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Libertà è partecipazione

Creato il 28 ottobre 2012 da Tabulerase

Libertà è partecipazioneLibertà è partecipazione cantava il grande Giorgio Gaber nel 1972, partecipazione non era per lui lo stare sopra ad un albero a guardare stancamente gli eventi, ma la libertà si espletava nella democrazia tramite la partecipazione. Quale partecipazione troviamo oggi nella nostra società? Lo scenario è veramente sconsolante, liste, non solo politiche, ma anche civiche, che nel momento delle elezioni aggregano anche considerevoli numeri di persone e grande movimentismo, a distanza di poche settimane riescono ad avere alle proprie assemblee di mandato solo uno sparuto numero di sostenitori. Non tragga in inganno neanche la strenua attività di Beppe Grillo che se riempie le piazze ed ha un vasto seguito contando su di una indubbia capacità istrionica, sul presentare un programma fatto di poche ed efficaci voci e sul sentimento dominante della cosiddetta anti-politica, nei Comuni dove è riuscito a portare propri rappresentanti all’interno dei vari organi elettivi, ha visto anche lui sparire tutti nelle seguenti riunioni operative.

I sondaggi di ogni fonte danno una percentuale complessiva di “non votanti” attorno al 50%, se disassembliamo poi il valore  fra indecisi che vanno dal 20 al 24%, schede bianche attorno al fisiologico 5% e quelli che proprio non intendono partecipare che sono dal 30 al 35%, arriviamo alla cifra record del 60% della platea elettorale. Sono questi numeri degni di una democrazia compiuta? Se lasciamo che i voti totali da conteggiare siano un misero 40-45% il partito che vince con quale percentuale di consensi si troverà a governare il paese? Anche la metà + 1 vorrebbe dire avere non più di un 20-25% del totale degli italiani, come si può rappresentare un paese in maniera stabile ed autorevole con queste cifre?

È facile lamentarsi dell’andazzo generale del paese e poi rinunciare ad esercitare il diritto dovere di decidere chi, in nome e vece nostra, deve fare cosa. Se non partecipiamo alla vita attiva del nostro paese prendendo posizione rispetto a quella che comunque è la nostra vita, non andare a votare, non partecipare alle discussioni, alle assemblee, ai movimenti di opinione, stare alla finestra della vita e limitarsi a fare la fila per l’ultimo modello dei vari iPhone senza degnarsi di investire un minimo di tempo ad alimentare la vita sociale del nostro paese non può che contribuire alla deriva malata verso cui stiamo affondando da anni lasciando il timone di questa nave fantasma in mano ai soliti noti.

Quando lasciamo che Sindaci presentino progetti assurdi facendosi forti di pareri popolari basati sul voto di Consulte Territoriali cui in realtà ha partecipato ottimisticamente l’1% della comunità e che di solito sono anche i pochi aficionados che si presentano più per noia che per reale interesse, perdiamo il diritto a lamentarci. Dobbiamo riuscire a farci forza ed interrompere questo ciclo vizioso se vogliamo veramente mettere mano al cambiamento del paese, non possiamo continuare a lavarci la coscienza nella vasca del “tanto non cambia niente”, troviamo la forza e la voglia di rialzare la testa, dobbiamo riprendere in mano le redini del paese e lo dobbiamo fare ora e dobbiamo tenere presente che la democrazia non è nel perderci nella visione dei vari format tutti uguali propinatici dalla televisione, ma la libertà la possiamo trovare solo nella partecipazione.


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