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LHC: stop alle collisioni

Creato il 06 novembre 2011 da Stukhtra

Ma la caccia all’Higgs entra nel vivo

di Andrea Signori

Conforta sapere che nel mondo ci sono posti dove si lavora sodo, con grinta e con passione per i risultati. Dove quando si è nel dubbio si chiede aiuto alla comunità scientifica. Uno di questi è il CERN, dove il 31 ottobre si sono positivamente concluse le collisioni tra protoni nel Large Hadron Collider (LHC), andando ben oltre le aspettative iniziali.

LHC: stop alle collisioni

31 ottobre 2011, ore 11.45. Si spengono i fasci in LHC: "Proton physics program finished!". (Cortesia: borborigmi.org)

Infatti l’obiettivo per il 2011 era collezionare una quantità di dati pari a 1 femtobarn inverso. Ottenuto questo risultato già nel mese di giugno, si è continuato a snocciolare scontri tra protoni per tutta l’estate, superando quota 5 verso la fine di ottobre. “Obiettivo ampiamente raggiunto”, informano dal CERN con un comunicato-stampa ricco di speranze per i prossimi mesi, durante i quali ci si concentrerà principalmente sull’analisi statistica dei dati prodotti con le collisioni.

LHC: stop alle collisioni

ATLAS e CMS hanno superato 1 femtobarn inverso in giugno e 5 femtobarn inversi in ottobre: un ottimo risultato. (Cortesia: borborigmi.org)

L’LHC comunque non cessa le sue attività: al collisionatore terranno banco gli scontri tra ioni pesanti (di piombo) per indagare le condizioni della materia nei primi istanti di vita dell’universo (il cosiddetto plasma di quark e gluoni).

Nelle tracce lasciate nei rivelatori di LHC si annidano le ultime conferme e le prime violazioni sperimentali del Modello Standard della fisica delle particelle: parliamo del bosone di Higgs e di particelle appartenenti a scenari ancora speculativi (supersimmetria, Technicolor eccetera).

Ma in sostanza in che cosa consiste l’analisi dati? Nello studio della compatibilità tra il risultato di un esperimento e la sua previsione teorica. Se il modello di cui dispongo mi dice che dovrei ottenere A mentre l’esperimento sentenzia B, non è il caso di buttare via il lavoro. Piuttosto è necessario studiare quanto A e B siano compatibili, cioè quanto la loro diversità sia imputabile unicamente a fluttuazioni di natura statistica (sempre presenti in Natura) piuttosto che a errori nella costruzione della teoria.

Allora il bosone di Higgs esiste o no? Il Modello Standard dice “Sì!”, senza però (ahinoi) fare previsioni sulla massa. E gli esperimenti? Si dovrà attendere l’analisi di tutti i dati raccolti nel 2011. Tuttavia ci sono già alcuni suggerimenti, con cui si spera che i risultati saranno compatibili. In ordine cronologico: gli studi effettuati al LEP (Large Electron Positron), predecessore dell’LHC, che escludono l’esistenza del bosone di Higgs con massa inferiore a 114 GeV, e alcune analisi già effettuate da ALICE e CMS che escludono al 95% (2 sigma di significatività) l’intervallo di massa compreso tra 145 e 400 GeV (riprendendo un risultato simile ottenuto al Tevatron negli anni scorsi). In sostanza ci si aspetta che il sospirato bosone abbia una massa compresa tra 114 e 145 GeV oppure che viva alla scala del TeV (come indicherebbero considerazioni di gerarchia e scetticismo sul cosiddetto fine-tuning). Di certo la pista estiva, che sembrava molto promettente in luglio (2,8 sigma di quasi-evidenza dell’Higgs a 120 GeV), in agosto si era già ridimensionata: arricchendo la statistica (cioè aggiungendo nuove collisioni all’analisi) si è avuto un calo della significatività a 2 sigma. Perciò niente da fare, per il momento. Tuttavia, sulla base dell’enorme quantità di dati collezionati in questi mesi, i fisici sono fiduciosi: “Si arriverà presto a una conclusione riguardo all’Higgs di Modello Standard”, scrivono al CERN.

Dal fronte “Nuova Fisica”, invece, ancora nessuna novità sperimentale significativa: nella nota diffusa si legge che “potrebbe essere necessario arrivare a 10 femtobarn inversi”. “Per il momento i dati sono meno interessanti di quanto avremmo sperato”, commenta Adam Falkowski, fisico teorico presso il KITP e il gruppo di teoria del CERN. “Tuttavia”, prosegue, “proprio il ‘settore dell’Higgs’ potrebbe essere il primo inaspettato scenario di nuova fisica: infatti costruire il Modello Standard sulla base di un solo bosone di Higgs risolve alcuni problemi ma ne apre altri“.

La scoperta sarebbe un chiaro successo per il CERN: merito, soddisfazione, notorietà scientifica eccetera. Ma un risultato negativo sarebbe ancora più interessante per gli addetti ai lavori: l’elusiva ma necessaria Nuova Fisica, infatti, partirebbe sicuramente da lì.


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