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Letteratura Low cost: L'immanenza

Creato il 02 luglio 2014 da Aperturaastrappo

Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni tranquilli, si ritrovò nel suo letto e constatò che tutto era normale. Niente era cambiato durante la notte. Aprì gli occhi e capì di essersi rigirato un’altra volta nel sonno - gli capitava sempre in estate – e quindi, dopo aver tirato fuori la lingua che gli era diventata pastosa, si accorse di avere i piedi sul cuscino e la testa dalla parte opposta, rigirato sulla pancia che quasi gli veniva male a respirare. Insieme alla stanza mise a fuoco i fogli sulla scrivania, le foto, i documenti che utilizzava durante il lavoro – Samsa era un commesso viaggiatore – e delle bustine di zucchero che gli erano cadute la sera prima sul pavimento dalla tasca della giacca (gli capitava sempre, tant'è che la madre glielo diceva continuamente: guai a te se trovo un insetto nella tua stanza, fosse solo una formica!).
Gregor sapeva di essere già in ritardo, come ogni mattina avrebbe dovuto alzarsi, fare la doccia, vestirsi, fare colazione e poi andare a prendere il treno per andare al lavoro. E se dormissi un altro po’? – pensava quando sentì bussare alla porta: “Gregor”, mormorò una voce – era sua sorella – “è tardi, perderai il treno” – poi fece una pausa e gli disse “ti ho preparato la colazione: latte e pane ammollato”. Che disdetta! pensò Gregor, le colazioni della sorella erano la cosa più schifosa che lui avesse mai mangiato – piuttosto preferirei mangiare spazzatura – pensò.“Gregor, su alzati!” – la madre cominciò a bussare con insistenza “hai già perso il primo treno e dovrai prendere il successivo, non fare il bambino! Ormai sei grande per fare questi dispetti, chiamo tuo padre!” e Gregor sentì i passi della buona donna che si allontanava e poi mormorare dall’altra parte. Lui non si sentiva un bambino, ma neanche un adolescente, nemmeno un adulto, si trovava nella condizione in cui tutto sembra statico, niente pare cambiare. La madre sapeva quanto Gregor fosse affezionato al padre e ascoltasse tutto quello che l’uomo gli diceva, tant’è che quando il signor Samsa bussò alla porta non ci fu nemmeno bisogno di dire qualcosa, Gregor scese dal letto e ciondolando aprì la porta. Fermi sulla soglia c’erano il padre, la madre e Grete – la sorella - con sguardo torvo. “Ogni mattina la stessa storia” disse il padre, “ormai va avanti da anni” disse Grete, “prima o poi ti licenzieranno!” concluse la madre, poi lanciò un urlo e puntò il dito verso Gregor “uno scarafaggio!” sbraitò “sui tuoi capelli” e indietreggiò. Rapido Gregor si diede un colpo sulla testa per farlo cadere e l’insetto fece un volo per poi finire sottosopra sul pavimento. Le zampe all’aria, la schiena dura come una corazza, la pancia convessa, color marrone, suddivisa in grosse scaglie ricurve e le zampe sottili che tremolavano disperate. I Samsa lo guardavano in silenzio mentre si dimenava.Che orrore! – pensò la madre.Questa casa è un porcile – pensò il padre.Uno che apprezzerebbe la mia colazione – pensò Grete.Quanto sei fortunato – pensò Gregor – oggi tu muori e io dovrò andare al lavoro! – poi gli posò delicatamente il piede ciabattato sopra, si fermò solo quando sentì CRAC.
Federico Orlando

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