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Lettura ed editoria in Italia: se leggessimo di più…

Creato il 15 giugno 2015 da Allocco @allocco_info

L’Italia sta attraversando un periodo di crisi economica e sociale; ma se queste difficoltà sono in parte indipendenti dalla nostra volontà, fa impressione scoprire che la crisi riguarda anche il nostro approccio alla cultura.

Nel 2014, i lettori di libri sono scesi dal 43% al 41,4% (qui la pagina dedicata sul sito dell’Istat da cui è possibile scaricare il documento completo: http://www.istat.it/it/archivio/145294). Sono dati che lasciano l’amaro in bocca, in un paese che ha fatto della cultura in genere, anche di quella letteraria, la sua bandiera per molti secoli.

I dati forniti dall’Istat chiariscono nel dettaglio quali sono le differenze, in ambito di lettura, all’interno del nostro paese: leggono di più le donne (48% contro il 34,5% degli uomini); la fascia di età che legge di più è quella fra gli 11 e i 19 anni (con un livello particolarmente altro nella fascia 11-14). Stiamo parlando, comunque, di persone che leggono un libro all’anno; solo il 14,3% dei lettori ne legge uno al mese. Nel complesso, la metà dei lettori legge circa 3 libri all’anno, e il più delle volte, forse, si tratta di quei libri che hanno avuto una particolare risonanza mediatica e che si leggono quasi per moda.

Un dato sconvolgente che esce fuori dalla ricerca dell’Istat ci dice che una famiglia su dieci non ha neanche un libro in casa.

Il mercato dell’editoria pare voler seguire questa tendenza, proponendo ai lettori una modalità di acquisto e lettura sempre più in crescita: quello degli store online. Si calcola che 1 libro su 4 che viene stampato venga poi anche diffuso in formato ebook; quello della lettura digitale, grazie alla diffusione degli ebook reader (lettori digitali di ebook), è un fenomeno che si sta espandendo molto negli ultimi anni. Ma la domanda che sorge spontanea, a proposito della vendita online di ebook, è la seguente: gli ebook acquistato vengono letti per davvero? Abbiamo infatti spese ridotte (un ebook può costare anche 2 euro), e la possibilità di avere un numero di titoli praticamente illimitato all’interno di un unico dispositivo. Ma quanti di questi libri vengono poi effettivamente letti?

Un’editoria, quella italiana, che sta vivendo un momento senz’altro particolare. La nota positiva è l’incremento di aspiranti scrittori, non sempre di alto livello ma che fanno ben sperare rispetto a dei modelli (quelli televisivi) che stavano diventando dei classici, purtroppo, quasi nel senso storico del termine. Oggi in molti vogliono scrivere, e che lo sappiano far bene o meno, la loro tenacia evidenzia nuove aspirazioni. Purtroppo la risposta dell’editoria non è sempre adeguata: la diffusione dell’EAP (editoria a pagamento) pare voler premiare chi investe soldi (spesso cifre esagerate e ingiustificate) per veder pubblicato il proprio libro, e non chi è davvero meritevole di essere portato all’attenzione dei lettori. Provocatorie e illuminanti, a tal merito, le parole dello scrittore italiano Aldo Busi: È sempre un caso se l’editoria pubblica un’opera di Letteratura, non è il suo mestiere e nemmeno il suo fine. Può succedere, ma per svista, e con la stessa frequenza con cui a una fabbrica di bottoni scappi di fare i buchi a una perla.

Ancora, la NOP World, un’agenzia di ricerca che ha studiato il modo in cui la popolazione spende il proprio tempo, ha rilevato che l’Italia – come anche i paesi anglosassoni – legge la metà dell’India e di altri paesi asiatici; siamo dunque di fronte a un problema che non riguarda soltanto l’Italia, ma che può essere accostato al tempo impiegato nell’uso di altri media (come la televisione).

L’OCSE, (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che si occupa di studi economici nei paesi sviluppati e aventi un sistema di governo democratico, ci dà il colpo di grazia: oltre a mettere l’Italia negli ultimi posti in classifiche quantomai delicate come quella dell’occupazione giovanile, sottolinea anche l’insufficiente preparazione letteraria e matematica degli italiani.

Ma da cosa dipende, nei fatti, la situazione dei lettori in Italia? E come può essere migliorata? Secondo l’editoria, il problema di fondo è di tipo educativo; non a caso, secondo l’Istat, le persone leggono meno quando in famiglia non vi sono lettori e viceversa. Alcuni evidenziano il problema dei costi dei libri; un ostacolo che potrebbe essere facilmente sorpassato, in quanto vi sono biblioteche, distribuite a livello capillare anche nei piccoli comuni, in cui è possibile leggere e prendere in prestito libri di ogni genere senza alcun costo.

Siamo di fronte a un problema che va risolto. I ricercatori della New School for Social Research in New York hanno verificato qualcosa che già si poteva intuire: chi legge, in particolar modo narrativa impegnata, con personaggi profondi e ricchi dunque di sfaccettature psicologiche, tende a essere più empatico nei confronti del prossimo, a intuirne più facilmente le emozioni. Quando leggiamo un libro, infatti, ci caliamo in un mondo alternativo, il più delle volte diverso dal nostro; un incontro che va a toccare la nostra mente, che ci fa evolvere e affrontare persone, luoghi, periodi storici e culture diverse, ampliando le nostre vedute. La lettura ci consente di mettere in discussione le nostre certezze e di guardare un po’ più in là. Una caratteristica, questa, di cui l’umanità ha bisogno ora più che mai.

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