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Letteratura per l’infanzia. Basta coi complessi!

Da Atlantidekids @Atlantidekids

Leggo oggi un articolo su Il Fatto Quotidiano in cui si tratta di libri per bambini. Naturalmente sono più che felice che essi trovino spazio su un quotidiano della portata de Il Fatto Quotidiano ma non sono assolutamente d’accordo con la premessa con la quale l’autrice apre il proprio pezzo.  È sempre aperta la questione di come dare una dignità piena ai libri per giovani lettori e non lasciare che vengano relegati in un angolo e talvolta sminuiti dalla definizione che li vuole destinati a una fascia particolare di pubblico, quasi ci fosse un recinto come quello dell’area giochi di alcuni giardini pubblici oppure un tacito invito a non interessarsene troppo. Invece possiamo trovare molta qualità nella produzione rivolta ai più piccoli e non solo tra gli illustrati che molti apprezzano, ma anche tra racconti e romanzi che spesso hanno il potere di conquistare anche i lettori grandi (Caterina Ramonda).

Io non credo che la dignità o la bontà del prodotto siano delle qualità acquisite dal pubblico cui sono destinati; alcuni libri, poi, non sono libri per bambini ma prodotti altri, artatamente costruiti per raccogliere consensi più ampi, e se è vero che la qualità di un libro non dipenda e non migliori grazie al pubblico che lo acquista e legge, è altrettanto vero il processo inverso: la qualità del lettore migliora grazie al libro acquistato e letto.

Certamente il mio discorso vale per la letteratura per l’infanzia autoriale, e, a maggior ragione, quando si parla di libri per bambini non bisognerebbe mai dare per scontato la complessità che risiede dietro ognuno di essi. Questi libri, quando buoni libri, necessitano di un lavoro editoriale e autoriale che ne garantisce una qualità altissima il cui specchio naturale molto spesso è una semplicità assolutamente non comprensibile a una larga fetta di pubblico adulto e che lascia poco, pochissimo spazio alla mediocrità.  I libri per bambini sono libri per bambini, godibili anche per gli adulti, alcuni; è proprio quando escono dalla letteratura per l’infanzia per acciuffare qualche consenso adulto in più che smettono di esserlo. I libri per bambini lo sono e fieramente, non capisco la riluttanza nel definirli tali.

Non credo che la letteratura per l’infanzia debba soffrire di complessi di inferiorità, né penso ci sia mai stata difficoltà a dare dignità ai classici, Pinocchio, Alice, Peter Pan, ai classici moderni, alle innovazioni, agli azzardi. Se è vero che nel calderone dell’offerta libraria negli scaffali del settore c’è tanta spazzatura, come i libri di derivazione televisiva, è anche vero che quello è un male che tutto attraversa e nulla risparmia; insomma non credo che la letteratura per bambini e ragazzi debba sentirsi una Cenerentola a caccia di dignità, anzi, piuttosto credo le sia dovuto un reale interesse, perché se molti genitori non fanno che sbandierare il loro amore per i libri e quanto li ritengano importanti per i loro figli, quanto tempo e denaro realmente investono in questo senso? Tra i regali e regalini con cui sommergono i loro bambini quanti di questi sono libri? E quanti libri di qualità? Quanto tempo poi passano a leggere con i loro bambini?


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