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Le vie di mezzo

Creato il 25 aprile 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

Su FailCaffè, di recente, abbiamo iniziato a censurare alcune storture del sistema economico globalizzato.

Il tema sarà sicuramente ancora protagonista di queste pagine: è di scottante attualità, ora che la crisi sta rimettendo in discussione buona parte delle nostre abitudini e dei modelli di vita che ci hanno accompagnato negli ultimi trent’anni.

Nella nostra redazione virtuale siamo in 4 (per il momento, ma dei contributi esterni sarebbero ben accetti), e, probabilmente, abbiamo 4 approcci diversi all’argomento, 4 concezioni che, ovviamente, hanno punti di contatto e divergenze.

Oggi, voglio portare il mio contributo.

Trovo che l’impostazione, fino ad ora, sia stata un po’manichea, a partire dal titolo dei pezzi, e, invece, io credo che, tra il bianco ed il nero, sono proprio le tonalità di grigio quelle che servono a far cogliere la complessità dei problemi.

Le prime “puntate” de Il male sono ricche di suggestioni romantiche (inteso in senso storico), e, coerentemente, propugnano una visione che sembra orientata al passato, reazionaria insomma.

(sull’argomento consiglio questo articolo di Michele Piccolo per “La lettura”) 

Le vie di mezzo

Uno dei luoghi che più amo di Bologna è il quadrilatero, questo perché anch’io, come Aldo Palmisano, trovo estremamente più “bello” andare a fare la spesa nelle botteghe, magari avendo il “mio” macellaio o il “mio” pescivendolo che dispensano consigli su cosa acquistare giorno per giorno; il problema è che a fare la spesa al quadrilatero ci va la medio-alta borghesia, e non certo lo studente universitario medio o l’impiegato monoreddito che deve mantenere moglie (o marito) e figli.

Per utilizzare una locuzione da veterocomunistatuttodunpezzo, anche a me sembra che il centro commerciale sia “l’emblema dell’alienazione dell’uomo moderno nella civiltà dei consumi”, ma è altrettanto vero che i supermercati ed i prodotti a marchio Pam, o Coop, stanno aiutando, e non poco, la gente a sopravvivere.

Inoltre, è vero, c’è il McDonald a Piazza Taksim, come in piazza Duomo, ma esistono aziende come Eataly o Grom, che nel mercato globalizzato hanno saputo trovare la giusta combinazione per ottenere profitti, rispettando la filosofia Slow Food: “buono, pulito e giusto”, in sostanza etico (sono però rivolte sempre ad un target di clientela piuttosto alto); e, ancora, c’è la storia di Focaccia Blues, per restare solo in ambito culinario.

Ma stessi discorsi potrebbero farsi su tanti altri ambiti del vivere, dalla produzione artigianale a quella industriale: IKEA è più etica di tante altre aziende? Eppure quello di arredare casa adesso non è più un costo insostenibile, e da lavoro a migliaia di persone in tutto il mondo (così come McDonald, tanto vituperato)!

 

…Avevo imparato a vagheggiare, con la predilezione di un sogno a occhi aperti, l’idea della separazione di quegli elementi. Se ciascuno di essi, mi dicevo, potesse solo essere collocato in identità separate, la vita sarebbe alleviata di tutto quanto ha d’insopportabile: il malvagio se ne andrebbe per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dai rimorsi del gemello più virtuoso; e il giusto potrebbe progredire con costanza e sicurezza lungo il suo sentiero in salita, compiendo le buone cose in cui trova il suo piacere, e non più esposto all’ignominia e alla penitenza a causa di quel male che gli è estraneo. Era la maledizione del genere umano che simili incongrui sviluppi fossero tanto vincolati, che nel grembo tormentato della coscienza quei gemelli antitetici dovessero scontrarsi continuamente. Come fare, dunque, a dissociarli?

Robert Louis Stevenson, “Lo strano caso di Dr.Jekill e Mr.Hyde” 


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