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Le Signore in Nero

Creato il 03 agosto 2010 da Elgraeco @HellGraeco

La cattiveria è di genere femminile. Me ne sono accorto mentre, spulciando tra gli scaffali in cerca d’ispirazione, venivano fuori personaggi sempre meno simpatici e sempre più inquietanti. Controparte della classifica maschile, questa che leggerete comprende le figure femminili più diaboliche di tutti i tempi. Vi accorgerete che alcune di esse fanno solo sorridere. Molte di loro, invece, sono semplicemente magnifiche e da ammirare nella loro perfezione strutturale. Come tutti, da piccolo, facevo il tifo per i buoni. Oggi devo ribadire che il cinema, i cartoni animati, la letteratura, le storie in generale, senza i cattivi sarebbero niente.

A proposito, il sondaggio sembra propendere verso le classifiche.  Ragion per cui, considerate questa classifica un acconto. Avete tempo fino a giovedì per votare! (qui accanto, sulla destra, ndr)

Ringrazio Norys e Lo Stregatto per la consulenza. Si comincia:

10Gloria
apparsa in: “Lock & Stock” (”Lock, Stock and Two Smoking Barrels”, 1998) di Guy Ritchie
interpretata da: Suzy Ratner
chi è: la ragazza sul divano
poteri: il Bren MK1 Light Machine Gun
debolezze: è strafatta
frase tipica: n/d

Gloria è invisibile. Fa parte della tappezzeria. È lì, nascosta tra le pieghe del divano e i cuscini decorati con motivi etnici, in catalessi perché, per tutto il giorno, da diversi giorni, non ha fatto altro che farsi… Potete entrare, voi, delinquenti con l’intenzione di rapinare altri delinquenti, e non la vedrete, fino a quando lei non si sveglierà, le pupille di quegli occhioni blu si stringeranno, e veloce, come avesse registrato tutto ciò che le è accaduto intorno, agguanterà un cannone a mano, un fucile automatico tanto più grande di lei, sventagliando in un arco di 180 gradi. Qualunque cosa si trovi nella sua traiettoria diventa polvere. Meglio di Blain contro Predator. Rapida e insensata, come una valchiria preda della furia. Come il suo nome, e il suo momento.

9 - Xenia Onatopp
apparsa in: “GoldenEye” (1995) di Martin Campbell
interpretata da: Famke Janssen
chi è: un ex-agente del KGB votata al crimine dopo la caduta dell’Unione Sovietica
poteri: le gambe a tenaglia
debolezze: ninfomane
frase tipica: “Il piacere è tutto mio”

Il nome completo è Xenia Zirgavna Onatopp. Georgiana, come il suo collega Viktor Rosta. Attesa, insieme a tutta la banda dietro GoldenEye, al dopo Timothy Dalton, entra in scena in accappatoio, graffiando e atteggiandosi nel ruolo della mantide, che le calza a pennello. Ciò che non è, e non sarà mai, è la fidanzata ideale. Caratterizzata da una strana forma di sadomasochismo, la si può vedere gemere mentre falcidia, a furia di raffiche di mitra, i nemici che si disperdono dinanzi a lei. Tende ad accoppiarsi con uomini di mezza età, per poi strizzarli letteralmente tra le gambe, grazie alla sua eccellente prestanza atletica. Solo per chi vuole morire col sorriso stampato sulla faccia.

8Iriza Legan
apparsa in: “Candy Candy” (”キャンディ・キャンディ”, “Kyandi Kyandi”, 1975-1976) di Kyoko Mizuki, Yumiko Igarashi
interpretata da: Laura Lenghi (voce italiana)
chi è: figlia viziata della nobile famiglia dei Legan
poteri: quando si infuria è avvolta da fiamme ardenti e i suoi occhi si velano di ombre fatali
debolezze: è destinata a perdere
frase tipica: “Me la pagherai!”

