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Letta 100% casta: “Meglio votare il PdL che Grillo”

Creato il 14 luglio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Frase shock dell’esponente PD, disposto a cedere terreno ai nemici storici del PdL purché si scongiuri l’ascesa del popolo grillino. E’ questa l’alternativa al centrodestra berlusconiano o sono solo interessi di corporazione?

Letta fa il botto e lo fa senza nascondersi dietro a diplomazie o espressioni di facciata. Senza mezzi termini, il vicesegretario del Partito Democratico si lascia andare ad un concetto denigratorio nei confronti del potenziale elettorato grillino che, inutile nasconderlo, adesso fa davvero paura.

Meglio che i voti vadano al PdL che disperdere preferenze verso la lista Grillo“. La gravità dell’affermazione è pari unicamente alla paura che il leader del partito di Bersani prova a dissimulare. Il concetto di dispersione del voto è uno dei più odiosi della democrazia e solitamente viene utilizzato da chi vuole che un avversario non riscuota consensi. Talvolta funziona pure, arrecando danni del 2-3%.

Letta è appiattito su posizioni castiste della prima ora: fa parte di un partito che ha finto di opporsi al principale demolitore della cultura e della politica italiana degli ultimi vent’anni. A voler essere maligni si potrebbe motivare l’affermazione con la paura: paura di dover (finalmente!) governare e di dovere dimostrare, al proprio elettorato che per anni ha atteso l’alternanza col Caimano, tutta l’incapacità di chi ha ereditato esclusivamente i debiti politici e culturali di quella macchina di consensi che era una volta il Partito Comunista Italiano.

Letta 100% casta: “Meglio votare il PdL che Grillo”

Come dire, meglio concedersi ancora per qualche anno al massacratore di Varese, il killer del welfare, Rubin Hood che toglie ai poveri per dare ai ricchi, il tragicomico fantozziano ragionier Monti. Non è mistero che aver travestito di tecnicità la politica dei tagli e della distruzione della spesa sociale sia convenuto ai partiti tradizionali travolti dal ciclone della cosiddetta “antipolitica”. La probabilità di un successo elettorale, di questa o quella fazione se si fosse andati alle urne già in novembre, erano davvero poche e mal riposte. Forse, all’epoca, il PD avrebbe fatto il botto, uscendo dalle urne con un buon 55%, dimostrando poi tutta l’inettitudine a governare di cui Letta, Bersani, la Bindi sono palesemente affetti.

Adesso sono già passati otto mesi di lacrime e sangue, in cui abbiamo assistito ad amputazioni di fette della società civile, messe sul lastrico da riforme buone solo per l’ennesimo inutile libro di testo, scritto da chi non ha la conoscenza empirica delle cose.

E’il trionfo del qualunquismo: che piaccia o meno “tutti una cosa sono”, come diceva quel caratterista nel film di Tornatore. O almeno questa è l’idea che i politicanti di lungo corso stanno consegnando all’elettorato.

Meglio sedere al tavolo con ladroni ed infami, invece di correre il rischio di fare entrare i veri esponenti della società civile nelle assemblee rappresentative, perché ci si comprende meglio con chi condivide gli stessi interessi. 

La strategia ricorda un po’ quei film in cui la Terra è invasa dagli alieni e, nell’organizzazione della resistenza, gli americani possono combattere al fianco dei russi, gli ebrei accanto agli arabi. Perché il nemico da combattere e da scongiurare è uno soltanto: la possibilità che il dominio passi definitivamente nelle mani del popolo sovrano. Che, evidentemente, la casta vede come un nemico contro cui combattere.

Ed a quel punto, meglio un erotomane che conosci che un popolo incazzato che non è più disposto a votarti.

E non dimenticate: quello che Monti propone, in aula viene approvato da PdL e PD. Li separa solo una lettera e sono molto più simili di quanto si creda.


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