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le virtù teologali del Gynepraio

Da Gynepraio @valeria_fiore

VIRTù TEOLOGALI – N° 1 RISERVATEZZA

Ovvero l’antichissima arte di farsi i cazzi propri. Il che non significa disinteressarsi delle umane vicende, ma tenere sempre a mente il precetto che i fatti degli altri sono, per l’appunto, degli altri. Chi ha il dono della riservatezza non semina zizzania, non riporta le parole altrui, non pontifica sui sospetti, non commenta sempre e comunque anche in assenza di elementi per farlo, sa tenere un segreto e soprattutto riesce a vivere senza pronunciare a voce alta una opinione su qualsiasi cosa. La mia esperienza: nella maggior parte dei casi, chi manca di riservatezza nasconde noia (=non vive in un mondo vero fatto di esperienze vissute in prima persona, bensì in un mondo volatile costituito di eventi di cui altri sono protagonisti e lui solo commentatore/censore) e superficialità (=non sa stimare le conseguenze spesso gravissime della sua maldicenza). Alla noia e alla superficialità, che di per sè sarebbero già piaghe dure a sopportarsi, si aggiunge spesso anche un’indole cattiva e invidiosa. La mia reazione fisica: mutismo e rassegnazione, forzato autocontrollo.

virtù teologali

Fumare mi era molto d’aiuto, ma ho smesso.

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VIRTÙ TEOLOGALI – N° 2 TEMPERANZA

Ovvero la capacità di regolarsi, capire quando si sta per passare il segno e fermarsi in tempo. Chi possiede questo raro dono, è capace di osservarsi da fuori, come un muto spettatole di se stesso, e accorgersi che stai offrendo un tristissimo show: stai esagerando, ti stai ridicolizzando, ti stai rendendo insopportabile. Tra le maniere in cui più frequentemente ci si rende insopportabili vale la pena di ricordare: parlare troppo e/o troppo velocemente e/o a voce troppo alta e/o a sproposito, interrompere, monopolizzare la conversazione, iper-reagire, assumere quei toni che gli americani chiamano “Bitchy” e che tradurrei liberamente “atteggiamenti da cagna”. La mia esperienza: ho notato che i privi di temperanza sono da un lato incapaci di autocensurarsi, ma dall’altro sono ipergiudicanti. Insomma, non sono minimamente in grado di applicare a se stessi il metro di misurazione che utilizzano per il prossimo. La mia reazione fisica: cerco di sparire in  modo da non essere coinvolta nella conversazione e non dover interagire, divento quindi silenziosa come un monaco buddista, invisibile, assente, pallida, rattrappita. Spesso mi addormento.

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A volte però sbotto.

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VIRTÙ TEOLOGALI – N° 3 CONCRETEZZA.

Ovvero la capacità di orientarsi nell’abisso che separa idea e azione. Delle 3 virtù teologali, è quella più bistrattata, perchè esiste una nutrita letteratura che considera la concretezza un limite, un difetto noioso e prosaico. Io però sono del partito “meno sogni e più progetti” (anche se suona come il motto di un imprenditore brianzolo del ramo insaccati): ma in verità i progetti sono solo dei sogni ridotti a cubetti più maneggevoli e digeribili, messi sul tavolo in ordine di urgenza/importanza. Il salto qualitativo da sogno a progetto implica però togliersi la tunica azzurra da sognatore e infilarsi la tutona grigia da operaio. La mia esperienza: spesso i sognatori cronici indossano il loro sogno per farsi belli, e se gli togli quel sogno restano nudi come il re della fiaba. La mia reazione fisica: cerco di restare attenta e prenderli sul serio, ma poi mi esce lo sguardo accondiscendente.

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