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Libia: la guerra del petrolio

Creato il 31 ottobre 2011 da Casarrubea

 

Libia: la guerra del petrolio

Un documento britannico del 1948

I documenti britannici sulla Libia (1948-1963) sono
stati selezionati e tradotti da Mario J. Cereghino negli Archivi nazionali
britannici di Kew Gardens (Surrey), nel mese di settembre del 2011. Si trovano in copia degli originali presso il nostro Archivio. A questi documenti la Repubblica ha dedicato un servizio speciale (Attilio Bolzoni) nel domenicale del 30 ottobre 2011.

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PREM 8/1478   T 236/586   FO 371/138787

FO 371/138785  PREM 8/1231

CAB 21/5574   PREM 11/2743

Sintesi- All’inizio del 1943, la Libia (colonia italiana dal 1911) viene occupata dalle truppe inglesi che hanno iniziato l’avanzata contro le armate italo-tedesche in seguito allo sfondamento ad El Alamein (novembre 1942).

Il governo militare inglese si trasforma in un’amministrazione fiduciaria di fatto, dopo il trattato di pace con l’Italia (febbraio 1947).

Libia: la guerra del petrolio

re Idris

Una situazione che viene ufficializzata dalle Nazioni unite nel novembre 1949. L’Onu stabilisce che la Gran Bretagna amministri Tripolitania e Cirenaica fino all’indipendenza della Libia, che di fatto avviene nel dicembre 1951 (tra il 1949 e il 1952, alla Francia è stata assegnata la zona meridionale del Fezzan). Il nuovo Stato è affidato a re Idris Senussi.

I documenti inglesi trovati a Londra (secret e top secret) confermano che gli inglesi considerano la Cirenaica un’area nodale per le loro strategie mediterranee e nel Mar Rosso, soprattutto dopo la nascita di Israele (maggio 1948), alla quale Londra si oppone, e la graduale perdita dei “dominions” della Palestina e della Transgiordania. Di conseguenza, l’Italia non potrà più vantare alcun diritto sulla Libia.

Nel dopoguerra iniziano i sondaggi nel territorio per capire se vi sia petrolio in grosse quantità, ma i risultati sono poco soddisfacenti. La svolta avviene nel 1959, quando la Esso e la Standard Oil Company iniziano a estrarre petrolio di alta qualità in quantità industriali.

L’Eni di Mattei, però, viene escluso dalle concessioni n territorio libico, già nel 1957. La parte del leone la fanno gli inglesi e gli americani. Mattei, dicono gli inglesi “si arrabbia molto”. Nel novembre 1959, la svolta. La Cori (Compagnia ricerca idrocarburi), una controllata dell’Agip mineraria/gruppo Eni ottiene una concessione nella zona di Jaghbub, offrendo migliori condizioni contrattuali ai libici.

Gli inglesi la prendono male e indagano. Viene fuori così che alcuni esponenti del governo libico sono stati in Italia e in Germania durante l’estate del 1959 e che sono state loro “unte le ruote” per ottenere la concessione petrolifera di Jaghbub.

Ma c’è dell’altro perché ulteriori informazioni confermano agli inglesi che dietro all’operazione ci sono gli americani, i quali hanno tutto l’interesse a tenere fuori dalla Libia la “French Saharan Oil” e, probabilmente, gli inglesi stessi.

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PREM 8/1231

TOP SECRET,
21 APRILE 1948

“IL FUTURO DELLE EX COLONIE ITALIANE”

Nota: la circolazione di questo documento è strettamente limitata ed è destinata all’uso personale del primo ministro.

Dal momento che la Gran Bretagna non è riuscita ad  ottenere i vantaggi strategici di cui necessita in Egitto e in Palestina, la Cirenaica ha assunto un’importanza strategica vitale.

Si tratta nfatti di una base dalla quale potremmo iniziare un’azione aerea strategic fin dall’inizio di un eventuale conflitto, nonché un’area dalla quale poter inviare rapidamente truppe inglesi in difesa dell’Egitto e della Palestina. […].

Al fine di soddisfare le sue necessità strategiche in Cirenaica, è quindi auspicabile che la Gran Bretagna ottenga il governo fiduciario dell’intera Libia. […] La nostra capacità di mantenere un forte controllo sul Medio Oriente subirà un collasso, a meno che non riusciamo
ad ottenere delle basi strategiche in Cirenaica. Da questa area, infatti, saremmo in grado di rientrare rapidamente in Egitto nell’eventualità di una guerra.

