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Linux nelle Scuole

Creato il 27 aprile 2010 da Dariovignali @dariovignali

Linux nelle ScuolePer tutti coloro che lavorano nell’ambito scolastico e sono indecisi o interessati a portare il Software Libero e i sistemi Linux nella didattica esiste un sito che offre un sacco di materiale, How-to e spiegazioni. Si tratta di www.scuola.linux.it . Vi posto di seguito anche un interessante articolo trovato sempre sullo stesso sito riguardante i vantaggi nel portare il Software libero nelle scuole.

Perchè usare Software libero?

Quando si discute di applicabilità del free software alla didattica e il suo uso nel mondo della scuola è utile distinguere due aspetti , ovvero l’uso del free software per insegnare informatica e l’uso dello stesso come piatta-forma per l’insegnamento di altre discipline.

Nel primo caso l’esistenza di sistemi software di base di cui si possa analizzare e modificare il sorgente è sicuramente molto utile a chi voglia insegnare gli aspetti più tecnici dell’informatica..

Nel secondo caso la situazione è molto diversa. Dal punto di vista dei tipi di software a disposizione, la scelta non fa grande differenza: si hanno più o meno le stesse funzionalità. Vi sono però altri aspetti di carattere didattico, tecnico, etico, economico che vanno tenuti in considerazione.

Motivi didattici:

  • dispone sia di interfaccia grafica che è utile per utenti “non professionali”(basso livello di alfabetizzazione informatica ) che di interfaccia a carattere, più funzionale per utenti “professionali” (alto livello di alfabetizzazione informatica)
  • lo studente è più consapevole di ciò che fa, di quali sono le modalità di funzionamento di comandi e procedure, di qual è la struttura del software
  • la disponibilità del sorgente e le quattro libertà permettono al docente ed allo studente di “metterci le mani”, apportando modifiche funzionali alle proprie esigenze.
  • favorisce la crescita autonoma dell’allievo
  • gli studenti possono portare lo strumento a casa
  • la documentazione è ricca e facilmente reperibile

La prima motivazione è strettamente legata al tipo di interfaccia con cui si può presentare il software libero in generale, ed il sistema operativo Linux in particolare: interfaccia grafica e interfaccia a carattere.

L’interfaccia grafica è spesso predisposta per facilitarne l’uso del software da parte di utenti meno esperti o per particolari applicazioni (con forte componente grafica). Ha però lo svantaggio di “coprire” quelli che sono gli effettivi meccanismi di funzionamento del software (comandi , procedure…). Inoltre mantenere una interfaccia user-friendly spesso comporta costi notevoli in termini di numero di operazioni eseguite in un determinato tempo e memoria occupata.

Usando Linux con interfaccia a carattere si hanno dei vantaggi dal punto di vista della didattica.dell’informatica.

Per prima cosa lo studente è portato ad acquisire maggiore consapevolezza del funzionamento del sistema operativo (comandi, procedure, funzioni…) e del software in generale. Ad esempio se i ragazzi compilano un programma Pascal con fpc in Linux, avranno come risposta una serie di informazioni che riguardano la compilazione, il file oggetto, gli errori di compilazione e si rendono conto che il compilatore non crea solo il file eseguibile.

Per l’uso da parte di utenti ad alto livello, come possono essere gli studenti di un istituto tecnico ad indirizzo informatico, è spesso più comodo usare l’interfaccia a carattere in quanto più essenziale ma anche più funzionale. Offre infatti migliore flessibilità e maggiore rapidità d’uso (il sistema non deve gestire finestre, icone, pulsanti e altre caratteristiche dell’interfaccia e i comandi sono facilmente ripetibili grazie alla possibilità di richiamarli con la freccia in su o con la funzione di completamento).

