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Lifeless Planet: Premier Edition – Un viaggio breve… Ma “intenso”

Da Videogiochi @ZGiochi
di Matteo "Kampa_J" Campagnano

Oggi vi vogliamo parlare di un viaggio, un viaggio tra lande desolate, crepacci, rocce inanimate, un viaggio in un pianeta alieno. Dicevano che ci sarebbe stata vita, rigogliosa, una nuova Terra, una nuova speranza per l’umanità e la risposta alla domanda: “siamo soli nell’universo?”. Tuttavia qualcosa è andato storto e ci ritroveremo a vagare su di un pianeta che di vivo a poco niente… apparentemente! Uscito un anno fa su Steam, Stage 2 Studios aka David Board ci ripropongono Lifeless Planet nella sua Premier Edition per Xbox One. Ma non perdiamo altro tempo e cominciamo subito a descrivere il titolo in questione.

sperduto

Lifeless Planet ci mette nei panni di un astronauta americano, spedito in missione anni luce da casa, in cerca di vita… A seguito di un disastroso atterraggio di emergenza, ci svegliamo sperduti e con le riserve di ossigeno prossime allo zero, nel bel mezzo di un deserto arido e spoglio. Nessuna traccia dei nostri due compagni, sperduti chissà dove. L’aria comincia a scarseggiare e non possiamo perdere altro tempo, così ci incamminiamo alla loro ricerca, sperando siano incolumi. Proprio come per Journey non avremo indicatori a schermo, ne una mappa da esplorare, solamente il nostro istinto di sopravvivenza ci guiderà. Non vogliamo proseguire raccontandovi altri particolari della trama (se volete approfondire vi suggeriamo di visionare la nostra precedente recensione), ma vogliamo soffermarci sugli aspetti più importanti che Lifeless Planet ha da offrire.

La prima grande differenza che in molti apprezzeranno è la localizzazione in italiano per quanto concerne i sottotitoli e i testi dell’intero titolo, che precedentemente era stato pensato solamente in lingua originale, rendendo ancor più complicata la comprensione dello storyline, descritto grazie a documenti che potremo raccogliere, audiolog, dialoghi/monologhi e o visioni del protagonista che stuzzicheranno in noi non poca curiosità nel corso dell’avventura. Il problema però fondamentale è che la storia non riesce a reggere le circa 3/4 ore che ci separeranno dai titoli di coda, risultando altalenante. Ci troveremo spesso a vagare senza fine in lande desolate, grotte sotterranee, valli e crepacci senza ricordarci il motivo per cui lo stiamo facendo, per fortuna però laddove comincerà ad insinuarsi la noia, ecco che accadrà qualcosa di intrigante e che risolleverà la narrazione, per poi ricrollare e così via, fino ad arrivare al gran finale e dove ci sarà il picco massimo di emozione, grazie anche alle musiche originali di Rich Douglas (di cui parleremo meglio poco più avanti).

Durante il nostro girovagare non mancheranno le minacce e le sessioni puzzle che non richiederanno però grandissimo sforzo per essere completate, data la loro estrema semplicità. Il titolo infatti risulta estremamente intuitivo e non sarà difficile trovare le soluzioni più veloci e corrette ai vari rompicapo. Ad aiutarci poi nelle fasi puzzle avremo due specifici strumenti: il jet pack e un braccio meccanico. Il primo ci permetterà di compiere salti più ampi sia per altezza che per profondità e grazie a delle bombole sparse nelle mappe, potremo potenziarlo temporaneamente attivando quella che viene chiamata “modalità turbo” e che ci permetterà di coprire grandi distanze premendo in sequenza il tasto salto (ma attenzione, perché avremo un limite massimo alla propulsione e quindi dovremo usarlo con parsimonia); Il secondo strumento invece ci permetterà di afferrare specifici oggetti per poi riposizionarli nella posizione corretta. Infine, laddove incontreremo l’oscurità potremo attivare la torcia d’ordinanza impiantata sul casco spaziale per evitare di finire giù per un crepaccio o contro un muro.

