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“Leggerezza” in pillole, o dalle “Lezioni americane” di Italo Calvino

Creato il 08 gennaio 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Italo-Calvinodi Ivana Vaccaroni. Recentemente ho riletto le “Lezioni americane” di Italo Calvino e ieri, mentre scorrevo alcuni brani che riguardavano i primi due temi quali “Leggerezza” e “ Rapidità”, mi sono imbattuta nell’inserto di un quotidiano che riportava alcune considerazioni sul terzo e, precisamente, sull’”Esattezza”!

Quando si dice la casualità … ebbene ho pensato allora di commentarli scrivendo qui le mie considerazioni iniziando dalla leggerezza.

Calvino fu invitato a tenere una serie di conferenze presso l’Università Harvard di Cambridge, nel Massachusetts, durante l’anno accademico 1985-1986; la scelta del tema era assolutamente libera e ciò procurò qualche problema allo scrittore, dal momento che ne sentì tutto il peso, conscio di dover trattare qualcosa che rimanesse … a futura memoria. Quando partì per gli Stati Uniti ne aveva preparate soltanto cinque;  la sesta rimase purtroppo incompiuta e probabilmente si sarebbe intitolata “ Consistency”, mentre la quarta e la quinta trattarono“Visibilità” e “Molteplicità”.

In tutte queste Lezioni Calvino spazia da autori classici quali Ovidio e le sue Metamorfosi, dove cita Perseo, vincitore di mostri, come simbolo di leggerezza dal momento che si preoccupa di comporre un letto di foglie dove poter posare la testa di Medusa; prosegue poi con Montale e i versi tratti da Piccolo «Piccolo testamento», in cui a Lucifero contrappone «il tenue bagliore strofinato/laggiù non era quello di un fiammifero». E che dire della citazione del “ De rerum natura” di Lucrezio che definisce “ percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero, poema dove la materia è fatta di corpuscoli invisibili,  dove il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi.”

Procedendo nella sua disamina troviamo esempi di leggerezza anche in Dante, non solo nella Divina Commedia, dove gli esempi sono molteplici e dove tutto “acquista consistenza e stabilità: il peso delle cose è stabilito con esattezza e con leggerezza: «come per acqua cupa cosa grave» ( Paradiso III, 123), ma anche nel famoso sonetto «Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io» in cui quel viaggio in un «vasel» è fatto per «incantamento», per magia.

Successivamente ci si imbatte nientemeno che in Shakespeare, dove Mercutio (Romeo and Juliet), entrando in scena afferma, rivolto a Romeo «Tu sei innamorato: fatti prestare le ali da Cupido/ e levati più alto d’un salto …»

Non posso, a questo punto,pur riconoscendo di  aver tralasciato esempi importanti quali quelli di Cyrano de Bergerac e Jonathan Swift, non ricordare le citazioni tratte da alcune opere di Leopardi. L’autore romantico per eccellenza della nostra letteratura, « nel suo ininterrotto ragionamento sull’insostenibile peso del vivere, dà alla felicità irraggiungibile immagini di leggerezza quali gli uccelli, una voce femminile che canta da una finestra, la trasparenza dell’aria, e soprattutto la luna … O cara luna, al cui tranquillo raggio/ danzan le lepri nelle selve …»

Qual è quindi il filo conduttore che unisce tutto ciò in un unicum … qual è la funzione della scrittura e della letteratura? La letteratura ha una funzione esistenziale, quella della ricerca della leggerezza come reazione al peso di vivere: queste le considerazioni cui giunge l’autore al termine della sua prima conferenza.

Questa la lezione di vita, a parer mio, che ci offre Calvino su un tema insolito e sulla “ leggerezza” con cui trattarlo.

Featured image Italo Calvino.

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