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Liberale ed “europea”, la nuova Argentina di Mauricio Macri

Creato il 21 dicembre 2015 da Bloglobal @bloglobal_opi

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di Francesco Trupia

«Il cambiamento di un epoca». Così Mauricio Macri, neo Presidente argentino, ha definito la sua elezione e il conseguente successo della coalizione Cambiemos, uscita vittoriosa dalla sfida elettorale dello scorso 22 novembre contro lo sfidante peronista, l’oficialista Daniel Scioli [1].

Nonostante la vittoria elettorale abbia consegnato a Macri «una Nueva Repúbblica en Argentina» [2], il risultato del ballottaggio (51,40%, con soli 700.000 voti di differenza su Scioli) evidenzia come il superamento del Kirchnerismo sia avvenuto non per una forte convinzione degli argentini sui progetti politici dello stesso Macri, quanto per una forte voglia di cambiamento. Fondamentale è stato quindi l’apporto dell’altro sfidante, il peronista dissidente Sergio Massa, che dopo essere stato sconfitto al primo turno è riuscito, grazie al 21,39% dei consensi, a indirizzare in modo decisivo Macri verso la vittoria finale ai danni del Frente Para la Vittoria – la coalizione che ha governato il Paese negli ultimi 12 dodici anni –, che ha sfiorato la riconferma fermandosi al 48,6%. Un risultato che in realtà consegna alla coalizione Cambiemos un non facile percorso politico, con soli 91 dei 129 deputati alla Casa Rosada e 15 dei 37 senatori necessari per un’agevole attività legislativa.

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Distribuzione del voto per distretto elettorale – Fonte: La Nacion

In sintesi, piuttosto che dagli approcci teorici verso un’economia più aperta, dei progetti di diminuzione della pressione fiscale e delle prospettive di nuove alleanze commerciali con i Paesi più sviluppati del Nord globale, la vittoria di Macri e Cambiemos è stata sancita dal rifiuto della retorica contro Occidente e Fondo Monetario Internazionale, sulla quale i coniugi Néstor e Christina Kirchner avevano impostato i loro precedenti mandati [3]. L’economia argentina, infatti, dopo un periodo di leggera crescita nel post-default 2002, ha riscontrato un aumento del PIL nazionale del solo 0,5%, una conseguente stagnazione economica ripercossasi sia sul settore della produzione, ferma ad un fragile +0,2%, sia in quello dello disoccupazione, che al momento sfiora quasi il 6%. Inoltre, proprio l’opposizione alle logiche del Fondo Monetario Internazionale e del Washington Consensus ha condotto l’inflazione al 25% su scala nazionale, con i titoli di Stato argentini che continuano a segnare un non stabile +27,48 [4].

I nuovi progetti politico-economici di Macri, oltre ad un approccio pienamente liberale, mirano ad avviare un nuovo e più duraturo piano di ripristino della crescita voluto da una squadra di governo che vedrà la presenza di un Ministro dell’Economia con ampi poteri, coadiuvato da altri sei Ministri, tutti con un forte indirizzo economico ed eguale peso istituzionale: Azienda e Finanza, Lavoro, Energia, Produzione, Trasporto e Agricoltura e infine Allevamento e Pesca.  

Aspettando la ripresa economica, che dovrebbe essere costruita lungo l’intero 2016, l’effetto Macri ha in realtà coinvolto l’Argentina più negli scenari internazionali e di cooperazione regionale che in quelli nazionali e di politica locale. Se sul piano interno e soprattutto nelle dinamiche macroeconomiche non si scorgono ricette o formule adatte al rilancio dell’economia argentina, Macri pare invece avere le idee molto più chiare in politica estera e in particolar modo al sistema di alleanze continentali che hanno bloccato lo sviluppo del Paese.

Jesús Torrealba, Segretario della Mesa de la Unidad Democrática, coalizione di opposizione al Presidente Nicolàs Maduro in Venezuela, ha espresso la sua felicità in termini politici per l’elezione di Macri, che fin dagli inizi della campagna elettorale ha sempre attaccato il regime chavista per la sua condotta politica in merito «agli abusi e le persecuzione contro gli oppositori e la loro ormai inesistente libertà di espressione» [5]. Grazie all’appoggio dell’attuale leader dell’opposizione dello stesso regime politico venezuelano, Leopoldo López, Macri ha affermato di non voler aprire le frontiere argentine per l’avvio di nuovi scambi commerciali con il Venezuela, chiedendo addirittura l’espulsione del Paese dal blocco economico del MERCOSUR per le sue condotte anti-democratiche, proposta, questa, che verrà formalizzata nella prossima Cumbre de Asunciòn del MERCOSUR il 21 dicembre. In aggiunta, Macri ha anche affermato di voler contribuire alla cooperazione commerciale con l’Unione Europea e, parallelamente, promuovere un ingresso definitivo dell’Argentina all’interno dell’Alleanza del Pacifico, altro blocco economico presente in America Latina.

