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Lincoln: il perfetto film accademico che può piacere solo ai giurati degli Academy
Creato il 08 febbraio 2013 da PersogiadisuoSe ti piace guarda anche: Frost/Nixon: il duello, Django Unchained.
TRAMA
Abraham Lincoln è stato rieletto Presidente degli Stati Uniti d’America, ma il suo paese è da 4 anni in guerra. Per fermare la guerra che divide le due fazioni americane in guerra, vuole ratificare un emendamento che abolisce la schiavitù anche negli Stati del Sud. RECENSIONE Steven Spielberg, re di quel cinema spettacolare di Hollywood esploso a finire degli anni ’70, dopo averci fatto sognare con extraterrestri gentili, spaventare con squali feroci, stupirci con dinosauri, coinvolgerci nella saga d’avventura più celebre della storia, straziarci col suo racconto sull’Olocausto, ora vuol insegnarci un capitolo fondamentale di storia americana servendosi soltanto del dialogo, mezzo che nei suoi celeberrimi film non è mai stato cruciale.
Perché il cinema di Spielberg non era mai di battute, bensì di immagini. Dunque il regista ora sfida se stesso osando laddove non aveva mai osato e con l'aiuto del drammaturgo Tony Kushner (Angels in America) tenta l’ennesima sfida della sua carriera, perdendola. Perché Lincoln vorrebbe mostrare il potere persuasivo della parola ma non ci riesce: un esempio di ottima orazione politica al cinema era Frost/Nixon: il duello. Anche in tal caso il film era interamente dialogato, ma i dialoghi colpivano lo spettatore, senza lasciargli tregua: qui invece sortiscono l’effetto contrario, allontanando e assopendo lo sventurato spettatore. Ma Spielberg azzarda anche a livello tematico: smitizza in parte l’immagine dell’eroe nazionale Lincoln dipingendolo come una figura ambigua e succube della moglie, peccato che il tutto sia raccontato in modo troppo tedioso da risultare accattivante. Nemmeno come film divulgativo può essere promosso perché è tutto fuorché un film da mostrare nelle scuole americane, visto che Spielberg spiega che una delle tappe più importanti della politica americana fu raggiunta con l’inganno e con la corruzione. Che la politica sia basata spesso su compromessi morablmente discutibili è risaputo, ma in un periodo di tale sfiducia politica, mi auguravo di vedere un film in cui gli ideali di lealtà e libertà venissero esaltati come solitamente avviene in ogni rassicurante produzione hollywoodiana che si rispetti.
Lincoln resta un esemplare saggio di cinema accademico, compiaciuto e privo di emozioni, che riesce nel difficile compito di fare un film politico che non comunica né carisma né ideali, ma aderisce perfettamente, nella forma e nel contenuto, alla propria ragione d’essere: i fini giustificano sempre i mezzi. Spielberg ha diretto il film per arrivare agli Oscar, così come il suo Lincoln ha voluto il XIII emendamento per mettere fine alla guerra.
VOTO: 6 P.s. Evitate l’osceno doppiaggio italiano
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