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Lettori di tutto il mondo, la scienza è con voi!

Creato il 22 settembre 2014 da Temperamente

Quante volte, cari lettori, vi è capitato di consigliare con tutte le vostre forze al vicino di casa il libro che vi ha cambiato la vita, quante ore avete passato a spiegare alla gente che non legge che dovrebbe farlo, risultando, tra l’altro, intellettualoidi “so tutto io”, quante volte voi, maestri/e professori/esse bistrattati/e, avete forzato classi intere a leggere Promessi Sposi (categoria per cui tra l’altro esiste un girone dell’inferno), seguendo l’unico dogma del “bisogna leggere a tutti costi”? Finalmente abbiamo capito cos’è che mancava alle vostre dissertazioni: il fondamento scientifico. Ebbene, l’approvazione dell’esercito di camici bianchi è arrivata. La scienza ha urlato: «leggere romanzi migliora le funzioni cerebrali». Non imparare le tabelline a memoria, non allenarsi con le divisioni e neppure sottoporsi a strazianti quesiti di logica, bensì LEGGERE UN ROMANZO!

Le neuroscienze finalmente sono arrivate a salvarvi. Uno studio condotto da David Comer Kidd ed Emanuele Castano della New School for Social Research di New York, pubblicato sulla rivista «Science», ha infatti dimostrato come la lettura migliori la Teoria della Mente, ovvero quell’insieme di capacità che portano l’individuo a capire come e cosa sentono gli altri e che incidono notevolmente sul modo di rapportarsi al mondo e, di conseguenza, sulle relazioni sociali.

Durante l’esperimento, i ricercatori hanno sottoposto a un gruppo di volontari diverse letture, suddivise in narrativa letteraria, narrativa di genere e non fiction. Osservando gli effetti che innescano le varie tipologie testuali, è risultato che i volontari ai quali erano stati assegnati testi di narrativa letteraria dimostravano punteggi più alti in termini di Teoria della Mente, e quindi una predisposizione empatica e abilità sociali migliorate. In sostanza, la complessità delle situazioni psicologiche dei personaggi romanzeschi porta il lettore a mettersi nei panni di un’altra persona.

Naturalmente, la strada da fare per comprendere a pieno questo genere di processi mentali è ancora lunga, ma anche altri studi hanno confermato che durante la lettura di un romanzo si verifica un aumento di connessioni nelle aree del cervello associate con la comprensione della storia e la scelta di prospettiva. Le regioni interessate sono proprio quelle della corteccia somatosensoriale, il che presuppone il coinvolgimento dei neuroni che hanno a che fare con le sensazioni fisiche e il sistema del movimento. Questi cambiamenti neurali scatenati dalla lettura persistono anche a distanza di qualche giorno. Il lettore, quindi, viene trasportato nei panni dei personaggi delle storie non solo nel momento stesso della lettura, ma anche per i giorni successivi.

Quindi se vi siete innamorati di Rochester, siete impazziti con Holden Caulfield, vi siete sentiti ubriachi dopo aver letto un racconto di Bukowski, è successo perché lo siete stati davvero.

 Ludovica Cerini


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