Magazine Cinema
Visto al cinema.
In un mondo di poco futuribile o attuale, ma ipertecnologico, un uomo attraversa una crisi personale (la separazione dalla moglie che non riesce a far diventare un divorzio) mentre deve raffrontarsi con le migliori emozioni umane per il proprio lavoro (scrive lettere per conto terzi). Isolandosi da quasi tutti si butta nella tecnologia. Una nuova uscita, un software in grado di relazionarsi, imparare e con intuito cambierà le cose. Si innamorerà di quella voce e quella voce si innamorerà di lui.
Se Spike Jonze, di fatto, parla sempre e solo d'amore; di uomini messi all'angolo che cercano di costruire qualcosa basato sui sentimenti; qui direi che cambia poco in fatto di tema generale. Nel dettaglio aggiunge qualcosina all'annoso problema del rapporto fra reale e virtuale (ma anche l'immaginario); il rapporto fra l'uomo e la macchina è reale in quanto entrambi provano sentimenti veri oppure è sfalsato dalla mancanza di un corpo da parte di lei?
In ogni caso è evidente che della questione interessa poco; questo è un film d'amore, dove uno dei due elementi della coppia si muove ad una velocità maggiore dell'altro e presto svilupperà necessità che l'altro non potrà capire, ma che verranno accettate.
Spike Jonze controlla tutto. Colori luminosi, luci forti e spesso in camera, ma anche scene in notturna delicate. Dei costumi (bruttissimi) che insieme agli arredamenti, alle location (e alla fotografia calda) rende un futuro vintage piuttosto anni '70, ma sempre lineare, pulito e, spesso, accogliente. Infine la regia, un concentrarsi sui suoi personaggi con primissimi piani continui, un metterli in relazione con il mondo esterno incastrandoli in queste location schematiche, un uso dei suoni per definire e sottolineare i sentimenti messi in gioco; ma su tutto la sua capacità di mostrare le solite cose senza ripetere idee vecchia (su tutto il rapporto sessuale con la voce, fatto con un fade out che ci porta come spettatori nella stessa condizione del protagonista).
Infine, un'ovvio applauso al cast dove troneggia un Phoenix inquadrato in solitaria in quasi tutte le inquadrature e costretto a sobbarcarsi la recitazione di una coppia da solo.
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