Di conseguenza, il ritorno degli italiani in Cirenaica è un tema assolutamente fuori discussione. Inoltre, sostenere il ritorno della Tripolitania all’Italia sarebbe un evento contrario all’idea araba di una Libia unita. Ci giocheremmo così l’amicizia e il rispetto del mondo arabo e degli abitanti della stessa Cirenaica. Sarebbe poi collocata in serio pericolo la nostra posizione strategica in Medio Oriente. […].

In conclusione, il ritorno della Libia all’Italia contrasta con le nostre necessità strategiche vitali. […]

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PREM 8/1478

TOP SECRET,
10 NOVEMBRE 1949

“IMPLICAZIONI STRATEGICHE DI UNA LIBIA INDIPENDENTE E UNITA” COMANDO SUPREMO DELLE FORZE ARMATE, GRAN BRETAGNA.

Al giorno d’oggi, il futuro della Libia, e dei territori che maggiormente la compongono, la Cirenaica e la Tripolitania, è a una svolta. Sembra che il futuro della Libia sarà presto deciso dall’Assemblea dell’Onu. […].

Come risultato dell’attuale incertezza in merito al futuro della Libia, sembra che la nostra politica estera nella sua totalità, e di conseguenza le nostre politiche strategiche, siano anch’esse ad una svolta. In Gran Bretagna, ci sono sempre state persone che, per un motivo o per l’altro, hanno spinto perché rinunciassimo ai nostri interessi e alle nostre responsabilità in quell’area
del mondo. […].

In tali circostanze, il Comando supremo delle Forze armate ritiene che sia suo dovere ribadire gli aspetti strategici della questione. […].

Al giorno d’oggi siamo ancora una potenza mondiale […] e siamo convinti che la posizione privilegiata di cui godiamo […] sia direttamente collegata ai nostri possedimenti in Medio Oriente. Se noi vi rinunciassimo, automaticamente rinunceremmo al nostro status di potenza mondiale. […].

Libia: la guerra del petrolio

Un decumento che delinea l'area degli interessi della GB nella costa sett. dell'Africa

Il Medio Oriente è l’area in cui l’espansione russa sarebbe più facile. […] Se noi venissimo meno alle nostre responsabilità, si creerebbe un vuoto ed è certo che la Russia finirebbe per riempirlo, prima o poi. Se la Russia si stabilisse in Medio Oriente, il suo potere e la sua influenza finirebbero per dominare il mondo musulmano, espandendosi poi a Pakistan, India e all’intera Africa. […].

Se la Russia guadagnasse il controllo di quest’area vitale, […] l’evento si rivelerebbe fatale alla nostra sicurezza. […] Dal punto di vista strategico, la Gran Bretagna non potrebbe sopravvivere in tempo di pace se le risorse petrolifere mediorientali le fossero tolte. […]. Nessun territorio della sponda sud del Mediterraneo dovrà cadere sotto il controllo o l’influenza di una potenza ostile alla Gran Bretagna. […] Dobbiamo inoltre conservare il diritto di mantenere in Cirenaica una parte sostanziale delle nostre truppe in Medio Oriente. […].

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 ”IL PETROLIO IN LIBIA” (NOTA DELLA SIGNORA HEDLEY-MILLER, FOREIGN OFFICE, LONDRA), 27 GENNAIO 1958, T 236/5864.

Il 27 dicembre 1957, una controllata della “Standard Oil Company/New Jersey” ha individuato del petrolio nei pressi del confine con l’Algeria. Si tratta di un evento incoraggiante dopo appena 18 mesi di sondaggi. […] Tuttavia, è impossibile dire qualcosa di definitivo in merito alle prospettive della Libia come paese produttore di petrolio. […] E’ infine da rilevare che i libici non hanno garantito  alcuna concessione petrolifera agli italiani. Il nostro ambasciatore ha appreso “da una fonte molto autorevole” che ciò è dovuto all’avversione personale di re Idris nei confronti degli italiani. Si ritiene che il signor Mattei si sia molto arrabbiato.

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“IL PETROLIO IN LIBIA”, NOTA DEL FOREIGN OFFICE (LONDRA) REDATTA DA J. WATSON, 12 MAGGIO
1959, SEGRETO, FO 371/138785.

[…] La scoperta del petrolio in un paese a Ovest di Suez, dove circola la sterlina, è un elemento che suscita l’interesse economico e strategico della Gran Bretagna. Ed è un fattore di ovvia importanza politica. Di conseguenza, ci preoccupa il futuro del regime libico per le implicazioni in merito ai nostri interessi strategici. Il petrolio accrescerà il nostro interesse verso la Libia. […].

