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Le Storie #3 – “La rivolta dei Sepoys” di De Nardo e Brindisi

Creato il 17 dicembre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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Speciale: Le Storie di Bonelli Editore
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  • Le Storie: intervista a Bruno Brindisi, ai disegni de “La rivolta dei Sepoy”
  • Le Storie #3 – “La rivolta dei Sepoys” di De Nardo e Brindisi

Non c’è dubbio sul fatto che esista una matrice Bonelli nella narrativa a fumetti; si potrebbe parlare addirittura di genere letterario, data la sedimentazione che i personaggi creati dalla casa di via Buonarroti hanno lasciato negli anni e nei decenni. Diverse generazioni si sono confrontate, rispecchiate negli eroi di carta dell’editore milanese, Le Storie #3 – “La rivolta dei Sepoys” di De Nardo e Brindisi> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="294" width="225" alt="Le Storie #3 La rivolta dei Sepoys di De Nardo e Brindisi >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-63967" />e ognuna di esse ha potuto identificarsi in qualche personaggio della serie. Il mutamento antropologico dell’eroe bonelliano da Tex a Dylan Dog potrebbe essere oggetto di un articolo a parte: a noi interessa invece osservare la contrazione delle serialità delle collane della Sergio Bonelli Editore maturata nel tempo. Non più “i personaggi”, destinati a una indefinita vita editoriale, legata ai successi o meno delle testate, bensì una progettualità diversa, di esplorazione, che ha portato la casa editrice a creare delle collane con un ciclo di vita predefinito. L’idea di fondo – la solita di Bonelli – è stata di investire i proventi delle “teste di serie” in esperimenti e lavori alternativi. I risultati sono stati altalenanti (si è andati dall’opinabile Gregory Hunter al bellissimo Napoleone di Ambrosini, o – se si preferisce – dall’enigmatico Caravan di Medda al successo del Brad Barron di Faraci), ma indubbiamente Bonelli ha mantenuto il solito standard (alto) di qualità, e ha aumentato esponenzialmente il tasso di pluralismo nell’ambito delle sue creazioni.

Come dire: cambia il mondo, e noi lo leggiamo nelle pagine in bianco e nero delle storie della Bonelli, che diventano un po’ più “nevrotiche” nelle loro uscite e filtrano l’avventura con le nuove mete dell’esotismo 2.0. Se fossimo degli alieni che leggono il nostro paese attraverso le sue uscite a fumetti, leggeremmo di un’Italia che negli ultimi trent’anni ha riscoperto il suo passato, che si è allontanato dall’America per avventurarsi in Asia e in Africa e che ha molta meno pazienza per aspettare le conclusioni delle storie. Tanto che le miniserie Bonelli si sono contratte ulteriormente in una collana (“Le Storie”) che riporta ai cineromanzi degli anni quaranta (tipo “La Perla Nera”), complice anche l’ambientazione, che fino a questa terza uscita è a sfondo storico.

Il parallelismo col cineromanzo è particolarmente centrato per La rivolta dei Sepoys, ambientata nell’India coloniale a metà ottocento. La copertina di Aldo Di Gennaro promette molto bene: è molto equilibrata nei colori e il cartone telato le dona un’aria di solidità che invita alla collezione. Ha un sapore antico.

Le Storie #3 – “La rivolta dei Sepoys” di De Nardo e Brindisi> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="356" width="239" alt="Le Storie #3 La rivolta dei Sepoys di De Nardo e Brindisi >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-63966" />La trama congegnata da Giuseppe De Nardo, in effetti, ha i pregi e i difetti degli stilemi fumettistici di sessant’anni fa.  Una storia d’amore e d’avventura, dove l’amore è ridotto al desiderio di fuga dall’ineluttabile e l’avventura è confinata entro i canoni dell’eroe ingiustamente messo in mezzo. Sinceramente la sceneggiatura ci è parsa un po’ troppo esile: i personaggi sono privi di quelle contraddizioni che in qualche modo ne determinano la profondità; sembrano – per l’appunto – pre-Mister No.

Il contesto storico è da Domenica del Corriere e fa riferimento a un’aneddotica ottocentesca che la narrativa, anche a fumetti, ha già utilizzato un bel po’ (per esempio, la storia del grasso sui fucili ce la ricordiamo nell’omonima storia di Eugenio Ventura (uno dei tanti pseudonimi di Guglielmo “Mino” Milani) e Dino Battaglia apparsa nel 1969 sul Corriere dei Piccoli [1] ).

Anche i disegni di Bruno Brindisi faticano a far immergere il lettore nello scenario in cui si colloca la storia. A parte qualche tavola (pagg. 5 e 17, ad esempio) l’ambientazione indiana si respira poco, e più nei visi che nelle scenografie. Ovviamente si tratta di un fumetto e non di un testo universitario; di contro, però, il pensiero non può non andare ad Alfredo Castelli e al suo metodico lavoro di ricerca, grazie al quale il fumetto popolare italiano si è nobilitato non poco nell’arco degli ultimi vent’anni.

Nel caso de La Rivolta dei Sepoys, si ha l’impressione che lo “stile Bonelli” non venga usato come un telaio espressivo, ma piuttosto come una spruzzata di vernice un po’ provinciale. Se da un lato le citazioni Old Fashioned donano un’aria retrò al lavoro dal non sgradevole sapore di carta invecchiata e naftalina,

Le Storie #3 – “La rivolta dei Sepoys” di De Nardo e Brindisi> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="247" width="250" alt="Le Storie #3 La rivolta dei Sepoys di De Nardo e Brindisi >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-63965" /> dall’altro ci si chiede come possa un ragazzo di quindici anni avvicinarsi a un fumetto scritto con questo linguaggio.
La sensazione è di trovarsi di fronte ad un’occasione sprecata. Perché non sviluppare una storia, nell’ambito di un periodo tanto importante, che attingesse da un serbatoio più vero e meno patinato, posto da anni in una luce diversa anche dalla storiografia più divulgativa? Come dire, Kipling è andato molto fino agli anni settanta, ma poi è stato sopravanzato da chi ha descritto l’India da un punto di vista un po’ meno paternalistico: Rushdie, Ghosh, la Desai…
Non sarebbero mancate le fonti d’ispirazione per scrivere una storia dal meccanismo un po’ più moderno, senza finire nei soliti Kipling e Forster. Senza volere entrare della diatriba tra Storia e storia, crediamo che una documentazione diversa e meno da sussidiario avrebbe giovato al lettore e si sarebbe sottratta alle (facili) critiche di colonialismo.

Concludendo, questo terzo capitolo de “Le Storie” di Sergio Bonelli Editore ci sembra un po’ più debole dei precedenti e ce ne dispiace, perché l’idea di base non era affatto malvagia. Abbiamo apprezzato l’aria retrò, ma poi ci siamo interrogati sull’opportunità di un codice narrativo così datato: il fumetto non vive un momento roseo, ma è proprio nei momenti di crisi che si aprono nuove opportunità. La collana “Le Storie” sembra appartenere alla categoria, ma temiamo che con questo terzo numero abbia subito una piccola battuta d’arresto.

Abbiamo parlato di:
Le Storie #3 – La Rivolta dei Sepoy
Giuseppe De Nardo, Bruno Brindisi
Sergio Bonelli Editore, dicembre 2012
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,50€
ISBN: 977228100800620003

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Note:

  1. che potete leggere grazie a questo ottimo blog corrierino-giornalino.blogspot.it/2011/03/la-rivolta-dei-sepoys.html?m=1 [↩]
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