Le possibili prospettive teorizzate da Macri rimangono momentaneamente bloccate all’interno della semplice dialettica politica della diplomazia latino-americana. Il Ministro degli Affari Esteri dell’Uruguay, Rodolfo Nin Novoa, ad esempio, ha affermato che non vi sono le “condizioni” per procedere verso l’espulsione del Venzuela dal MERCOSUR. Inoltre, su un livello meramente regionale, la fuoriuscita venezuelana dovrebbe essere varata da un accordo tra la nuova Argentina liberale di Macri ed il Brasile progressista della leader petista Dilma Rousseff. Uno scenario, quest’ultimo, che potrebbe ricondurre ad un riacuirsi dello scontro nella corsa alla leadership nel “gruppo ABC” (Argentina-Brasile-Cile), con l’Argentina al vertice tra gli altri due estremi del triangolo regionale: sul caso venezuelano con il Brasile da una parte, e con il Cile nella possibile associazione al blocco dell’Alleanza del Pacifico dall’altra.

Se da una parte l’elezione di Macri stravolge gli scenari visti conosciuti fino a pochi anni addietro, come quando nel 2005 Néstor Kirchner e Hugo Chavez boicottavano le politiche dell’ex Presidente Bush e la cooperazione commerciale con l’Unione Europea, dall’altra le aspettative dello stesso Macri appaiono difficili da raggiungere, sebbene non impossibili. Fattore chiave sarà una ripresa non solo della crescita di Buenos Aires, ma soprattutto della forza interna dell’interno sub-continente.  

Primo test per Macri sarà dunque il Summit MERCOSUR del 21 dicembre, a pochi giorni dal suo insediamento ufficiale del 10 dicembre. Una giornata che rappresenterà un ulteriore cambiamento per l’Argentina sul piano internazionale, con l’Ambasciatore Ana Corradi al Parlasur, Parlamento del Mercosur, che lascerà il proprio incarico durante i lavori diplomatici con i rappresentanti dell’Unione Europea riguardanti l’avvio di nuovi rapporti economici, la definitiva riduzione delle tariffe commerciali e, conseguentemente, la conclusione degli stessi iniziati nel 1999. Al prossimo incontro MERCOSUR, inoltre, l’Uruguay assumerà per il primo semestre 2016 la presidenza all’intero del blocco economico, come annunciato dal Ministro degli Esteri paraguayano, Eladio Loizaga.

La sfida di Macri sarà dunque quella di creare una certa discontinuità politica rispetto ai precedenti esecutivi nei confronti del Venezuela e del regime di Maduro. Infine, la propensione europeista di Macri potrebbe avvantaggiare le relazioni non solo con l’Unione Europea, ma soprattutto con l’Italia. I già positivi rapporti economici, che sono sempre stati continui ed intensi in virtù del legame storico e culturale tra i due Paesi, potrebbero essere migliorati dall’arrivo di Macri e dalla “benedizione” politica di Papa Francesco.

 * Francesco Trupia è OPI Adjunct Fellow e Head Osservatorio Brasile

[1] R. B. Rojas, Macri to Pursue Venezuela Suspension from MERCOSUR, Opposition Celebrates, Venezuelanalysis.com, 23/11/2015.

[2] H. E. Schamis, Una Nueva Republica en Argentina, El Pais, 24/11/2015.

[3] Christina Kirchner dal 25 maggio 2003 fino alla sua elezione del 28 ottobre 2007 è stata la prima signora d’Argentina, essendo stata sposata al Presidente uscente Néstor Carlos Kirchner, deceduto il 27 ottobre 2010.

[4] http://www.economist.com/indicators;

[5] C.E. Cué, Macri impulsa un nuevo ciclo en Latinoamérica y ataca a Maduro, El Pais, 24/11/2015.

Photo credits: 10ahora.com.ar

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