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Letto e Bloggato: Palindra – La stirpe di Inanna

Da Blackarcana @BlackArcana

Letto e Bloggato: Palindra – La stirpe di Inanna Eccoci sempre golosi di nuove letture a presentarvi un nuovo appuntamento con Letto e Bloggato. Questa settimana abbiamo deciso di dedicare il nostro spazio a “Palindra” (Pagine 322, Prezzo per la versione cartacea 15 Euro, Prezzo per la versione ebook 2.99 Euro), primo volume dalla trilogia “La stirpe di Inanna” e romanzo d’esordio di Elena Ticozzi Valerio.

Sul Libro:
Palindra, archeologa scozzese specializzata in storia russa, è da sempre una ragazza pragmatica. Un incontro imprevisto le svelerà una nuova realtà del mondo e la porterà a stringere amicizia con due esseri eccezionali: Viktor, un guerriero cosacco, e Tybaerius, un lord misterioso. I protagonisti viaggeranno dalla moderna Edimburgo alla sabbiosa Uruk, dalla magica Islanda fino alle lande ghiacciate delle isole Svalbard. Lotteranno per salvare i loro affetti più cari venendo in contatto con riti antichissimi, manufatti magici e le tradizioni di un popolo di cui nessuno serba più il ricordo. Le loro nature diverse dovranno allearsi per sconfiggere un alchimista che ha smarrito la via della luce e la sua diabolica moglie, disposti a tutto pur di raggiungere il loro scopo.

La mia opinione:
Esoterismo, antichità, testi o manufatti misteriosi perduti e poi ritrovati: tutti ingredienti che caratterizzano un buon thtiller storico a cui, in questo caso, si uniscono immortali, vampiri e persino goblin. Equilibrando efficacemente immaginazione e razionalità, Elena Ticozzi Valerio immerge i lettori in una storia che, oltre ad indagare le sorprendenti trame il destino, fa risuonare le corde di sentimenti ed emozioni capaci di travolgere tutto e tutti. Per tutto il libro, passato e presente si alternano dando forma ad un’avventura che cambierà la vita di molti dei protagonisti del romanzo. In un infinito e ben congegnato puzzle fatto di accadimenti storicamente accertati, dimensioni mitologiche e culturali create ad hoc (va dato merito all’autrice per l’accurato lavoro compiuto nel creare un popolo dal nulla e dotarlo di lingua e costumi credibilissimi) e plausibili apifanie esistenziali, tutti i fatti trovano prima o poi la loro perfetta collocazione. Con eleganza, utilizzando un linguaggio efficace e veloce e senza perdere di vista i destini dei suoi personaggi, l’autrice dà corpo ad un libro lussureggiante di mistero e misticismo. Una lettura affascinante e completa (utilissime le varie appendici esplicative alla fine del volume) che non mancherà di invogliare i lettori a leggere anche il seguito.

E ora l’intervista con l’autrice:

Letto e Bloggato: Palindra – La stirpe di Inanna

“Una delle mie passioni sono le penne”

Ciao Elena, grazie della tua disponibilità e benvenuta su Pane e Paradossi-Letto e Bloggato. Che ne dici di iniziare raccontandoci qualcosa di te, cosa ami fare, come ti sei avvicinata alla scrittura e qual è il suo ruolo nella tua vita?
Grazie a Voi per l’opportunità! Dare una definizione di se stessi è sempre difficile ma direi che sono una persona innamorata della vita, anche se conosco bene il sapore amaro che può avere. Ho avuto la grande fortuna di incontrare sulla mia strada alcune anime preziose che mi fanno apprezzare ogni giorno il cammino, primi fra tutti mio marito Giulio e mia “sorella” Patrizia. Adoro ascoltare le persone e la loro storia e credo che questo si percepisca visto che mi capita molto spesso, anche nelle situazioni più incredibili, che estranei mi raccontino i loro pensieri. A volte si creano problemi oggettivi, come con l’anziana signora che mi ha parlato nella metropolitana di Seul in coreano per più di mezz’ora, ma è stato piacevole anche solo ascoltare il suono della sua voce. Ho iniziato a scrivere seriamente molto tardi perché avevo un lavoro impegnativo e non avevo il tempo necessario per farlo, ma è la cosa che mi rende più felice. Adesso se per molto tempo non riesco a scrivere sento una mancanza quasi “fisica”.