L’incubo di ogni bambino è perdere i genitori e restare orfano. Dopo di lei, l’incubo è divenuto perdere i genitori, restare orfani ed essere adottati dai Legan. E, di conseguenza, subire ogni sorta di angheria e umiliazione possibile. Sublime. Non c’è aggettivo più adatto per descrivere questo personaggio che fa della perfidia un vanto, che ridefinisce i canoni della pura cattiveria. Forse neppure le sue autrici intuirono il potenziale insito nella loro creatura. Una ragazzina di famiglia aristocratica dotata di ogni aspetto deteriore le si possa attribuire. L’invidia, è il caso di dire, è il male minore. Candy, la plebea adottata, e per questo penetrata con l’abuso in casa sua, è la sua nemesi, e l’obiettivo delle sue malefatte. Gli innocenti, a volte, se le tirano addosso. L’odio di Iriza cresce nel corso degli anni, alimentato da un fuoco inestinguibile e puro, senza ragione e ostinato, come sanno essere solo i bambini. Nell’apice della gloria, Iriza riesce a far espellere Candy dal collegio dopo averla attirata con l’inganno in una stalla ad un appuntamento segreto, in piena notte, con Terence, il belloccio, nonché nobile, della situazione. Grande scandalo ed espulsione a cura delle suore “naziste” del collegio, con Iriza che osserva divertita che Candy “dopotutto, è a casa sua, tra i cavalli!”. In una frase, tutta la superbia e il disprezzo dell’ancien regime. E passava tranquillamente in piena fascia protetta… tsk, tsk, altri tempi davvero.

7 - Karla Fry
apparsa in: “Beverly Hills Cop 2″ (1987) di Tony Scott
interpretata da: Brigitte Nielsen
chi è: braccio destro e killer della Banda dell’Alfabeto
poteri: gambe lunghissime
debolezze: le occorre aiuto per farsi la ceretta; farsi uccidere da Taggart che subito dopo esclama: “Donne!”
frase tipica: “Addio, signor Foley”

Karla non parla molto, si limita a imporre la sua presenza, anche alle telecamere. Impugna sempre la pistola e comanda, con la sicurezza che deriva dall’esperienza e dalla consapevolezza di arrivare all’ultima scena del film, una banda criminale dedita alle rapine cronometrate nella Città degli Angeli. Brigitte Nielsen al culmine della sua carriera nel ruolo che più le si addice. Ne deriva un personaggio capace di uccidere a sangue freddo, insensibile, che appare falso e calcolato persino quando abbozza un sorriso. La legge del contrappasso concede a Karla di vendicarsi su Ronny Cox, uno che di ruoli da cattivo se ne intende, quando riduce il suo personaggio, Bogomil, in fin di vita.

6Alex Forrest
apparsa in: “Attrazione Fatale” (”Fatal Attraction”, 1987) di Adrian Lyne
interpretata da: Glenn Close
chi è: un editor di una casa editrice…
poteri: correggere le bozze; bollire i coniglietti
debolezze: è una stalker
frase tipica: “Sii onesto con me, io lo sarò con te”

Alex è un editor, e già questo dovrebbe causare il tipico brivido lungo la schiena a molti dei lettori di B&N. Una correttrice di bozze che, dopo il primo appuntamento, diviene un tantino ossessionata e… finisce col bollire il vostro animaletto di famiglia nella pentola messa sul fuoco da mamma. Ammettiamolo, la grandezza di questo personaggio, curioso ribaltamento di ruoli e prospettive, in un compito prettamente maschile, quello del persecutore criminale, è in Glenn Close. L’attrice, complice anche una certa androginia, accentuata dal trucco, riesce a donare ad Alex la luce della follia. Come Rasputin, per liberarvi di lei non basta di certo un’ordinanza restrittiva. Come minimo dovrete strozzarla, accoltellarla, affogarla nella vasca da bagno e spararle. Alla fine morirà, ma non prima di avervi fatto dono dello spavento finale.

