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Le sindoni del liberismo

Creato il 17 maggio 2015 da Albertocapece

la_sacra_sindone_emanuela_marinelli_reliquiaCon quanto rilievo i media hanno riportato la notizia di un primo trimestre di stagnazione per l’economia Usa che pure è un pessimo segnale anche per noi? Notizia praticamente ignorata o citata en passant e alterata alla radice: il modestissimo +0,1% del Pil che sarà convertito quasi certamente in un segno meno vista l’abitudine statunitense a sparare alto al primo colpo, quello che influenza le borse e correggere il tiro solo mesi dopo quando la cosa non interessa più, viene universalmente definita una frenata “più marcata” rispetto alle previsioni che ipotizzavano un minimo del + 1,1%.

Ora basta sapere far di conto per accertarsi che le anticipazioni più prudenti prospettavano una crescita 11 volte superiore a quella accertata in prima battuta, mica pizza e fichi, mica piccoli scostamenti come si tenta di far credere: è come se qualcuno vi facesse un preventivo di 1000 euro e poi ve ne chiedesse 11 mila o vi promettesse 11 mila euro e ve desse mille. Questa numerologia economicista si riduce perciò a puro vaticinio quando non a insider trading globale e ideologico. Scherzi e previsioni di questo genere durano ormai da otto anni per impedire che le opinioni pubbliche comincino a pensare che la crisi sia di sistema, non solo ciclica e congiunturale e che quindi è del tutto inutile stringere i denti, accettare qualsiasi cosa, qualsiasi offesa in attesa che tutto torni come prima, visto che nulla sarà come prima. Ho fatto solo un esempio fra mille: i segni di una contraffazione generalizzata, originata insieme da un’ impotenza cognitiva delle teorie circolanti e dalla prepotenza politica delle classi dominanti, sono talmente numerosi e di tanti tipi e così contraddittori  da formare una sorta di continente dell’errore e dell’inganno.

Il problema è che su questo continente ci si approda quasi quotidianamente senza però riconoscerlo come tale, tanto è il desiderio di ridurre a normalità ogni cosa, di non vedere e di non sapere: abbiamo un panorama chiaramente riconoscibile nei suoi tratti salenti, di fronte al quale però  molti sembrano ciechi. E’ quasi come l’atteggiamento della Chiesa e del fedele di fronte alla sindone: che sia un prodotto dell’economia delle reliquie, sviluppatasi tra il Basso medioevo e il Rinascimento è attestato senza alcuna possibilità di dubbio dagli esami scientifici che sono stati fatti su di essa. Le stesse gerarchie ecclesiastiche ne hanno in qualche modo certificato la falsità, a cominciare dalle bolle di Clemente VII con le quali si dava il permesso di esibire in pubblico il lenzuolo, ma allo stesso tempo obbligando a dire “per far cessare ogni frode, che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario”, per finire col cardinal Ballestrero che nel 1988 si arrese ai risultati delle indagini scientifiche dirette. Ci si trova insomma di fronte ad un’ambiguità di fondo nella quale mentre da una parte si evita di dare pieno riconoscimento a una reliquia palesemente falsa, la cui sacralizzazione ufficiale potrebbe essere fonte di imbarazzo senza precedenti per la Chiesa, dall’altra si mantengono i presupposti per una sua venerazione e se ne stimola il culto. Anzi viene aperta apertamente favorita una sorta di corrente autenticista che non ha alcun argomento razionale su cui appoggiare il proprio fideismo se non il fatto che credere alla sindone sia di per sé prova della sua verità.

Queste dinamiche, storicamente e psicologicamente interessanti per la storia delle religioni, funzionano però anche in altri ambiti, assai più secolari, soprattutto quando si tratta di tenere in piedi modelli che si dimostrano falsi, ma che sono molto utili a giustificare e rafforzare la struttura di potere: interessante per esempio è il fatto che il vaticano dell’economia, ossia l’Fmi, spinga all’attuazione di massicci tagli ad ogni forma di welfare e di spesa pubblica, pur avendo egli stesso dimostrato la negatività di certe misure in vista della crescita. Qui l’utilità politica di rendere rigidi i bilanci per favorire la caduta dei diritti del lavoro, dei salari e della stessa idea di una società tesa verso l’uguaglianza, è molto superiore all’utile che può venire dal seguire la strada aperta dal riconoscimento di errori teorici e sviste. Dunque se da un lato si riconosce l’evidenza di certe dinamiche, almeno in studi e posizioni che rarissimamente giungono all’opinione pubblica, dall’altra  si favorisce il culto dell’errore in vista di una salvezza futura.

Così siamo pieni di sindoni e di reliquie che fanno comparire tratti numinosi su fogli di giornali e chiacchiere televisive. Paradossalmente il sudario nel quale è avvolta una visione del mondo diventa l’occasione per la sua affermazione.


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