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 DA HAROLD CACCIA (AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON, STATI UNITI D’AMERICA) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 21 MAGGIO 1959, SEGRETO, PREM 11/2743.

La Standard Oil Company/New Jersey ha comunicato al Dipartimento di Stato americano di essere certa che in Libia si trovano grossi quantitativi di petrolio di alta qualità. […] Stando al Dipartimento di Stato, “la Libia ha vinto il suo jack-pot” [a Bir Zelten, in Cirenaica, 200 miglia a Sud di Bengasi].

E’ chiaro che tale notizia avrà conseguenze profonde sulle valutazioni di Gran Bretagna e Usa in merito al futuro della Libia e alle nostre politiche in loco.

Il governo libico non è ancora stato messo al corrente della notizia, ma lo sarà alla fine di questa settimana. Il Dipartimento di Stato stima che la prospettiva dell’indipendenza finanziaria potrebbe dare alla testa del governo libico, una volta che questo avrà realizzato il significato della scoperta. […].

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 DAL CONSOLATO BRITANNICO DI BENGASI (LIBIA) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 25 MAGGIO
1959, SEGRETO, PREM 11/2743.

L’indipendenza finanziaria della Libia […] potrebbe generare pressioni sempre più forti, al fine di cancellare o di ridurre in maniera considerevole la nostra presenza militare nel paese. Al momento, la maggioranza dei libici non legati al governo accettano la nostra presenza qui unicamente per motivi mercenari.

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DAL FOREIGN OFFICE (LONDRA) ALL’AMBASCIATA BRITANNICA DI TUNISI, 2 GIUGNO 1959, SEGRETO,
PREM 11/2743.

Di recente, è risultato chiaro che in Libia c’è il petrolio in quantità commerciali. La notizia è ancora segreta, anche se presto il governo libico ne verrà a conoscenza. La scoperta del petrolio accresce di molto l’importanza politica della Libia, sia in rapporto all’Occidente che all’Egitto di Nasser. E’ nostro urgente desiderio prendere in considerazione con gli americani il tipo di misure che potrebbero essere assunte al fine di accrescere l’influenza occidentale negli ambienti libici. […]

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“LA SCOPERTA DEL PETROLIO IN LIBIA”, NOTA DEL FOREIGN OFFICE, 3 GIUGNO 1959, SEGRETO, FO 371/138785.

[…] Un dirigente della Shell ha di recente comunicato al Foreign Office, in forma confidenziale, che vi sono buoni motivi per sperare che la Libia possa produrre in futuro dalle 10 alle 20 tonnellate di petrolio all’anno. […].

L’importanza strategica della scoperta del petrolio a Ovest di Suez non ha bisogno di essere enfatizzata. Per il Regno Unito e per l’Egitto, aumenta enormemente l’importanza politica della Libia. Sebbene il futuro del regime libico, alla morte di re Idris, sia molto incerto, e sebbene gli elementi repubblicani possano anche conquistare il potere, la scoperta del petrolio indurrà molti libici  a non appoggiarsi troppo a Nasser. Essi potrebbero infatti optare per tenere per sé il benessere che ne deriverebbe al paese (popolato da un milione di persone) piuttosto che condividerlo con 30 milioni di egiziani.

Per contro, i benefici economici derivati dal petrolio potrebbero ridurre o eliminare del tutto l’attuale dipendenza economica della Libia dall’estero. La cosa potrebbe anche generare pressioni sugli americani e su di noi, affinché si arrivi alla rimozione delle basi militari inglesi e americane nel paese. […].

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DALL’AMBASCIATA STATUNITENSE (TRIPOLI) AL DIPARTIMENTO DI STATO(WASHINGTON), 6 GIUGNO 1959, CONFIDENZIALE, FO 371/138786.

Tra le maggiori ripercussioni nell’area che potrebbero risultare dalla scoperta di importanti risorse petrolifere in Libia, le seguenti sono probabilmente le più ovvie.

L’interesse economico e politico verso la Libia si accrescerà enormemente, soprattutto da parte dell’Egitto, delle potenze occidentali e del blocco sovietico. Di conseguenza, aumenteranno le pressioni esterne verso la Libia. […].

L’esistenza di petrolio in Libia (non vincolato dagli oleodotti controllati dall’Egitto) a ovest del canale di Suez, presenta indubbi vantaggi politici, economici e strategici per l’Occidente. […].

