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Lettere al serial killer: cellulite

Creato il 30 giugno 2013 da Paolo Franchini

Distinto e distante Greg,

da alcuni mesi, sto assistendo allibita allo slittamento della mia ragguardevole bellezza. La mia pancia e le mie gambe, in un’ondata di abnorme dolorabilità, sono diventate terra di conquista, arata a buccia d’arancia e a materasso. So benissimo che milioni di donne americane soffrono di quel disturbo, di ordine estetico, chiamato cellulite. Ma che la tragedia toccasse anche alla sottoscritta, la tua fascinosa Polda Zebrinsky, mai l’avrei immaginato, per la fottutissima metropolitana sottocutanea delle cosce.

Per non dirti delle mie chiappe…

L’altra sera, quel cialtrone di un Amedeo Blesscarachi , l’ultimo degli scarafaggi del Montana, ha abbozzato un cenno
all’indebolimento dei miei tessuti, dopo avermi strizzata come un limone spremuto da uno schiacciasassi.

“Ehi, Polda! Quando ti palpo, sento solo polpa andata a male”, ha sberciato lo scimunito, con le mutande a scorsoio sulle sue tozze caviglie da zappatore.

Caro Greg, devo confessarti che mi è passata ogni voglia.

Poi Blesscarachi ha ruttato, si è rivestito alla rinfusa e ha acceso una sigaretta.

“Ti ci vuole attività fisica. Venti o trenta minuti di esercizi aerobici, almeno cinque giorni alla settimana. E nei due giorni restanti, vedi di digiunare”, ha gracchiato, sbattendo la porta. Con la stessa ineleganza con cui mi aveva sbattuta.

Dopo avergli augurato tre mesi di minzione dolorosa, che dalle parti colte si chiama cistite, mi sono lasciata andare in un pianto dirotto. E ti dirò che anche le lacrime sul cuscino mi sembravano zeppe di carboidrati grassi.

Che fare?

Polda

 

Abbacchiata Polda,

il tuo non è un processo degenerativo. E’ una fisiologica pacifica rivolta degli anni che passano. Ricordo che Stulla Brighton, una fagiolona dell’Arizona, cadde in una prostrazione di tre mesi, per una faccenda simile. La curai massaggiandola, ogni sera, con una spazzola di istrice. E lei urlava, così il dolore cancellava le sue preoccupazioni e i suoi grandi rimpianti.

Poi, una notte, la sua ultima notte, le propinai un’erba medicinale miracolosa. Cinquecento milligrammi di Centella asiatica, contenente il 70 per cento di acidi triterpenici. Ne sarebbero bastati trenta milligrammi, ma è sempre meglio abbondare. E se Stulla tirò le cuoia, mi pare nel giro di cinque minuti, non fu per la dose.

Non è affatto vero che la Centella si debba centellinare.

Ti consiglio di provare con degli impacchi di quercia marina. E’ un’alga portentosa, utilizzata per curare l’obesità sino dal diciassettesimo secolo. Nel giro di un mesetto, le tue chiappe esploderanno come due tazzine di caffeina.

E a quel bastardo di Blesscarachi, cura drasticamente la cistite.

Siccome le infezioni della vescica possono cronicizzare, prova con olio essenziale di sandalo.

Ma se ti pesa andare in farmacia, sparagli un caricatore nelle palle.

Con simpatia,

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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