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Lettera a un amico di Israele

Creato il 04 luglio 2014 da Dave @Davide

quando vedo parlare di Israele, di Palestina, di Gaza, di Cisgiordania, di coloni, di Netanyahu e di tutto ciò che riguarda quella enorme, intricata questione che è il conflitto arabo-israeliano, in Italia, assisto principalmente a due tipi di interventi. Il primo, quello che preferisco, vale la pena identificarlo con gli interventi scritti sul tema da Giovanni Fontana, blogger che ha tra l’altro passato più di un anno a lavorare in Palestina, nei territori contesi. È essenzialmente quello, caro adI, dell’approccio analitico, dei fatti che, come dice un’espressione abusata, parlano da soli, della capacità critica, di quell’equidistanza minima che nasce dalla volontà di capire e far capire. L’altra prospettiva, quella che mi rimane indigesta, comprende le reazioni concitate e strillate, la solidarietà e lo sdegno a corrente alternata, i doppiopesismi immotivati, o follemente motivati dall’ansia di rivendicare la bontà della propria partigianeria. Da questo punto di vista – che non dico sia necessariamente il tuo, amico di Israele, ma spero tu possa aiutarmi a decifrarlo – c’è sempre una parte buona (Israele, esempio di democrazia e baluardo anti-islamico, i palestinesi bistrattati, Gaza la resistente) e una parte cattiva (i razzi di Hamas, i coloni sionisti e via dicendo). Sempre.

Come molte altre cose in Italia, amico di Israele, dello Stato di cui ti dichiari sodale non si può discutere: si preferisce incasellare, e incasellarsi in prima persona sotto una determinata voce che prevede per consuetudine determinate posizioni: “amico di Israele”, tra l’altro, secondo me ne è un esempio. Da parte mia, penso sempre più spesso che la colpa è anche tua. Perché troppe volte con la tua fretta di difendere il giusto, la democrazia, i diritti e la parità di trattamento finisci per alimentare quel meccanismo di fronti contrapposti che ci porta sempre più lontano dal giusto, dalla democrazia, dai diritti e dalla parità di trattamento. Credo nella tua buona fede, e perciò in un caso particolarmente spiacevole di eterogenesi dei fini. Ma non capisco come tu possa alimentare questo cortocircuito – tu, che per tua stessa ammissione non sopporti i paraocchi di quella certa sinistra antagonista, le estremizzazioni dei nemici dichiarati di Israele, l’apriorismo delle considerazioni di chi non si fa problemi a fare accostamenti verbali tra sionismo e nazismo. Non vedo perché dovresti dare risalto a un articolo di un sito di falchi pro-Israele che tenta di ridimensionare l’uccisione di un adolescente palestinese a Gerusalemme, dopo che per primo, giustamente, avevi speso sacrosante parole di cordoglio per i tre ragazzi israeliani rapiti e ammazzati in Cisgiordania.

Soprattutto – lasciamelo dire: in fondo ti scrivo anche per questo – mi è di difficile, se non impossibile comprensione come tutto, dai rapimenti, alle guerre, alle tragedie, in Italia viene adibito a materia di diatriba condominiale. Non mi è chiaro perché si debba – anche da parte di persone intelligenti, colte e informate come te – ridurre situazioni piene di sfumature e bisognose di distinguo a una verità semi-assoluta da opporre, a una mera occasione per dare contro questo o quello. E, credimi, sono d’accordo con te quando ti rivolgi a chi vede ancora nemici ideologici negli Stati Uniti e Israele, a chi prima di concedere qualcosa ai cosiddetti valori occidentali salta a piè pari Hamas o Hezbollah. Ma anche e soprattutto per questo non ti capisco: come fai a ripagare loro, che sbagliano, con la loro stessa moneta? Non te ne accorgi? A volte lo fai. Quando ti dimentichi che la costruzione di nuovi insediamenti al di fuori della green line è de facto illegale. Quando non sai (o peggio ancora, fingi di non sapere) che in Israele da tempo c’è anche chi parla di tagliare i rifornimenti d’acqua ai palestinesi, chi giustifica la cacciata di intere famiglie dalle proprie case per far spazio a nuove colonie, chi non ammette il diritto a esistere della Palestina, non diversamente da come Hamas fa con Israele.

Se vuoi essere dalla parte dei giusti e dei democratici, caro amico di Israele, devi essere irreprensibile. Moralmente e logicamente. Se sei migliore di chi vede tutto o bianco o nero devi dimostrare di comprendere le sfumature di colore, valutarle e discuterle. Se vuoi poter giudicare chi ha deciso a priori da che parte stare (e da che parte stanno i buoni), hai l’onere di provare che tu ragioni a posteriori sempre, a prescindere dal tema in esame. Altrimenti, beffa delle beffe, l’unica cosa che rimarrà a distinguerti da quegli altri è il lato della barricata su cui hai deciso di posizionarti.


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