5La Signora McArdle
apparsa in: “L’Implacabile” (”The Running Man”, 1987) di Paul Michael Glaser
interpretata da: Donna Hardy
chi è: la fan numero uno del presentatore della ICS, Damon Killian
poteri: baciare Killian [con la lingua, o almeno ci prova]
debolezze: non tollera le bugie
frase tipica: “Stronzate!”

Dico solo questo: Damon Killian, supercattivo anni ‘80 che abbiamo imparato a conoscere e amare, le raccomanda, prima di lasciarsi baciare, di non metterci la lingua.
Capite bene che siamo di fronte al classico cattivo mimetico. Mascherato, cioè, dietro un ruolo di poca importanza, ma che tuttavia non riesce a nascondere la vera indole tenebrosa di questa nonnina. La signora sentenzia, con la leggerezza tipica di chi partecipa ad un show televisivo, il destino fatale dei partecipanti, scommettendo contro ogni regola e pronostico su Ben Richards (Schwarzenegger) quale prossimo uccisore del “Running Man”. E lo fa col sorriso sulle labbra. E, alla fine, quando Ben ritorna per dare a Killian il ben servito, lei si schiera in un lampo contro il suo idolo, ma non perché colpita dalle rivelazioni dell’eroe o dall’atrocità della situazione, ma perché inferocita per la mancanza di trasparenza del presentatore.  L’onestà prima di tutto. Imperturbabile. Meriterebbe di stare sugli spalti del colosseo, tra le vestali, a mostrare il pollice verso.

4Annie Wilkes
apparsa in: “Misery non deve morire” (”Misery”, 1990) di Rob Reiner
interpretata da: Kathy Bates
chi è: la fan numero uno del romanziere Paul Sheldon
poteri: spezzare le gambe a martellate
debolezze: Misery
frase tipica: “Non la mia Misery!”

È entrata nel mondo del cinema spezzando le gambe al suo scrittore preferito, e chissà quanti fan avrebbero voluto [e vorrebbero] fare la stessa cosa, metaforicamente o meno, coi loro idoli quando questi non rispettano le attese e fanno fuori questo o quel personaggio, o quando impongono alle storie che tanto hanno amato svolte assurde. Kathy Bates nei panni dell’infermiera adorante e per questo capace solo di assoluti: assoluta dedizione e trasporto, purché il paziente faccia il bravo e scriva e si lasci accudire come un bambolotto prendendo le pilloline rosse. Altrimenti la si vedrà entrare in stanza, posizionare un ciocco di legno tra le vostre ginocchia e sollevare un grosso martello…

3Martin
apparsa in: “Leviathan” (1989) di George P. Cosmatos
interpretata da: Meg Foster
chi è: un alto dirigente della Tri-Oceanic Corporation
poteri: mandare a morire la gente con un click del telecomando
debolezze: fuori del suo studio è ben poca cosa (ma è colpa degli sceneggiatori)
frase tipica: “Non ho buone notizie”

Martin l’abbiamo ricordata di recente in “Leviathan”. In quanto figura femminile cinica e spietata è efficacissima, proprio nella sua caratterizzazione che le impone di nascondere la sua natura ferale. Mentre il cattivo, di solito, come figura letteraria e cinematografica impone di mostrare la perfidia e la negatività, non solo attraverso i discorsi, la scelta di parole soppesate, ma soprattutto attraverso la gestualità e l’apparenza, Martin è puro calcolo delle probabilità, statistica all’ennesima potenza, nel tentativo di non perdere mai una scommessa e di trarre il massimo vantaggio da ogni situazione. Personaggio sprecato, in fase finale, da una mediocre sceneggiatura. Merita comunque il terzo posto perché più si avvicina alla mia personale idea di cattivo al femminile. Quegli occhi indecifrabili, poi, sono veri e non frutto di lenti a contatto. Una che nasce con due occhi così ha il destino segnato.

