normalità.
No, invece ci torno su M.MC, che cazzo, perchè come porta lui quello sguardo,quello sguardo che dice tutto, dice vuoto e insensibilità ma allo stesso tempo anche sofferenza e rabbia per qualcosa che si è perso, qualcosa che sta dietro quegli occhi in agguato, come porta lui quello sguardo in giro è roba per pochissimi.
Sembra vuoto e perso e allo stesso tempo pieno di cose, incredibile.
Sulle location quando c'è la Louisiana di mezzo, l'abbiamo detto più volte, è come iniziare a costruire una squadra avendo già Messi.
Gli acquitrini, le lagune, le baracche, le case e le chiese abbandonate, i boschi, le credenze voodoo, il cinema ci sguazza qua dentro.
E alla regia che vuoi dire? che ci regala un episodio, il quarto, che per mezz'ora è quasi film a sè, con quell'incredibile e adrenalinica sottostoria dei motociclisti preceduta poi da quell'eccezionale montaggio alternato sulla preparazione della droga per il colpo,
O la scena dell'arrivo da Ledoux? Quel passare da Rust a Marty, quel colpo che arriva alla testa di Ledoux per qualcosa che vedremo poi.
O le visioni di Rust con l'indimenticabile volo d'uccelli che diventa simbolo o le luci al neon che lo trafiggono.
Ma parlare di sequenze o anche solo di piccoli dettagli che fanno grande la regia ci sarebbe da starci fino a domani.
E allora mi prendo 5 secondi inutili, un gioco di specchi quando Rust esce dalla tavola calda in cui parlava con Maggie, un gioco di specchi che ha del miracoloso.
Ma forse ci stiamo avvicinando alla verità su cosa sia TD.
Forse son proprio i personaggi il suo segreto.
Come faremo a dimenticarci di Rust ad esempio.
Un poliziotto, anzi un uomo, che è "il Michael Jordan dei figli di puttana", una persona che un giorno ebbe qualcosa ma che adesso quel qualcosa non ce l'ha più e allora vive una vita da completo nichilista che pur nella propria inutilità in un mondo anch'esso inutile ha comunque trovato un ruolo da recitare.
E Marty che ti sembra a tratti un bravuomo e uno stronzo colossale il minuto dopo, uno fragile, l'opposto di Rust, uno che non ce la fa a tenere le cose a posto, non ce la fa a non lasciarsi andare.
Dopo 4 ore di serie ti sembra che sai tutto di loro, che i loro 40 anni non possono avere segreti per te.
E, visto che ci siamo, se TD non celasse il suo segreto proprio nel loro rapporto, in uno dei rapporti di amicizia più intensi, meglio raccontati e complessi del cinema recente?
Qualsiasi cosa facciano i due, anche ammazzarsi di botte e rovinarsi la vita, tu percepisci un rispetto, un'amicizia taciuta, un bisogno l'uno dell'altro, un farsi forza, una stima, un riconoscersi opposti ed allo stesso tempo uguali.
Sì perchè per quanto possano essere diversi questi sono due uomini soli cui la vita sta sfuggendo via.
La vita già, l'esistenza.
E sento che siamo ancora più vicini a capire l'anima della serie.
Perchè forse il suo segreto è nel suo esistenzialismo, nel suo riuscire a parlare di tutto, senza filtri, senza retorica, come prendersi un cazzotto in faccia quasi.
E tutto viene sempre e solo da Rust.
Rust che considera sua figlia morta bambina come fortunata perchè si è risparmiata la vita in questo mondo che non ha un senso, non ha uno scopo.
Rust che guarda migliaia di occhi di vittime di omicidio e crede di leggervi la consapevolezza e la serenità della morte, l'aver capito nell'ultimo nanosecondo di vita che tutto quello che hanno passato alla fine non era niente, non ne valeva la pena, che lasciare quell'esistenza è facile, che tutto è un sogno che facciamo in una stanza sprangata, che basta chiudere gli occhi e tutti gli inutili affanni se ne vanno via.
Rust che considera la religione un virus del linguaggio perchè riscrive tutte le parole che abbiamo in testa, gli dà, anzi, gli impone, significati diversi.
O Rust che considera il tempo come un cerchio piatto, un continuo reiterare gli stessi gesti e le stesse parole.
Marty è a livello filosofico invece personaggio non interessante, piatto, senza teorie, senza pensieri forti, "un tipo normale con un cazzo enorme" si descrive lui stesso. Ma paradossalmente non è personaggio meno complesso, anzi, se diamo a complesso l'accezione di più sfumato e variegato allora lo è anche più di Rust, che invece è una dura lastra di granito, del Niente e del Nulla o.k, ma dura lastra di granito.
Ma ecco che alla fine ho forse capito dove sta il segreto principale di TD, cazzo, era proprio là quando mi ha sorpreso la lacrima malandrina.
Rust fa un errore madornale.
"Era come se facessi parte di tutto quello che ho sempre amato" gli sfugge.
Quello che gli intravedevamo negli occhi gli è ora sfuggito dalla bocca, ormai è fregato, con una sola frase ha rovinato un ruolo e una reputazione, Marty se vuole potrà rinfacciarglielo per tutta la vita.
Ma perchè qui, in questa frase, in questi ultimi 5 minuti credo di aver colto il segreto di questa bellissima serie, o almeno della sua scrittura?
Perchè sentir parlare di gioia persone gioiose a me non fa effetto.
Sentire parlare di felicità persone felici nemmeno.
Sentir parlare di speranza da persone che hanno tutto neanche.
Tutte queste sono meravigliose banalità, come è meravigliosamente banale, e rassicurante, uno sconfinato prato di fiori colorati.
Sono frasi rassicuranti da facebook.
No, il segreto del mondo, e se è segreto del mondo non può non esserlo anche di una piccola serie tv, il segreto del mondo, la forza dello stesso, non è nella bellezza di un prato fiorito.
Ma in un fiore che nasce in mezzo al deserto.
E' vedere uno spruzzo di serenità in un uomo infelice.
E' la ventata di ottimismo e speranza in uno che ha perso tutto.
E' l'improvvisa esplosione di felicità in un'esistenza depressa.
E' il sentir dire "quello che ho sempre amato" in un uomo che mai aveva parlato d'amore e sentimenti ma che anzi li rifuggiva, li odiava, non credeva nemmeno nella loro esistenza.
Oppure semplicemente li nascondeva.
Sono le lacrime, le lacrime di Rust, che scorrono in un uomo insensibile.
Il segreto è qui, in tutto quello che nasce di bello in posti, luoghi o persone dove sembrava impossibile potesse nascere.
Il segreto del mondo è nelle sue contraddizioni, perchè solo nella contraddizione possiamo riconoscere l'autenticità delle cose.
C'è un cielo nerissimo. Ed è lo stesso cielo di ieri.
Ma Rust, adesso, riesce a vedere le stelle.

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