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Lettera aperta alle matricole

Creato il 15 settembre 2010 da Abattoir
Lettera aperta alle matricole

foto: flickr

Cinque anni fa, uscito dalla scuola superiore, avevo un desiderio che per me coincideva con una necessità. Senza conoscere Aristotele, sposavo la sua idea che la felicità stava nella conoscenza, e così l’università mi sembrava il luogo ideale per soddisfare questa necessità.
L’università era il luogo in cui si diviene dotti, dove tutto era circondato da un’aura quasi mistica. Mi dicevano che il bello dell’università è frequentarla, e immaginavo forse che immergendosi in quell’aura, appunto, si crescesse intellettualmente. Oggi l’università la conosco bene.
L’ho frequentata e vissuta e ci sono ancora immerso. Posso guardarla da dentro e da fuori, considerando un anno in cui pensavo di averla lasciata per sempre. Oggi sono disilluso, so che quanto mi aspettavo non era vero, almeno non lo è più oggi e il mio ritorno all’università è dettato da necessità politiche e sociali che non mi danno molte scelte. Oggi l’università è un luogo triste come il resto della società, in cui vigono giochi di potere interni ed esterni all’università stessa, e l’interesse a mantenere questo potere con la suddivisione in classi, dove la classe senza potere è quella dei mediocri.
Anche nella culla del sapere le pretese dei professori si abbassano parecchio, e nella pratica il voto più basso non è più 18 ma 24, la biblioteca non è la chiesa dello studio ma un luogo d’incontro quanto i gradini antistanti la facoltà, dove si entra coi tacchi a parlare e i bagni vengono scambiati con le cabine telefoniche, frequentati più per telefonare che per bisogni fisiologici. Le biblioteche di dipartimento sono inaccessibili, mentre nei miei sogni erano nicchie votive al determinato settore del sapere. Anche l’accesso ad internet, il nuovo (come minimo ha 15 anni) strumento di studio, non è facilmente accessibile, per via di reti wifi che non funzionano bene e pochi pc a disposizione nelle biblioteche.
Ero un mediocre prima di andare all’università, e per quanto io mi chiuda in biblioteca, forse uscirò da lì altrettanto mediocre. Infatti, il mio studio è limitato ai libri in programma, giacché se non mi do le materie, posso salutare la borsa di studio e le agevolazioni economiche e, di conseguenza,  salutare l’università.
Penso che forse dovrei adeguarmi al sistema, studiare di meno e prendere dei 24, dati come se fossero regali e dedicarmi a quello che più mi interessa.
C’è qualcosa di positivo ancora in tutto ciò, frequentare l’università ti permette di incontrare altri disillusi come me che provano vergogna per questo sistema e da il suo meglio nello studio e nelle attività socio-politico-culturali per migliorare il mondo che ci circonda. Abattoir ne è un piccolo esempio.


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