2 - Mamma Fratelli
apparsa in: “I Goonies” (”The Goonies”, 1985) di Richard Donner
interpretata da: Anne Ramsey
chi è: il capo della Banda Fratelli, un’impresa criminale a conduzione familiare
poteri: servire acqua sudicia ai bambini; far cadere i figli dal seggiolone
debolezze: è avida
frase tipica: “I bambini fanno schifo”

A Norys avevo promesso il primo posto per Mamma Fratelli, ma siccome coi cattivi non si scherza, o si scherza fino a un certo punto, alla Mamma solo il secondo gradino del podio. Di sicuro è merito di certi attori eccezionali, benedetti da un aspetto fisico insolito, se certi personaggi divengono immortali. Nella vita reale questo può sfociare in una maledizione; pensateci, essere sereni e bonari e venire al contrario percepiti come diabolici può divenire frustrante. Sul grande schermo, però, è già leggenda.
Mamma Fratelli riesce terrorizzante e autoritaria, vi porta da bere dell’acqua sudicia e alle vostre rimostranze risponderà: “È bagnata, no? Allora è acqua”. Piuttosto attiva nonostante l’età, si dedica ancora insieme ai suoi due figli a rapine in banca seguite da rocamboleschi inseguimenti con la polizia. Da galera il modo in cui ha allevato i suoi figli, facendoli cadere dal seggiolone solo un paio di volte, soprattutto uno di essi, Sloth, che ella tiene segregato in cantina come e peggio delle bestie, nascosto, come voleva la cultura antica (chiamiamola così…). Se vuole farvi confessare qualcosa minaccerà di ficcare la vostra mano in un frullatore acceso. E ricordiamoci che nel film è la mano di un bambino… Fate molta attenzione.

1Baby Jane Hudson
apparsa in: “Che fine ha fatto Baby Jane?” (”What ever happened to Baby Jane?”, 1962) di Robert Aldrich
interpretata da: Bette Davis
chi è: una stella del cinema decaduta
poteri: demenza
debolezze: la sorella Blanche
frase tipica: “Oh, sai che ci sono i ratti in cantina?” dopo averne servito uno in vassoio a Blanche per cena

Sono passati quasi cinquant’anni. Mezzo secolo dalla Golden Age di Hollywood e c’è chi ti ricorda ancora. Io, almeno, ti ricordo, Baby Jane. Difficile descrivere chi è e cosa ha rappresentato questo personaggio senza apparire irrimediabilmente riduttivo. Oggigiorno assistere ad una scena in cui una signora di mezza età serve alla sorella il suo pappagallino (o un ratto) per cena fa sorridere, abituati come siamo, purtroppo, a soggetti molto più perturbanti. Eppure, vi assicuro che vedere Baby Jane accanirsi sulla sorella paralizzata prendendola a calci nello stomaco e sulla testa è ancora agghiacciante. Baby Jane e Blanche sono perfetta rappresentazione e metafora dell’insulsa vita dell’apparire. Due star di Hollywood dimenticate nella polvere e nella decadenza, preda delle loro viltà, delle invidie e delle gelosie giovanili che ancora, in età avanzata, condizionano il loro modo di vivere, logorando Baby Jane, accompagnandola sempre più verso il baratro della follia. In quanto a pura cattiveria, basti dire che anche la straordinaria attrice che le presta il volto, Bette Davis, non era da meno: nella suddetta scena dell’aggressione, infatti, sferrò veri calci alla sua odiata collega Joan Crawford che dovette ricevere dei punti di sutura sulla fronte. E voi altre  attrici che, prima o poi, vi troverete a rappresentare la follia, la delusione, la disperazione di una vita di fallimenti, rassegnatevi e ricordatevi che, tutte quante, è da lei che venite ed è con lei che dovete fare i conti.

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