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DALL’AMBASCIATA BRITANNICA DI BENGASI (LIBIA) AL FOREIGN OFFICE(LONDRA), 15 GIUGNO 1959, FO 371/138785.

Ecco il comunicato del governo libico, divulgato ieri (14 giugno):

“Tra l’11 e il 12 giugno, sono stati effettuati dei test estrattivi a Bir Zelten (concessione n. 6 della Esso). La produzione di petrolio è andata avanti per 12 ore, senza interruzione. Si calcola che in un giorno siano stati riempiti 17.500 barili. Fino ad oggi, è la scoperta di petrolio più importante mai avvenuta in Libia. […].”

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DALL’AMBASCIATA BRITANNICA A BENGASI (LIBIA) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 25 NOVEMBRE 1959, RISERVATO, FO 371/138787.

Libia: la guerra del petrolio

Mappa delle concessioni del petrolio in Libia

Il 22 novembre scorso, la stampa locale ha annunciato che il 10 novembre è stata rilasciata una concessione petrolifera nell’area di Jaghbub (zona 2) ad un’impresa petrolifer italiana, la Cori (Compagnia per la ricerca del petrolio), descritta come una sussidiaria dell’Agip mineraria (gruppo Eni).

I libici sono chiaramente determinati a concedere le altre aree al massimo del prezzo.
Sembra che la Cori si sia aggiudicata la suddetta concessione sotto il naso di altre se imprese petrolifere (che ne avevano fatto richiesta in precedenza). Il governo libico le ha dichiarate “non idonee”.

La Cori ha offerto ai libici un’opzione del 30 per cento degli interessi per tutte le operazioni nell’area di Jaghbub, una somma che i libici incasseranno nell’eventualità che gli italiani non trovino il petrolio. […] Inoltre, la Cori ha accettato di pagare ai libici una percentuale del 17 per cento, al posto del 12,5 per cento previsto dalla legge libica sul petrolio (articolo 13). […] Stiamo cercando di saperne di più e saremmo lieti se anche l’ambasciata britannica a Tripoli si muovesse in tal senso. […].

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DALL’AMBASCIATA BRITANNICA (BENGASI) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 26 NOVEMBRE 1959, CONFIDENZIALE,
FO 371/138787.

[…] Ci risulta che Abdallah Abid è implicato nella faccenda [la concessione alla Cori dei diritti petroliferi dell’area di  Jaghbub] e non vi è dubbio che anche Busairi Shalhi si sia mosso per convincere re Idris. L’estate scorsa, Abdallah ha compiuto un viaggio in Germania e in Italia. Stando alle voci che circolano, le imprese petrolifere gli hanno ampiamente unto le ruote. […].

Commento di un anonimo funzionario del Foreign office (9 dicembre 1959): “Le attività di Mattei potrebbero creare problemi agli accordi petroliferi più convenzionali. […] L’Eni si sta ora impegnando nello sfruttamento e nello sviluppo delle risorse petrolifere in vari paesi [del Maghreb e del Medio Oriente].”

Il 17 dicembre 1959, un altro funzionario scrive: “Le operazioni di Mattei in Libia sono da valutare con attenzione. Secondo alcuni rapporti, gli Stati Uniti d’America avrebbero interesse a finanziare l’Eni nelle transazioni in Libia. L’obiettivo statunitense consiste nel garantirsi una percentuale dei guadagni e, al contempo, nel dirottare gli interessi di Mattei verso l’Europa meridionale, a scapito della ‘French Saharan Oil’. [ossia la Creps, Compagnie de Recherches et d'Exploitation de Pétrole au Sahara].”

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DALL’AMBASCIATA BRITANNICA IN LIBIA (TRIPOLI) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 5 DICEMBRE 1959, CONFIDENZIALE, FO 371/138787.

[…] Il presidente della Commissione petrolifera libica, dott. Anis Qasim, ci ha detto che le necessità libiche in merito al mercato del petrolio hanno fortemente influenzato le loro scelte [di siglare un accordo con la Cori/Eni/Agip, il 19 novembre 1959]. Vari paesi del Medio Oriente si erano già aggiudicati la parte del leone all’interno della Cee. Il mercato francese sembrava essere sul punto di diventare il monopolio esclusivo della French Saharan Oil [Compagnie de Recherches et d'Exploitation de Pétrole au Sahara, Creps]. I libici temevano che il governo francese potesse persuadere gli altri paesi del mercato comune europeo a riservare un trattamento di favore alla Saharan Oil.
Per questi motivi, i libici hanno ritenuto importante concludere un accordo con una sussidiaria [la Cori] di un’impresa [l’Eni] ampiamente controllata dal governo italiano. Ciò, infatti, avrebbe assicurato al greggio libico un trattamento di favore in Italia. Vi sono alcune aree d’Italia in cui l’Eni ha il monopolio delle vendite petrolifere. Inoltre, il governo italiano, le Forze armate italiane e il contingente Nato in Italia si sono impegnati a utilizzare la produzione petrolifera del gruppo Eni. Il segretario commerciale dell’ambasciata italiana a Tripoli ci ha confermato che questi argomenti hanno giocato un ruolo rilevante durante le trattative [tra la Cori/Eni e i libici].

