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Leggi approvate a tempi di record. Ma solo se le fa il Governo

Creato il 18 febbraio 2015 da Margheritapugliese

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“Il bicameralismo perfetto è un sistema troppo lento, costoso ed inefficiente. In questo momento al Paese serve governabilità e rapidità nell’approvazione delle leggi”. E’ una delle numerose dichiarazioni dei nostri parlamentari per motivare le riforme istituzionali, in particolar modo la riforma del Senato. Openpolis, associazione che si occupa di progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, ha pubblicato uno studio che, dati alla mano, smentisce la vulgata della “lentezza del bicameralismo” o del “raddoppio inutile del lavoro (navetta tra Camera e Senato, ndr).

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Grazie a questa analisi, è possibile notare come il tempo del processo legislativo (legislatura corrente, ndr) dipende da chi elabora la proposta (ddl, ndr). Dai dati si desume che i ddl dell’Esecutivo vanno mediamente due volte più veloce di quelli parlamentari, ovvero 109 giorni contro i 233 giorni.  Quindi  l’85% delle leggi approvate dal Parlamento sono proposte del Governo.  Al 15 Gennaio erano solamente 15 i ddl presentati da Senatori o Deputati che erano diventati legge, con una percentuale di successo dello 0,36% su oltre quattromila proposte. 

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Ai dati precedenti, se si sommano i numerosi decreti legge dell’Esecutivo, che hanno tempi di riconversione molto stretti (entro 60 giorni, ndr) e il ricorso sempre più frequente alla fiducia parlamentare, si ha la netta sensazione della totale inconsistenza funzionale delle Camere, svuotate di poteri e di discussione. Ormai al Parlamento arriva, sempre più spesso, un testo blindato, non emendabile e modificabile, per problemi interni alla maggioranza e per “velocizzare” il processo legislativo.

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Il Parlamento, luogo di rappresentanza degli interessi nazionali, è diventato, ormai da troppi anni, un notaio dell’Esecutivo, che approva con un minimo temporale di dibattito la legge già confezionata altrove. Al posto dell’abolizione de facto del Senato, bisognerebbe ridare la funzione, come prevede la Costituzione, legislativa alle Camere, che devono tornare ad essere luogo di discussione civile e compromesso con lo scopo del perseguimento del bene comune. 

Palazzo Montecitorio, Roma


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