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Libreria #1: Cultura araba/musulmana

Da Denderina

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Ieri mi è arrivata la rivista de “Il Libraio”, dove vengono raccolte le nuove uscite in libreria con trama, notizie sull’autore e talvolta anche estratti. Potete richiedere GRATUITAMENTE la rivista bimestrale a QUESTO LINK.

Sfogliando la rivista ho avuto un’idea: perchè non far conoscere i libri che più mi piacciono e a cui sono più affezionata? E come non iniziare con i libri della cutura araba?

Girando sul web non ho mai trovato un elenco, un articolo dove consigliassero libri “arabi”, ed è per questo che molto spesso le mie letture sono casuali,ovvero acquisto il libro in base ad un titolo che magari richiama il medio oriente e scopro da me il suo contenuto. L’ultimo acquisto “alla cieca” ieri su IBS. (ah, fino al 10 ottobre se pagate con PayPal le spede di spedizione sono GRATIS!)

Ed oggi voglio stilare appunto una lista di libri meno famosi, che possono essere di spunto per le vostre letture, sopratutto per chi vuole entrare e capire il mondo medio-orientale. Non starò qui a mostrarvi i libri di Khaled Hosseini (Il cacciatore di acquiloni, Mille splendidi soli, E l’eco rispose) perchè sul web ce ne sono fin troppe di recensioni, ma posso solo esprimere la mia personale opinione dicendo che mi piacciano i suoi libri, li ho letti, ma penso che in giro ce ne siano di più belli! (Ora rischio il linciaggio! ahaha)

Ecco invece i miei preferiti:

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  1. Dietro il velo (Jean P. Sasson)

“Una principessa di sangue reale, appartenente alla famiglia reggente, racconta, sotto pseudonimo, l’agghiacciante condizione di reclusa in cui vive, lei e tutte le donne che la circondano. Il volto celato dietro il velo, la donna araba – anche se ricca e nobile – è ostaggio di carcerieri particolarmente zelanti nello svolgere il proprio lavoro: il padre, il marito, i figli maschi. Se dà alla luce una bambina, la nascita non viene nemmeno registrata, visto lo scarso valore delle femmine. Ed è soprattutto per amore delle figlie che “Sultana”, una principessa araba di alto lignaggio, ha deciso, con questo libro, di raccontare la condizione femminile nel proprio paese. Un documento sconvolgente e sincero, capace di scuotere le coscienze.”


E’ uno degli ultimi libri letti insieme ai due successivi, e come narra la decrizione qui sopra, la storia si svolge in Arabia Saudita, uno dei paesi più conservatori del mondo arabo ed ultimamente sotto i riflettori per la storia di Alì, giovane saudita arrestato in una manifestazione contro il regime all’età di 17 e adesso condannato dai Saud (da sempre al potere, dopo l’unificazione dei territori e la creazione del Regno dell’Arabia Saudita nel 1932) alla crocifissione. E gli stessi Saud fanno da sfondo alla storia raccontata da Sultana, principessa “prigioniera” del maschilismo e del potere. Il libro ripercorre inoltre la storia del regno, dalla sua fondazione ai giorni nostri mettendo in evidenza ciò che è cambiato da allora e ciò che è rimasto immutabilmente uguale. E’ uno di quei libri che non utilizza giri di parole,ma ci racconta la nuda e cruda realtà.


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     2. Diarytou. La schiava bambina (Bah Diaryatou)

“È l’ottobre del 2003. In un monolocale di quindici metri quadri, in un sobborgo alle porte di Parigi, una ragazza infreddolita fissa assente un piccolo televisore. Sullo schermo scorrono le immagini, ma lei non le vede, i suoi occhi sono vuoti, il suo cuore batte ma non sente più nulla. Persino i lividi non le fanno più male. Passano i giorni. Nella dispensa c’è solo pane e latte. E quello che resta di cento euro che – così ha detto partendo il marito della donna – devono durare due mesi. D’un tratto, la ragazza sente una voce. È una voce che potrebbe essere la sua, e racconta la sua stessa vita. Sposata dai genitori a 14 anni a un uomo di trent’anni più vecchio di lei, deportata in Europa dall’Africa per essere stuprata, picchiata e umiliata, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, in un incubo senza fine. Ma la voce di donna che viene dalla televisione racconta anche qualcosa di inimmaginabile: da una vita così si può fuggire. Si può chiedere aiuto, si può scappare. La giovane donna ora sa cosa deve fare. Deve alzarsi, uscire, parlare, piangere, spiegare. E ricominciare a vivere. Solo così potrà ricordare chi è, ritornare al suo villaggio in Guinea, chiudere gli occhi e rivivere i giorni felici con la nonna, che l’ha cresciuta come una vera madre, anche se non ha saputo evitare che le venisse inflitta l’usanza spietata dell’infibulazione. Solo così potrà cercare di curare quelle ferite che urlano tutto il suo dolore.”


La testimonianza diretta che nonostante grandi paure ed impedimenti, si può riuscire a sfuggire ad un triste destino. Un autobiografia di una donna che ce l’ha fatta, è riuscita a mettere fine alle violenze fisiche, ma sopratutto psicologiche inflitte dal marito e a ritornare nella sua terra, la Guinea, per riabbracciare finalmente i suoi cari.


