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Lì DOVE DOBBIAMO ANDARE

Creato il 06 ottobre 2011 da Nina
Lì DOVE DOBBIAMO ANDARE
Dopo mesi e mesi (facciamo un anno?) di ricerca, finalmente senti di essere dove volevi, dove ti meriti di essere. Assapori la pace, comincia una nuova fase: quella della progettualità, fattiva, concreta. L'odore della vittoria ti inebria, il tuo futuro non è più un sogno, ce l'hai tra le mani, adesso è tuo. Lo accarezzi, come un cavallo che sei riuscita a domare. Prima ti spaventava, sfuggiva i tuoi richiami, rifiutava la tua presenza, adesso ti obbedisce, ti segue fiducioso: lo hai addomesticato. Tu e il tuo destino siete una cosa sola, ti sei allineata con lui, procedete mano nella mano riappacificati. La vita torna a sorriderti, hai stabilito di nuovo un controllo su una parte del caos, senti di riuscire a gestire meglio paure e ansie, adesso che hai qualcosa di concreto su cui lavorare. Perché di questo avevi bisogno: dedicarti al tuo sogno, cominciare a costruirlo col sudore della fronte e l'entusiasmo del cuore. Che non è una passeggiata di salute, lo sai, comporta rinunce e fatiche, ma ne vale la pena.Tutto comincia così, da qui: da una casa. Dopo ci sarete tu e Lui, uno spazio a misura, che vi somiglia.
E poi l'avventura della Fivet, finalmente vicina, se allunghi la mano puoi arrivare a toccarla.
Il vostro bambino vi aspetta, lo state andando a prendere.
Perché è così che deve essere, ormai lo sapete: prima la casa e poi la Fivet. Prima il nido e poi la cova. Non chiedi di più. Sei pazza di felicità come non lo sei mai stata prima. 
Quando pensi tutto questo, quando credi di essere arrivata e poi scopri che ti sbagliavi. Come ti senti?
L'altra sera piangevo lacrime silenziose, quelle della delusione e della rabbia. Lui mi ha detto:
- Ninni, non devi preoccuparti, ti ci porto io dove dobbiamo andare -
Io credevo di essere arrivata, avevamo gettato armi e scudo, sfiniti dalla ricerca ci riposavamo pensando che adesso sarebbe stato il momento di lavorare su altri fronti, in una nuova direzione. La casa, nostro figlio.E invece ci ritroviamo al punto di partenza.La casa sulla collina ha dei difetti oggettivi che non possono essere sottovalutati. Cose che, in futuro, potrebbero creare problemi, toglierti libertà, darti preoccupazioni, renderla un problema quando vorrai rivenderla. E non si possono trascurare dettagli così, in nome del verde, della collina, delle vetrate, di una casa che sembra fatta sullo stampo di quelle nord europee che noi amiamo.Non sono mai stata il tipo che prende decisioni sulla base di eventualità: metti che...e se succedesse...Che si preoccupa di cose che potrebbero accadere, in futuro, forse.  Il campo minato delle variabili, delle possibilità, in genere io, per comodità, non lo contemplo proprio. Mi fondo sul presente, mi ci radico e sui dati che mi offre io prendo decisioni. Domani? Cosa ne so di domani? Troppo incerto e volubile per essere previsto, anticipato. Pare che quando decidi di comprare una casa però, devi farlo necessariamente. Devi ragionare proprio sui se, sui metti che.
E allora? Allora si ricomincia. E vedi, amore mio, io ci credo che mi ci porterai lì, ma il punto è: dov'è che dobbiamo andare? Dov'è il nostro posto?Sempre un po' più in là, si sposta continuamente e a me pare di non raggiungerlo mai. Il nostro posto somiglia tanto all'utopia: più ti sembra di averla afferrata, più lei si muove ed è sempre più lontana.
La suocera in visita alla casa sulla collina:- Quella finestra prende tanto sole, è esposta bene! -- Quale finestra? - chiedo io- Quella lì! Quella della CAMERA DEL BAMBINO -
Capite come stiamo messi? 
Facciamo che fin'ora abbiamo giocato. Adesso si fa sul serio.
Lì DOVE DOBBIAMO ANDARE

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