Come nasce “Palindra”? Qual è stato l’input, la situazione o il personaggio che ha dato il via alla creazione del romanzo e all’idea della trilogia fantasy che ne deriverà?
Ho iniziato a scrivere Palindra in segreto e mentre avevo quasi completato il primo capitolo è successa una cosa stranissima. Mia suocera, Ada, che vive con noi e che è la persona che mi sopporta di più al mondo, cosa non facile, senza aver la ben che minima idea del fatto che io stessi scrivendo un romanzo è arrivata una mattina a colazione emozionatissima. Mi ha raccontato di aver sognato che io avevo pubblicato un libro il cui titolo era Palindra, nome quanto mai strano. Io avevo già ben in mente Viktor, da cui è nato tutto, ma stavo ancora riflettendo sul nome più adatto per la mia protagonista e così ho realizzato un sogno. La storia si basa su un fatto realmente accaduto: la conquista della Siberia da parte dell’atamano cosacco Ermak Timofeevič e la sua morte terribile avvenuta in un agguato. Fra i vari racconti dell’accaduto ne ho trovato uno in cui si narrava che solo un cosacco era sopravvissuto al massacro. Ho immaginato che fosse Viktor, tornato all’accampamento indenne perché immortale.

Letto e Bloggato: Palindra – La stirpe di Inanna

“Saersina, quasi un angioletto… “

Da dove è nata la caratterizzazione degli affascinanti personaggi che popolano il tuo libro? Da dove hai tratto l’ispirazione per crearli? Come hai bilanciato la ‘quota’ autobiografica e quella di pura invenzione?
La Scozia è stata per me una scelta naturale. Edimburgo è uno dei posti al mondo a cui sono più legata per ragioni di amicizie famigliari, che mi hanno portato a trascorrervi numerose vacanze estive fin da bambina. Ho avuto la fortuna di visitare quasi tutti i luoghi di cui parlo, come la Norvegia dove sono stata più volte nelle diverse stagioni e le isole Svalbard: le aurore boreali sono uno degli spettacoli più incredibili della natura. Per quanto riguarda invece lo studio dei Sumeri e di tutta la parte di storia antica devo questa mia passione a mio padre, entusiasta archeologo non professionista. E’ stato per me molto divertente anche creare il Tukcin per dare al popolo dei Tukcinzi, da me inventato, una lingua propria, con grammatica e dizionario, e uno sfondo socio-culturale proprio con un loro peculiare pantheon. Tutto questo è in parte un omaggio al grande prof. Tolkien e in parte una necessità: alcuni personaggi si ostinavano a parlarmi in questa strana lingua e io dovevo ben capire cosa mi stessero dicendo! Il carattere dei protagonisti si è formato in modo del tutto spontaneo mentre scrivevo, ma hanno richiesto in seguito un lavoro serio di ricerca storica, in particolare Viktor per il quale ho dovuto reperire il poco materiale disponibile in italiano sulla cultura e sulle tradizioni dei cosacchi, affidandomi anche alle traduzioni in inglese di alcune enciclopedie russe. Non scrivo mai sapendo già tutti i personaggi che faranno parte della storia e le situazioni che si andranno a creare; ho in mente un canovaccio dell’intera trilogia, ma è una cosa fluida, in continuo divenire. I personaggi principali sono un riflesso di me su un vetro smerigliato: in ognuno di loro c’è qualcosa della mia personalità e delle mie esperienze.

Questo è il tuo primo libro. Com’è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Scrivere questo romanzo è stata anzitutto una sfida con me stessa e un’avventura, che mi ha permesso di approfondire la complessità delle emozioni umane, che spero di essere riuscita a far filtrare attraverso le pagine del libro. Volevo trasmettere, sia pur attraverso una connotazione esplicitamente fantasy, la mia sensazione di quanto sia difficile non giudicare a priori gli altri basandosi sulle proprie convinzioni politiche, religiose, sull’aspetto esteriore o sulle convenzioni sociali. Siamo spesso pronti a giustificare le nostre azioni senza renderci conto veramente di quanto queste influiscano sulla vita degli altri. E’ il punto di vista a cambiare l’intera visione delle cose e il compromesso è un’arte che lascia cicatrici profonde: non è facile sapere e fare ciò che è giusto. Amo i libri fantasy perché solitamente i protagonisti affrontano il male più terribile ma alla fine il bene trionfa sempre. In questi libri il destino, come nella vita, ti cambia in maniera dolorosa, costringendoti a fare i conti prima di tutto con te stesso; purtroppo però nella vita reale non sempre vince la luce, a volte ci si deve accontentare di un grigio chiarore.