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DALL’AMBASCIATA BRITANNICA IN LIBIA (TRIPOLI) AL FOREIGN OFFICE(LONDRA), 10 DICEMBRE 1959, CONFIDENZIALE, FO 371/138787.

[…] Nel corso di una conversazione, il manager della Arab Bank di Tripoli ha detto a Cronly-Dillon (l’addetto commerciale della nostra ambasciata) che, a suo parere, la Cori è stata sostenuta da capitali americani. Le compagnie petrolifere americane erano ansiose di impedire che la francese Saharan Oil entrasse nel mercato comune europeo. Finanziando un’impresa italiana [la Cori], gli americani sperano di assicurarsi un punto di appoggio in Italia. La mossa potrebbe poi condurre alla commercializzazione da parte dell’Eni del petrolio scoperto dagli italiani [la Cori] e dalle imprese americane in Libia. […].

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“NOTA SULLA CORI” (FOREIGN OFFICE, LONDRA), 8 APRILE 1960 CONFIDENZIALE, FO 371/138787.

[…] Il signor Mattei ha promesso ai libici di fornire un utile contrappeso (anche se modesto) alla posizione dominante delle imprese petrolifere americane in Libia. […] Secondo Child [un diplomatico inglese in missione in Libia], sono sempre più gli esponenti della classe media libica e dei settori imprenditoriali che considerano l’Italia una risorsa di “know how” tecnologico. Ciò accadrà nel momento in cui la Libia sarà in grado di pagare di tasca propria l’aiuto che ora le arriva dall’estero.
Al momento, re Idris, con il suo rancore personale verso gli italiani, agisce da freno agli sviluppi sopra menzionati. Tuttavia, con l’avvento di una repubblica libica, è certo che i grossi interessi imprenditoriali libici opteranno per rivolgersi all’Italia (anche se nutrono una grande ammirazione per il presidente egiziano Nasser). In sintesi,  saranno gli italiani a fornire il “know how” di cui la Libia avrà bisogno in futuro.

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CAB 21/5574 TOP SECRET, 29 LUGLIO 1963

“LIBIA”

[…] E’ nostro interesse che la Libia diventi un paese prospero e stabile, possibilment legato in maniera permanente all’Occidente, o quantomeno non in rapporti stretti con il blocco dell’Est. E’ questo un interesse che condividiamo soprattutto con gli Usa e con la Francia. La Libia, infatti, ricopre un’importante posizione geografica tra la Repubblica araba unita [l’Egitto] e gli Stati del Maghreb. […]  Il Joint Intelligence Committee (Jic) ritiene che l’attuale sistema di governo non sopravviverà alla morte di re Idris. […] Di qualsiasi natura sarà il regime che ne prenderà il posto, possiamo solo aspettarci che sia meno favorevole alla Gran Bretagna. […]
Molto dipenderà dallo sviluppo delle risorse petrolifere della Libia. Ossia: più ricca diventerà, più facile le risulterà affrancarsi dai legami con la Gran Bretagna.

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CAB 21/557 TOP SECRET,
21 OTTOBRE 1963

“LE STRATEGIE BRITANNICHE VERSO LA LIBIA”

Per ottemperare ai nostri impegni nel campo della difesa a Est di Suez, è della massima importanza mantenere i diritti britannici di permanenza militare e di sorvolo sulla Libia, diritti che includono l’uso esclusivo dell’aeroporto di El Adem e delle basi situate nella zona di Idris. Le clausole del trattato anglo-libico del 25 luglio 1953, […] ci obbligano ad accorrere in aiuto della Libia in caso di aggressione esterna, provvedendo anche alla sua assistenza finanziaria. […] Per il momento, le pressioni nazionalistiche contrarie alla presenza britannica in Libia sono cessate. Tuttavia, sono destinate a riproporsi in futuro. La situazione potrebbe diventare seria dopo la morte di re Idris.
[…].


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