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Leggere spaventa

Creato il 07 luglio 2014 da Andreapomella

Ho sentito in libreria due persone che parlavano tra loro, una diceva all’altra di non amare particolarmente i libri, e l’altra gli chiedeva il perché. La prima persona ha risposto: “Leggere mi spaventa”. Non ho mai sentito nessuno accampare una scusa del genere. Di solito i non lettori dicono: “Leggere mi annoia”, che è pur sempre una giustificazione valida per non leggere, una giustificazione che esprime un’aspettativa, l’aspettativa che la lettura sia principalmente intrattenimento, come il novanta per cento delle cose che facciamo al giorno d’oggi, compreso guidare, stirare e fare la spesa al supermercato. Ci aspettiamo che tutto sia intrattenimento, un ostinato passatempo che ci distrae dalla noia della vita. Ma dire che non amiamo fare una determinata cosa perché quella cosa ci spaventa indica altro, indica che ciò che ci aspettiamo da quella cosa non è intrattenimento, ma è consolazione. Proust ha scritto che la lettura diventa pericolosa quando invece di ridestarci alla vita personale della mente, tende a prenderne il posto. Questa è esattamente la cosa che capita a quei lettori i quali, nell’istante in cui aprono la prima pagina di un libro, dicono a se stessi: “Il passato non esiste, il mondo inizia in questo momento”. Ciò che cerca questo tipo di lettore in un libro è un mondo che prenda il posto dell’altro, quello che conosce già. Così ho pensato che il non lettore che ho sentito pronunciare quella frase in libreria dev’essere in realtà un ex lettore stanco che ha conosciuto la bellezza, l’emozione, la gioia, l’amore, la sofferenza, la tristezza, tutti i sentimenti che sono al di là della vita e del pensiero e dentro la lettura.


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