Magazine Diario personale

Life, World and Everything…

Creato il 27 luglio 2015 da Povna @povna

E poi sono semplicemente 36 ore di giostra. Sul carrozzone salgono e scendono, alternati, in ordine sparso e a velocità diverse: la ‘povna, Connie, BibCan, Piton, Thelma, Tegame, Faccia di Porridge, un Direttore di di orchestra, 20 groupies, una scuola canadese, 6 altri cantanti, duecento spettatori e un’ottantina di pazzi – per tacer dei due aperitivi del Bianconiglio e delle comparse.
Si comincia con il treno in direzione Città Bianca (la ‘povna ne approfitta per finire la rilettura di Ricordi di scuola, nel frattempo); si prosegue con un aperitivo (singolarmente analcolico, ma con una declinazione della ‘povna molto Sally: “Vorrei un bicchiere grande, con ghiaccio; a parte un succo di ananas aperto, ma non versato, lo verso io; e poi una mezza bottiglina di acqua minerale gassata fredda”. Pausa. “E, per favore, anche una cannuccia”) dove alla fine si incontrano un po’ tutti: Thelma e Tegame dal paese-che-è-casa, Piton dalle prove e dalla doccia e BibCan da Milano e poi dall’aria condizionata. Si prosegue con la cena sgluto (e l’incontro con Isotta e Gigliola, le birre fermentate a crudo fredde), e poi si entra nel chiostro e si comincia. La Cenerentola è molto bella, gli studenti bravissimi, Dandini (detto Ronald) uno gnocco da spavento (e al suo ingresso il picco di ormone generale improvvisamente s’alza) e Faccia di Porridge con la sua recitazione Stanislavski vale da solo il viaggio. La prima carrambata arriva dopo gli applausi finali. “Lei ha letto i tuoi temi” – presenterà Piton così Connie al Direttore di Orchestra; poi Thelma e Tegame ripartiranno nella notte, gli altri quattro, insieme ai groupies, e ai colpi di coreografia di medley, proseguono il #cisivedeingiro.
Il giorno dopo (che sarà poi manciata appena di ore spicciole), dopo la colazione con la torta al ‘quel che c’era in casa’, prosegue in direzione del Cappellaio Matto. La ‘povna e Connie si accomodano, godono della botta di culo del parcheggio e si spalmano al sole con convinzione. Saranno chiacchiere e Cappellaio (e dunque tè del non-compleanno) in ogni momento.
E poi a sera, all’ora del tramonto (e poi dopo, a mangiare street food nel vero senso, sulle vie laterali e così belle époque fanées della piccola città nel suo lato marittimo), davanti a due aperitivi del Bianconiglio (campari, gin, rum e un poco di spumante secco per legare, ghiaccio e spicchi di arancia) la ‘povna trova il tempo di un bilancio.
C’è stato un momento, sabato sera, in mezzo al chiostro medievale, tutto intorno profumo di spigo, rosmarino e salvia, in cui si sono trovati intorno a lei, così, legati insieme, tutti quanti: Thelma, che conosce da una vita, letteralmente, Tegame, che fa parte (correva l’anno 1986) del paese-che-è-casa dai tempi della quasi adolescenza; Piton, che data 1993, e sono più di vent’anni, e BibCan (oltre dieci) che parlano di Milano e di nord, ma anche di paese-che-è-casa, un’altra volta e Connie, ché l’incontro è di nemmeno un anno, e si intreccia con ancora altre amicizie e altri mondi (le quali in parte, però, dal loro canto, conoscono di persona alcune di quelle stesse persone, Thelma, BibCan, persino i Merry Men e Mr. e Mrs. Mifflin), in un caleidoscopio di intrecci. E per un breve momento, istantaneo che scriverlo è già lungo, la ‘povna ha provato un profondo senso di giustizia, la spiegazione intuitiva di quel ragionamento che già da un po’ le gira in testa (e che aveva cominciato un anno fa), e che riguarda un senso nuovo (più normale, le verrebbe da dire, naturale, senza velleità che si sentono privilegiate e fanno solo gran provincia) di pensare i rapporti che, innegabile dirlo, quest’anno sono scaturiti dal blog in una modalità che non è affatto 2.0, nello stesso tempo. Quella nella quale conoscersi al di là dello schermo non è incontro a tema, esigenza profonda, elemento che necessita di essere sottoposto a meta-cognizione sotto i raggi (e neppure così urgente, peraltro). Perché ci si conosce già, si è già parte del tessuto dell’esistenza, tutta. E dunque accade così, semplicemente. In mezzo a #ioleggoperché, a una gita scolastica, a un allestimento lirico di un amico di data vecchissima – occasioni in cui si mescolano, e basta, persone che sono lì curiose a vivere, disposte ad annusare un poco insieme il mondo, non importa quale sia il casuale (in questo caso: la ‘povna) anello di congiunzione che nella circostanza specifica li unisce: poi qualcuno si troverà simpatico, e magari si rivedrà, qualcun altro invece meno, e capiterà solo quella volta. Socialità, ancora una volta, per tornare ad Aristotele; il quale, tutto sommato, non offre poi analisi banali.


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