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Lettere al serial killer: argini e cacche di mosca

Creato il 10 novembre 2013 da Paolo Franchini

Lettere al serial killer: argini e cacche di moscaDoppio Greg,

proprio sul punto di morire ti vorrei parlare del Rio Grande, e delle mie scorribande con i compagni di stupro a ridosso degli argini.

Nelle ore del pomeriggio, quando il sole picchiava sulle nostre teste come un martello, si avvertivano silenzi che solo in quei luoghi potevi ascoltare.

E le case diroccate, circondate dai tronchi di alberi morti, frantumavano quei silenzi, carichi d’ansia, liberando allora le grida di Aggie e di Alvena e di Iona e di July e di Delma e di Carlisa e di Idonea…

Già, che nome particolare Idonea, con quelle enormi tette, a contendersi nella durezza la lama del coltello, con oltre le ciminiere che oscillavano sul nastro molle dell’afa, sciogliendosi quasi nel calore che ondulava le anse del fiume.

Di là non passava un’anima per giorni, per settimane, e il tempo restava sospeso al chiodo dei nostri tetri capricci.

Quel muretto infestato di piante selvagge sembrava quasi ingobbirsi sotto il peso del tondo chiapputo fondoschiena della confidente Estella, vittima del branco balordo, quasi protetta dal muro di granturco travolto dal biondo colore
dell’oro secco.

Povera dolce Estella, non saresti mai arrivata alla sagra paesana piena di nastri rossi e bianchi, appesi ai muri, chissà come, dalle gregarie del prete. Don Ethan, che a fine predica si permetteva di pronunciare sempre la stessa frase: “Il nostro viaggio terreno non può limitarsi al cammino lungo le sponde del Rio Grande, pur grande che sia. Non si devono inseguire solo le traiettorie di un fiume.”

Caro Greg, ora sono vecchio e carico di rimorsi pesanti come ferro. I cancelli che portavano verso la bonifica sono chiusi, come pugni serrati, su carraie con l’erba troppo alta. E le strade non vanno da nessuna parte.

Anton Pulasky, un pentito.

Ehi Pulasky,

dopo certe azioni, l’atto di contrizione non è permesso. Questione di buon gusto, di perversa coerenza, di umana decenza. Troppo facile frignare, quando la Signora con la falce ti suggerisce immagini bucoliche, fra le coliche. Ora tu sei sull’argine. Abbandona tutto e cerca di attraversare il fiume.

Sul punto di annegare, pensa alla tua marginalità. E gli altri potranno considerare il tuo congedo come una vacanza perenne. Il silenzio dell’aria, il cielo color carta da zucchero, un po’ zampettata dalle cacche delle mosche, e il fogliame umido delle rive ti farà sembrare la tua storia un incubo.

Greg

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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