Magazine Cultura

Lettere al serial killer: se ne sentono di tutti i colori

Creato il 15 settembre 2013 da Paolo Franchini

Egregio Greg rossosangue,

un giorno, sull’ascensore che era rimasto bloccata al ventitreesimo piano, Fern Duntz, il mio occasionale compagno di blocco forzato, mi spiegò che i colori non sono quello che sono. Verde, giallo e rosso non si definiscono tali, ovunque tu vada.

Mentre quelli della manutenzione armeggiavano sui meccanismi inceppati, un po’ con i loro arnesi, ma molto di più con le loro bestemmie, il dotto signor Duntz mi disse che il rosso di un giapponese noi lo diremmo arancione, mentre il suo blu corrisponde al nostro turchese. Stranezza dei musi con gli occhi a mandorla.

Poi il magico Duntz mi rivelò che il lituano moderno utilizza parole diverse per indicare il grigio, a seconda che ci si riferisca a un cavallo, a una vacca, alla lana o ai capelli di un uomo. Stramberie dei lituani, che non crescano loro gli occhi a mandorla.

Poi i primi cigolii ci avvertirono che le bestemmie erano quasi esaurite e l’ascensore prese a sussultare, a piccoli salti.

Ma l’incredibile signor Duntz, accelerando la parlata, riuscì ancora a dirmi che nelle tribù Navaho non esistono affatto cinque termini distinti per classificare il nero, il grigio,il marrone, il blu e il verde. Ne vengono utilizzati solo due. E blu e verde hanno una sola parola. Immagina, caro Greg, gli splendidi occhi verdi di una ragazza Navaho: uno blu e uno verde, per l’appunto.

Quando salutai Fern Duntz, mi corse qualche lacrima lungo le gote. Se questa chiacchierata si rivelò propedeutica, riuscì pure ad insinuarmi qualche dubbio. Ma anche curiosità aggiunte. Per esempio, come sono i colori per un serial killer professionista come te?

Cookie Paradise

 

Accolorato Cookie,

pensa che agli antichi greci mancavano il blu e il verde. E non è che fossero meno evoluti di noi nella percezione visiva . E gli antichi romani non avevano il concetto del blu, ma con questo non è che si siano sentiti esentati dal fare blu le palle dei galli.

E quella frigida di mia zia Arsenia mandava sempre in bianco il povero zio Burst, che considerava il fatto totalmente nero.

Anche per un buon serial killer, per venire alla tua domanda, i colori non sono mai quello che sono.

Quando a Giava presi a sassate l’irritante Hanughò, troppo profumata per essere plausibile, la sua famiglia decretò un lutto di sei settimane, vestendosi di bianco. Ricordo i rivoletti di sangue che scorrevano dal cranio di Hanughò verso un
gruppo di granchietti sulla spiaggia: erano viola, non c’era un’eco di rosso. Viola,capisci? Un colore iettatorio, non solo in teatro.

E Hanughò era di un bianco neutro, nel nitore moribondo della sua pelle. Ma d’incanto, un raggio di sole , con un fendente diagonale, trasformò quel bianco neutro in una sorta di grigio celestino.

I colori non sono mai quello che sono.
I morti, sì.

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine