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Letteratura su eros (in senso lato) e dintorni: consigli?

Da Minerva Jones
Letteratura su eros (in senso lato) e dintorni: consigli?Girovagando nelle librerie del centro città, mi capita frequentemente di imbattermi nella cosiddetta 'letteratura erotica'. Parimenti, in rete, fioccano i blog di 'racconti erotici' - con risultati di qualità a mio avviso differente - che vanno dalla nuda (e spesso asettica) cronaca degli avvenimenti a chi indugia nell'approfondimento psicologico ed emotivo dell'evento in sé perdendo la descrizione quest'ultimo.
Poche narrazioni sono alla fine quelle che veramente mi piacciono/convincono, e sono quelli che più risuonano col mio modo di percepire e descrivero il desiderio e il piacere. Talvolta tali narrazioni non sono neanche riferibili al sesso o all'atto sessuale in sé, quanto grondano eros per le parole che vengono utilizzate e i contesti/contenuti che vengono narrati.
E' primavera, sono bulimica di eros/energia/desiderio/piacere che voglio farne scorta per il futuro: mi date consigli su letture che avete amato e che secondo voi vanno in questa direzione? La costruiamo insieme una biblioteca dell'eros e del desiderio?Comincio col segnalare proprio pochissime predilezioni mie - per non rovinarvi il piacere della segnalazione delle vostre - e ve ne spiego il perché:- Storia di O, di Pauline Réage, è stato il mio primo libro erotico (... aehm, guardate che vi sto sentendo che commentate "cominciamo bene", eh?) preso in prestito ancora 12enne dalla biblioteca di mio padre; niente male quella lettura, niente male davvero anche se veramente 'estrema' e distante dalla modalità di relazione (soprattutto psicologica) che mi attrae nella vita reale;- Poesie erotiche di Georges Bataille e Fiorita come la lussuria di Joyce Mansour per quanto riguarda la poesia erotica sanno farmi vibrare i sensi di eccitazione e desiderio come nessun altro;- Il delta di Venere, di Anaïs Nin (passaggio obbligato sia per le situazioni descritte, dove l'erotismo viene esplorato nei suoi diversi aspetti emotivi, psicologici, fisici e relazionali, sia per la qualità della scrittura, sia ancora per l'ironia e la delicatezza della narrazione).
Ma il mio libro erotico per eccellenza è qualcosa che apparentemente non è un libro erotico, ovvero Il tamburo di latta, di Günter Grass. E' qui, infatti, che - poco più che adolescente - mi emozionai a leggere dell'eccitazione e della scoperta del piacere nel gioco di Oskar e Maria con le polverine effervescenti in bustina. Vi ricordate che quando eravamo piccoli le si comperava in qualsiasi drogheria? Bene, a me facevano letteralmente impazzire, e ricordo che me ne versavo un po' sul palmo della mano, le inumidivo con la saliva e quindi le leccavo lasciandomi invadere da quel piacere - anticipatore del piacere sessuale che avrei provato di lì a pochi anni dopo.Vi riporto quel brano dal libro di Günter Grass - che ne possiate godere anche voi (e intanto pensate ai libri erotici cui voi siete affezionati, e segnalatemeli nei commenti). Buona giornata! ;-)
Maria godeva la polverina effervescente coricata sul dorso. Siccome non appena la polvere cominciava a spumeggiare le sue gambe si scuotevano e scalciavano, spesso la camicia da notte le scivolava, già al primo colpo, su fino alle cosce. Alla seconda esplosione, la camicia, scoprendole il ventre, andava ad arrotolarsi sotto i seni. Spontaneamente, dopo aver per settimane vuotato tutto il contenuto della bustina nel palmo della mano di Maria, un giorno, senza aver prima meditato su Rasputin e Goethe, le versai il residuodi una polverina all'aroma di lampone nella cavità dell'ombelico, e vi feci colare, prima che lei potesse impedirmelo, anche la mia saliva, e quando il miscuglio cominciò a ribollire nel piccolo cratere, Maria non ebbe più argomenti per protestare: poiché l'effervescenza ombelicale aveva dei vantaggi rispetto a quella del cavo della mano. Era sempre la stessa polverina, la stessa saliva, e anche la sensazione non era diversa; ma era più forte, molto più forte. Tanto forte che Maria non seppe più resistere. Si curvò in avanti, tentò di leccar su i lamponi che fermentavano nel suo pentolino, com'era solita fare con le polverine spumeggianti nel palmo della mano quando aveva adempiuto il loro compito. Ma la sua lingua non eraabbastanza lunga, l'ombelico era lontano quanto l'Africa o la Terra del Fuoco. Io invece ero vicinissimo all'ombelico di Maria e vi frugai con la lingua in cerca di lamponi e ne trovai sempre di più, smarrii la stradadurante la ricerca e mi trovai per luoghi in cui nessuna guardia forestale chiede di esibire un particolare premesso, ero deciso a coglierli uno peruno, null'altro avevo per la testa, nel cuore, negli occhi, negli orecchi, fiutavo solo odore di lamponi, ero talmente preso che soltanto di sfuggita aOskar venne fatto di pensare: Maria è soddisfatta del tuo zelo. Perciò ha spento la luce. Perciò si abbandona fidente al sonno e ti permette dicercare ancora; poiché Maria era ricca di lamponi.


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