Passando ad aspetti più tecnici dobbiamo dire che il sistema di controllo funziona bene ed è basilare, avremo un tasto adibito per il salto, uno per la torcia e una loro per azionare il braccio meccanico e l’analogico per gli spostamenti. Il tutto è stato calibrato con cura così come anche per la fisica più in generale: il pianeta su cui ci troviamo è alieno e la gravità è meno grave di quella sulla Terra e la cosa si percepisce nei salti e negli spostamenti a piedi, dove i movimenti sono lenti e impacciati. Dovremo quindi prestare molta attenzione prima di compiere un salto e azionare il jetpack, poiché altrimenti, a causa della forza di inerzia, ci ritroveremo a sorpassare il nostro obiettivo precipitando poi verso l’inesorabile morte. Sbagliare non sarà facile ma nemmeno impossibile e a volte, soprattutto in punti particolarmente delicati, dove il minimo errore di calcolo può fare la differenza, ma i checkpoint sono statati piazzati con criterio e saranno molto ravvicinati fra di loro, rendendo ogni morte non così frustrante.

interessante ed emozionante sì, ma…

I lati negativi tuttavia ci sono, anche se l’esperienza non è proprio da considerarsi banale e o disastrosa, poiché Lifeless Planet è un titolo curioso, che incuriosisce, ma purtroppo è anche vero che tale curiosità non è stimolata sempre nel modo giusto e si perdono via molti pezzi durante il nostro viaggio. Primo difetto è la quasi istantanea transizione fra giorno e notte: questo avverrà in molte occasioni fra una zona ed un’altra, dopo un breve filmato, una cutscene o addirittura dopo un caricamento di zona. Il passaggio appunto fra la luce del sole e le tenebre della notte o del crepuscolo sarà immediato e la cosa non ci è particolarmente piaciuta, anzi rende confusionario un plot narrativo che già a tratti è altalenante. Altro difetto è il comparto tecnico, certamente Lifeless Planet non è privo di fascino dal punto di vista delle ambientazioni, ma parlando più di tecnica che di stile grafico, il titolo di David Board non riesce a difendersi bene mostrando il fianco in più occasioni e finendo al tappeto per la pochezza di poligoni a schermo. Tutto risulta un po’ povero e piatto e la giustificazione non è da ricercarsi nel fatto che il pianeta sia morto e quindi scarno di natura (anche perché così non è), ma semmai trovare la colpa in uno sviluppo sommario e poco curato. Anche la longevità non è eccellente e ci porterà via non più di 4 ore per arrivare ai titoli di coda e che saranno impiegate per la maggiorparte del tempo a dover coprire grandi distanze camminando e camminando e camminando ancora, il che spesso ci porterà a noia spingendoci ad accelerare il più possibile (magari utilizzanto il jetpack come “turbo”) andando così però ad accorciare notevolmente l’esperienza di gioco sbloccando pure un obiettivo. Infine l’ultimo grande handicap sta nel prezzo di 20€ che è decisamente eccessivo per una produzione come quella di Lifeless Planet e che allontanerà molti potenziali giocatori.

Vogliamo concludere spendendo due parole sulla colonna sonora scritta magistralmente dal compositore Rich Douglas. Questa non sarà solo un sottofondo asettico, ma una vera e propria compagna d’avventura, che accentuerà ogni emozione, da quella di tensione a quella di massimo stupore, regalando un’immedesimazione notevole specialmente nelle fasi finali di gioco e dove tutto esploderà in un insieme di emozioni e che potrebbero lasciarvi perfino a bocca aperta. La musica diventa la vera protagonista, i dialoghi, il gameplay, le immagini passano quasi tutte in secondo piano col crescendo della melodia, diventando quasi assordante, riportandoci all’attenzione perduta pochi istanti prima perché presi dalla noia. Insomma una vera e propria “star” a tutti gli effetti, un’amica che ci prende per mano per farci visitare nuovi strani mondi, una fedele compagna che ci afferrerà il cuore in molte occasioni ridestando in noi emozioni perdute… colei che senza ombra di dubbio porta ad un livello ulteriore tutta la produzione e che non la fa sprofondare nell’abisso.


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