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Letteratura e musica: tom waits vs. alessandro manzoni

Creato il 21 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Michele Scerra

La funzione culturale della musica “popular” nel nostro secolo

“… Un crocifisso di diamante come orecchino, che serve per fronteggiare la paura di aver lasciato l’anima nella macchina noleggiata di chissà chi, nei pantaloni nasconde uno straccio per pulire lo schifo che ha lasciato nella vita della snella Juliette Bell. E Romeo voleva Giulietta e Giulietta voleva Romeo. Romeo Rodriguez drizza le spalle e bestemmia Cristo, poi passa un pettine sulla sua nera coda di cavallo, sta pensando alla sua camera solitaria, al lavandino maleodorante accanto al letto, poi sente il profumo di lei dentro gli occhi, e la sua voce fu come una campana…”

LETTERATURA E MUSICA: TOM WAITS VS. ALESSANDRO MANZONI

La copertina di New York, di Lou Reed – lourambler.blogspot.com

Questo avrebbe scritto Shakespeare, nella stesura della sua tragedia più famosa, se fosse nato a Brooklyn nel 1942, anziché a Stratford-upon-Avon nel 1564. Invece i versi che avete appena letto li ha scritti Lou Reed, il pezzo si chiama Romeo had Juliette ed apre il disco New York del 1989.

New York è un disco di rock’n'roll puro e semplice. Comunemente potremmo definirlo un “concept”, vale a dire un disco in cui tutte la canzoni sono tenute insieme da un filo conduttore, che in questo caso è appunto la metropoli americana. Tutte le storie, scrive l’autore nelle note di copertina, sono affrontate “come fosse un libro o un film”.

Perché ho scelto proprio questo disco per affrontare un tema come l’incrocio fra letteratura e musica? Semplice, perché questo disco è letteratura, e non si tratta certo dell’unica opera letteraria del ’900 con delle chitarre elettriche ad accompagnarla e un uomo con un giubbotto di pelle a raccontarla.

Cercare di riassumere nello spazio di poche cartelle tutto quello che la musica ci ha regalato in termini squisitamente letterari, sarebbe un’impresa biblica e totalmente vana, ma quello che proverò a raccontarvi è una storia di musica. È una storia di poesia.

Ho sempre pensato che, se uno come Baudelaire fosse vissuto nel ’900, sarebbe stato uno di quei cantautori con il collo alto e la giacca di velluto alla Serge Gainsbourg o alla Piero Ciampi.

Ecco, questo giochino puerile che faccio spesso con me stesso, oppure con i miei amici, in realtà spiega più di ogni altra cosa quello che intendo quando parlo di ciò che tiene incollata, nella mia mente, la poesia e la musica.

La funzione letteraria della musica leggera o “popular” del ’900, in qualche modo rappresenta ciò che la letteratura ha rappresentato nei secoli precedenti.

Badate bene, non si tratta di screditare la letteratura “canonica” del ’900, oppure la musica popolare del XIX secolo, qui si parla di funzione, di potenza dei mezzi, di come il messaggio arriva. Di sicuro racchiuso in tre minuti arriva più velocemente.

Pensiamo ad esempio al cantore pugliese Matteo Salvatore, scomparso 7 anni fa. Di lui Italo Calvino disse che parlava una lingua che ancora non era stata inventata. Per quanto queste parole siano importanti, non credo comunque che serva il riconoscimento dell’intellettuale per rendere una canzone letteratura.

LETTERATURA E MUSICA: TOM WAITS VS. ALESSANDRO MANZONI

Tom Waits – thequietus.com

Quando Bob Dylan viene proposto per il Nobel, oppure gli viene insignito il Pulitzer alla carriera, per la cronaca nel 2008, non bisogna stupirsi. Dovrebbe diventare normale incontrare certe canzoni e conoscere certi personaggi nel percorso culturale di un ragazzo. Per quale motivo uno studente di lettere deve conoscere le opere di Aleardo Aleardi e ignorare l’esistenza di Tom Waits?!

Mi rendo conto che tutto ciò possa sembrare una provocazione, ma io sto parlando di cultura, e in un secolo come questo, in cui il più forte ingloba il più piccolo, in cui dunque non c’è più spazio per la “controcultura”, non ci può essere distinzione fra la letteratura “canonica” e il resto. Abbattiamo, passatemi la definizione, il potere temporale dei Promessi Sposi. Non si tratta di voler sembrare progressisti o chissà cos’altro, dobbiamo soltanto saper leggere l’epoca.

Ognuno avrà comunque la sua identità, per fortuna. Vale a dire il r’n'r resterà fedele a se stesso, e il distico elegiaco anche, ma nulla ci impedisce di vedere tutto ciò come Cultura.

La leggenda narra che De Andrè nell’ascoltare Springsteen domandò: ma perché mai un poeta cosi ha bisogno di agitarsi tanto con una chitarra al collo? E la risposta fu, caro Faber questo è rock’n'roll.

MICHELE SCERRA

Cantante/chitarrista dell’Orchestra del Rumore Ordinato, gruppo fiorentino con due dischi all’attivo. Mestierante uscito nel 2009, recensito positivamente da diverse fanzine di settore e che ha permesso alla band di girare l’Italia con un tour lungo due anni e oltre 150 concerti. Il secondo disco La Terra, uscirà nell’autunno 2012 e verrà presentato con un concerto a Firenze al Teatro del Romito venerdì 23 novembre.


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