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Lecce

Creato il 01 ottobre 2014 da Cultura Salentina

Lecce

1 ottobre 2014 di Redazione

di Matteo Dell’Oglio

Lecce

Day After Day (Foto di Gianfranco Budano)

Venni per la prima volta a Lecce molti anni fa e vi giunsi nelle prime ore della sera. Era, ricordo, una calda sera d’estate di un caldo afoso così come quasi sempre avviene qui da noi. Allora non avrei mai pensato di dover, poi, restare qui per tutta la vita… e, oltre…

Lecce rimane in quel mio ricordo come una città schiva, aristocratica, quasi sdegnosa; una dannazione “città del silenzio”. Una ricca signora, decorosamente appassita, ravvolta nelle sue vesti di velluto e di trine. Nel percorrerla, mi sembrò che vi fossero più chiese che case e cortili. Più chiese che splendidi palazzi. Forse perché, pensai, quelle chiese erano più uno stratagemma per ripararsi dal sole e dove dirsi scambievolmente le cose che ogni giorno, piuttosto che un luogo dove elevare preghiere o giaculatorie ritmate in cantilene plebee. In quella sera estiva notai che non vi erano moltissime luci lungo le strade lastricate del centro, ma, da quella penombra emergevano, come miraggi improvvisi, cerchi finemente cesellati, capitelli ricchi di foglie e di fiori, grandi cesti di frutta che sovrastavano i portali delle chiese creati dalla mano esperta dell’uomo nella duttilità della pietra locale.

Come non amare una città così, aristocratica ma amichevole, nobile ma non chiusa nella difesa dei suoi casati e dei suoi antichi privilegi? Una città che ti si offriva, che sembrava disposta ad accoglierti e a prenderti con se, solo che tu avessi buone maniere e ti dimostrassi rispettoso della sua antica bellezza.

Quella sera camminai solitario, a lungo, per le sue strade e mi sembrò di ritrovarvi aspetti e scorci del mio paese natale, della mia Bisceglie. Anni dopo, per caso, leggendo una guida turistica di Lecce mi accorsi che questa stessa analogia l’aveva trovata anche un osservatore illustre delle bellezze pugliesi: Cesare Brandi. E ne fui lusingato!

Oggi Lecce è notevolmente cambiata. Invece di invecchiare è come ringiovanita. Sembra una bella donna che ci tenga a mettersi in mostra e si sia arresa, alle voci, agli schiamazzi, a un approccio più plebeo, meno aristocratico, con la vita quotidiana. Si dice che questo sia il frutto dei tempi.

Un restyling l’ha resa più levigata e, forse, (ma è opinabile) più piacente. Io non so dire se questo lifting le abbia davvero giovato! Ma è innegabile che bella era e bella è rimasta. O, forse, sono io che mi son fatto conquistare sempre più dal suo fascino e questa malia la sento crescere in me con il trascorrere degli anni!

Il vociare concitato, il chiasso, anche una spruzzata di cattivo gusto plebeo, l’ha resa più simile ad altre città da me attraversate nella mia lunga vita, che si dicono, quasi con orgoglio, moderne.

E’ questo il tributo che ogni città bella paga per sentirsi più vicina alla genuinità della sua gente. E’ lo stesso prezzo che le donne di antica bellezza pagano quando vogliono apparire più giovani, anche con l’ausilio del bisturi. Ma il fascino di questa città è immutabile! I suoi ricami di pietra, le sue “case a corte”, gli splendidi palazzi nobiliari, la stessa ostentazione di una ricchezza antica che veniva dal possesso della terra e traeva il suo benessere dal latifondo, si arricchiva per poi nobilitarsi nella cura delle abitazioni opulente e dei giardini, poneva l’accento sull’aristocrazia più vera, quella del sapere che operava in tribunali e nell’alta magistratura, gloria di questa terra di grandi gira consulti e di amministratori insigni. Ricchi, ma, al tempo stesso, severi con se stessi e con il bene pubblico. Amministratori di tempi antichi! I cittadini illustri di Lecce sono raffigurati in lunga sequenza nella villa comunale ai margini di viali ombrosi. Quei busti di pietra raccontano, la vita e il fiorire di questa città. Ed io, sin da quella lontana sera d’estate di tanti anni fa mi sono sentito, qui a Lecce, sempre più a casa mia.

Il laghetto dei cigni nella Villa Comunale di Lecce. Anni '70-80

Il laghetto dei cigni nella Villa Comunale di Lecce. Anni ’70-80

Non è, questo, il mio paese “natio” che nessuno mai mi strapperà dal cuore ma un luogo bello, amichevole, dolce, dove rimarrò in serenità accanto alla mia donna per il tempo che ancora mi resta da vivere. E, oltre…


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