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      3. Quaranta frustate (Lubna Ahmad al-Hussein)

“È un giorno di luglio quando Lubna, una giovane giornalista di Karthoum, viene arrestata dalla polizia in un ristorante. Il suo crimine è aver osato portare i pantaloni, un atto che in Sudan, terra della sharia, è considerato oltraggio alla “moralità pubblica” e come tale va punito con quaranta frustate. Lubna e altre quindici donne, colpevoli dello stesso reato, vengono caricate su una camionetta, picchiate, portate in prigione. Un castigo inflitto ogni anno a migliaia di donne, che subiscono in silenzio. Per vergogna. Ma Lubna non ha nessuna intenzione di tacere. “Possono anche darmi quarantamila frustate, ma io non starò zitta”. Non ha paura di sfidare apertamente l’assurda legge degli uomini. Nata in un villaggio povero e tradizionalista, orgogliosa del suo faticoso e quotidiano percorso di emancipazione, ci conduce con il suo cuore di donna nel cuore nero di uno dei paesi più integralisti e misogini di tutto il mondo arabo-musulmano, un paese in cui basta rientrare tardi dal negozio di alimentari per essere marchiata come “prostituta”, e la parola di quattro uomini per venire condannata alla lapidazione.”

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       4. Le ragazze di kabul. (Roberta Gately) “Due destini che si incrociano, sulle labbra il colore rosso della passione. Elsa è americana, ha ventidue anni e fa l’infermiera in un piccolo villaggio dell’Afghanistan. Ogni giorno i suoi occhi vedono povertà, dolore, orrore e devastazione. Ma Elsa è una donna coraggiosa e ostinata e continua a lavorare senza sosta. Si adatta ai costumi locali e indossa il burqa, senza però rinunciare alla sua grande passione: il rossetto. Nascosta sotto abiti pesanti, Elsa ogni mattina continua a colorare le sue labbra. Rosso ciliegia, malva, rosa, sfumature che l’aiutano a sorridere e ad andare avanti, anche quando la legge sanguinaria dei talebani arriva nel suo villaggio. Parween è una giovane e ribelle afgana, che come Elsa non si piega alla repressione del regime. I talebani le hanno ucciso il marito e lei vuole vendetta. Sarà proprio un rossetto, ritrovato per caso dopo la spaventosa esplosione di un autobus, a farle incontrare. È l’inizio di un’amicizia che cambierà per sempre la vita di entrambe.”
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       5. L’usignolo di Mosul. (Morgana Gallaway) “Sono passati pochi mesi da quando il regime di Saddam è caduto e le truppe americane si sono stabilite nel suo paese, ma del mondo che Leila al-Ghani conosceva e amava non è rimasto più nulla. «Le strade non sono più sicure», continuano a ripetere i suoi genitori tentando di relegarla in casa. Leila, però, una giovane donna di ventitré anni, laureata in medicina all’Università del Cairo, non è disposta a rinunciare a quell’indipendenza che suo padre le ha sempre concesso e che ora ha deciso di negarle. Così, indossando l’odiato velo, decide di cercarsi un lavoro, di crearsi un destino, nonostante la guerra. Grazie alla buona conoscenza dell’inglese viene assunta come traduttrice all’ospedale della base militare americana; la realtà che si trova di fronte nei primi giorni la conquista immediatamente: la libertà di esprimersi, di confrontarsi con persone di valore come il capitano James Cartwright, un uomo giusto, molto amato dalle truppe e dal personale della base. Ma ben presto, però, Leila scopre che anche in quel mondo si nascondono nefandezze inenarrabili. Quando poi si trova a soccorrere un prigioniero brutalmente torturato dai soldati americani capisce che non può esistere gioia nell’orrore della guerra, né amicizia, né amore. Tornata a casa, delusa, scoprirà che il padre vuole usare la sua amicizia con gli americani; il conflitto lo ha reso un terrorista, un uomo che non ha nulla da perdere. Leila verrà messa di fronte a una scelta terribile.”
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         6. La piccola sarta di Kabul. (Gayle Tzemach Lemmon) “Afghanistan, settembre 1996. Il sole illumina gli ultimi giorni di libertà degli abitanti di Kabul. Kamila attraversa i corridoi della scuola, quando coglie per caso i discorsi di due ragazze. Sussurrano parole tremanti, che feriscono come lame: i talebani sono alle porte della capitale. Ancora non sa che di lì a poco il terrore si impadronirà delle strade e che il nuovo regime negherà qualsiasi diritto alle donne. La dura realtà le farà ben presto aprire gli occhi, mostrandole la ferocia di una dittatura che impone il burqa, che appende agli angoli delle vie le mani mozzate ai ladri, che non risparmia la violenza nemmeno ai ragazzini. La città si trova catapultata in un nuovo Medioevo, in cui lo sguardo del regime sorveglia severo ogni luogo e le donne non possono lavorare né studiare. Il padre e un fratello di Kamila sono costretti a rifugiarsi al Nord e, come loro, molti pensano che la fuga sia l’unica soluzione. Ma non Kamila, che decide di rimanere con le sorelle e il fratello minore, si arma di coraggio e sceglie di non arrendersi: impara a cucire, confeziona abiti che poi vende di nascosto e crea una scuola clandestina di sartoria. Sa bene che, se fosse scoperta, la pena sarebbe terribile. Ma la sopravvivenza della sua famiglia dipende solo da lei. Determinata ed eroica, riuscirà a dare lavoro e speranza a oltre cento donne, correndo ogni giorno il rischio di essere arrestata e condannata. Una storia vera che racconta come la forza delle donne possa davvero cambiare il mondo.”
Spero che questa rassegna vi sia d’ispirazione, e vi consiglio davvero di leggerne almeno uno per entrare in contatto diretto con questa cultura così tanto sottovalutata. A.
 (Le descrizioni dei libri sono state prese dal sito IBS,invece i commenti dei primi due libri sono stati scritti da me )



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