Hai scelto di auto-pubblicare “Palindra” grazie a Youcanprint. Ci vuoi raccontare i motivi di questa tua decisione? È stato tutto come ti aspettavi? Lo consiglieresti anche ad altri giovani autori? Com’è il mondo dell’editoria visto con gli occhi di un’autrice esordiente?
Prima di iniziare a scrivere pensavo che il mondo dell’editoria fosse una specie di paradiso dei meritevoli. Purtroppo ho scoperto, anche attraverso le esperienze di persone che frequentano questo ambiente da anni, che non è così. Ho scelto di auto-pubblicarmi perché dopo aver spedito il mio manoscritto a numerose case editrici cominciavo a disperare di ricevere una risposta: avevo paura che sarebbe stato pubblicato postumo! A parte gli scherzi, sicuramente la mia natura un po’ irrequieta mi ha portato a scegliere questa opportunità, che consente a chiunque di vedere il proprio lavoro realizzato e quindi di essere giudicato direttamente dai lettori, ma implica anche un impegno gravoso. Si deve essere pronti ad affrontare in prima persona, anche economicamente, tutti i passaggi che la pubblicazione di un libro comporta, in particolare per un autore esordiente, il doversi creare un pubblico disposto a leggere il proprio lavoro. Qualcuno mi ha detto: “ci sono più persone che scrivono, che persone che leggono”: purtroppo è vero! Bisogna essere disposti a mandar giù tanti bocconi amari, ma ad ogni piccola conquista c’è la gioia di averla ottenuta con le proprie forze. Bisogna ringraziare i blog come Pane e Paradossi-Letto e Bloggato disposti a dar voce a noi illustri sconosciuti, senza case editrici alle spalle, ma con una immensa voglia di scrivere!

Letto e Bloggato: Palindra – La stirpe di Inanna

“Sembra impossibile ma ritrovo sempre tutto!”

Hai delle tecniche narrative, dei trucchi, dei riti o luoghi che ti conciliano meglio il processo creativo a cui non riesci a rinunciare quando scrivi? Insomma, come ti rapporti alla pagina bianca?
Il luogo dove preferisco scrivere è il piccolo studio in casa mia, circondata dal mio ordinatissimo caos. Per fortuna riesco a concentrarmi abbastanza facilmente, il vero problema è che quando comincio a scrivere mi estraneo completamente: potrebbe andare a fuoco la casa e io probabilmente non me ne accorgerei. Quello di cui ho bisogno è un bel silenzio, ma è praticamente impossibile!

Raymond Chandler, in alcune sue lettere, affermava: “Tre leggi per scrivere a mio uso: non seguire alcun consiglio, non mostrare mai il lavoro svolto, evitare i critici.” E tu quali tre leggi forgeresti a tuo uso?
Spero di aver almeno un pochino della fortuna che ebbe Chandler visto che anche lui è stato un esordiente “attempato”! Io direi che le tre leggi andrebbero leggermente cambiate: “Scegli bene a chi chiedere consiglio, a chi mostrare il tuo lavoro, e a chi chiedere una critica”. Il confronto è non solo utile, ma necessario, bisogna però trovare persone che siano in grado di dare un giudizio distaccato e sereno, sia sulla forma che sul contenuto del manoscritto.

Da dove parte la tua storia di lettrice? Quali generi letterari ti affascinano? I primi tre libri della tua biblioteca ideale?
Il primo libro che ricordo è la Divina Commedia che mio padre mi leggeva da piccola, una scelta piuttosto insolita come lettura per una bambina, ma penso che abbia influito sul mio amore per il fantasy: in fondo la Divina Commedia è il libro fantasy più famoso della Storia. Ops… penso di aver sentito lo schianto di un paio di critici caduti dalle sedie… Gli altri due sono sicuramente “Il signore degli anelli” per la capacità incredibile di creare un mondo “reale” in cui immergersi, e “Dracula” di Bram Stoker, che definirei una splendida e vivida autopsia dei sentimenti umani.

A quando il sequel di “Palindra”? Qualche succosa anticipazione? Altri progetti di cui dovremmo essere informati?
Il secondo libro, che si intitolerà Viktor, è già a buon punto, posso anticipare che il mio “povero” cosacco dovrà fare i conti con un nuovo personaggio che ha deciso di scoprire tutto su di lui e con il suo passato che tornerà prepotentemente a farsi vivo. In tutto questo rimarranno coinvolti Tybaerius – la sua nutrita famiglia – e Palindra, alle prese con la difficile “convivenza” con il suo nuovo potere.
Per quanto riguarda altri progetti, diversi dalla trilogia “La stirpe di Inanna”, sto partecipando con una poesia al concorso per l’antologia “Sono una strega”, bandito da “Il giornale del libro” e sto scrivendo una breve storia per bambini.
Grazie per aver il tempo che mi avete dedicato! A presto o meglio AFALOT!

Grazie a te Elena! Vorrei infine segnalare una nuova iniziativa per disegnatori, illustratori e fotografi, legata al  libro: tutte le informazioni QUI!

Ed anche per questa volta è tutto. Ringraziando ancora una volta tutti gli autori che ci hanno mandato le loro opere e voi instancabili lettori che ci avete seguito fedelmente, vi lascio con booktrailer del libro e auguro a tutti una Buona Lettura!


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