Magazine Diario personale

Lei

Da Silvia
Lei
Aveva appena compiuto un'età che la maggior parte delle persone considerava "matura".
Da allora era diventata drammaticamente bella.
Era di una bellezza pungente, commovente, dolcissima.
La sua bellezza aveva acquisito un non so che di sfacciato ma mai volgare, qualcosa di potente, di disperato.
Era disperatamente bella, perchè portava addosso la consapevolezza di avere ormai poco tempo, pochissimo tempo per esserlo ancora.
Aveva fretta e smania di essere bella, attraente, sensuale, aveva la sensazione che tutto il fascino che proveniva da lei stessa, le scivolasse dalle mani, arrancava dietro la propria bellezza ma senza scomporsi, tentando di restare integra nella sua corsa al piacere.
Comprava profumi e se li metteva di notte prima di dormire, per sentirli mentre si rigirava fra le lenzuola, bramava tessuti nuovi, sofisticati, eleganti, guardava scarpe ed annusava l'odore delle calze nuove nei negozi di intimo.
Si lavava con più dolcezza, indugiava sulla sua pelle toccandola, bagnandola, curandola.
Pensava alla propria bellezza con l'eccitazione di una bambina che inizia un nuovo gioco, trangugiava sguardi e sputava via i commenti degli uomini grevi.
Era una donna di mezza età.
I capelli lunghi, lisci, sottili e lucidi, qualcuno bianco, qui e là, quasi esaltato in mezzo agli altri ancora colorati.
Il collo vitale, stanco ma vitale, le mani lunghissime e candide ed i piedi così femminili, morbidi e pallidi.
Aveva pensato che occupandosi della propria bellezza, avrebbe illuminato la morte, spaventato la paura, ingannato il dolore.
Camminava bella, piegando le ginocchia, talvolta la borsa che scivolava giù, le scopriva la spalla lasciandola nuda, si inumidiva le labbra in un gesto irresistibile, raccoglieva i capelli con le dita e poi li lasciava cadere di nuovo, ogni volta in una nuova forma, una diversa sfumatura, un nuovo disegno.
Conosceva il suo piacere, decodificava perfettamente ogni suo più intimo pensiero, seguiva il suo desiderio con fedeltà e precisione, non falliva più.
Si prendeva ciò che voleva.
Non sprecava più neanche un sussulto, non rinunciava mai.
Sapeva diventare la seconda pelle di un uomo se voleva, ed era in grado di uscirne appena ne fosse stata delusa, senza soffrire troppo.
Palpitava e sbatteva ma sempre mantenendo la direzione, poi riprendeva a cammianre dritta.
Aveva una luce magica sulla faccia, un'aria arrendevole, irresistibile, ma non rumorosa, piuttosto era invece strisciante, avviluppava e colpiva improvvisamente, quasi silenziosa.
Non aveva più vent'anni, ma ogni vibrazione la scuoteva più di quando era ragazza.
Lo stupore le si annientava sul volto ogni volta che sbatteva contro il muro di una volgarità, di un egoismo, di una trascuratezza di maschio.
In fondo dentro sè, sperava ancora di innamorarsi, immaginava che qualcuno la avrebbe amata davvero, l'avrebbe amata tutta quanta.
Lei era sempre stata bella ma non lo aveva mai saputo prima d'ora.
Adesso, solo adesso, troppo tardi ormai, era riuscita ad essere finalmente Lei.
Lei

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