Le Storie di Monte Franoso: la frana del muro franoso

Monte Franoso deve il suo nome, appunto, all’estrema franosità del terreno su cui è costruito. Così capitò un giorno che un grosso muraglione di cinta del cortile di un’antica casa del centro storico franò sulla strada ostruendone il passaggio. Il muro crollò perché era vecchio e perché a Monte Franoso le cose franano. Era la strada principale del paese vecchio, non la si poteva lasciare così. Il Comune chiamò allora il proprietario e gli intimò di rimediare.

Il proprietario non ci andò ma ci mandò il suo tecnico di fiducia che gli era pure parente. Il tecnico di fiducia del proprietario, guarda caso, era anche uno dei politici più influenti di Monte Franoso. La discussione fu molto, ma molto breve e la soluzione fu questa: si stabilì che il muro era crollato per colpa dell’acqua della strada che si era infiltrata sotto ma anche per colpa dei camion dei muratori che stavano eseguendo lavori per il Comune poco più giù sulla strada. Quindi la riparazione del danno fu divisa in tre parti: una al Comune, una al muratore e una al proprietario che, in breve, si ritrovò il muro ricostruito bello bello spendendo un terzo di quello che avrebbe dovuto spendere. Tutto sommato non una cattiva soluzione: se non altro in un tempo ristretto si era liberata la strada principale del paese vecchio.

Solo che, il giorno dopo, si presentò il proprietario di una casa poco lontana che lamentava infiltrazioni d’acqua nello scantinato e pretese lo stesso trattamento. Visto il precedente il Comune non potè rifiutare. Poi arrivò un altro proprietario che affermò che il fatto che gli piovesse in casa era dovuto alle vibrazioni dell’apetta del Comune che passava a raccogliere l’immondizia. Il Comune pagò un terzo del tetto. Poi ne venne un altro che disse che il portone di casa si era rovinato per colpa della pioggia e delle chiaviche che non ricevevano. Il Comune pagò un terzo del portone. Nel giro di un anno le case de centro storico di Monte Franoso erano quasi tutte rimesse a nuovo, pagate per un terzo dal Comune che dichiarò il default.

Luca Craia