L’interfaccia a carattere può essere molto utile nel caso di ragazzi disabili. Essi molto spesso sono frastornati dalla eccessiva ricchezza di stimoli forniti dall’interfaccia grafica, che crea una sorta di “cortocircuito mentale”, impedendo loro di individuare le corrette procedure da seguire. Ho trovato un riferimento a tal proposito in un lavoro realizzato all’istituto “F. Besta” di Treviso dal prof. Angelo Magoga, insegnante specializzato, che si occupa di disabili psicofisici: Era sorta l’esigenza di avvicinare una ragazza, frequentante la terza classe dell’istituto, all’informatica superando le restrizioni imposte dal tradizionale sistema operativo Windows, basato esclusivamente sul “point & click”, per arrivare ad una serie di attività incentrate maggiormente sul ragionamento logico. Il sistema operativo Linux, basato sull’interfaccia a carattere, bene si presta a tale tipo di attività, eliminando la miriade di informazioni contemporanee (e spesso inutili) tipiche dell’interfaccia grafica che sono fonte di distrazione, quand’anche non di frustrazione, soprattutto per soggetti con capacità verso il limite inferiore della norma .”

E’ comunque da considerare che Linux dispone di una interfaccia grafica. L’ambiente grafico è gestito generalmente da X Window System (spesso detto semplicemente XX Window) che permette di offrire un’interfaccia grafica all’utente. Vi sono poi gli ambienti desktop: Gnome (è l’ambiente desktop di default di Red Hat Linux 7) e KDE. Sono flessibili e semplici da utilizzareIn questo modo è possibili utilizzare Linux anche con utenti non esperti, abituati all’interfaccia grafica di Windows e in generale per applicazioni a forte connotazione grafica (ad es. client grafici di posta, software per la creazione di pagine Web, per il trattamento immagini). E’ possibile reperire software libero sostanzialmente per tutte le esigenze: elaborazione testi, foglio di calcolo , visualizzazione prodotti multimediali, programmi didattici specifici. Questo permette di operare con software libero a tutti i livelli di alfabetizzazione informatica. e per ogni esigenza didattica (unico settore un po’ “critico” è quello delle applicazioni CAD, delle quali si trova spesso software libero ma non gratuito).

La disponibilità del codice sorgente è indispensabile a coloro che devono insegnare informatica e sistemi nelle scuole tecniche ad indirizzo informatico. Ad esempio un sistema operativo di buona qualità come Linux offre molte occasioni ad un insegnante di mostrare in dettaglio aspetti della costruzione del software che altrimenti dovrebbero essere trattati solo superficialmente o astrattamente. In questo tipo di insegnamento avere la possibilità di vedere dal vivo un prodotto complesso è di grande utilità.

La possibilità di esaminare il codice sorgente e di “metterci le mani” è importante al di là del fatto di essere in grado di farlo Questo, dal punto di vista didattico, significa poter adattare il software ai propri obiettivi didattici e alla situazione ambientale (strutture disponibili, macchine a disposizione, livello di alfabetizzazione informatica degli studenti) ma anche poter mostrare ai ragazzi “come funziona”. Ritengo molto significativa, a tal proposito, l’analogia proposta dal prof. Bernardi:

  • Il software proprietario corrisponde ad una “macchina a cofano sigillato”. Il cofano potrebbe anche essere trasparente, ma comunque questa macchina, può solo essere usata; non si può né studiare, né modificare, né può essere  copiata (prodotta) per un suo eventuale commercio…
  • Il software libero corrisponde ad una “macchina a cofano apribile”. Questa macchina oltre ad essere usata può essere studiata, modificata ed anche riprodotta…

Dell’automobile conosciamo molte cose ma non la sapremmo probabilmente riparare. Nel caso in cui avessimo qualche competenza di meccanica o elettronica saremmo in grado di studiare i meccanismi che la fanno funzionare e modificarli a nostro piacimento; le nostre conoscenze ci mettono comunque in grado di comprendere quali accorgimenti adottare per ottenere un buon funzionamento della macchina. Non è pensabile che tutti, studenti e insegnanti, siano così esperti da saper modificare il sorgente di un software ma è comunque importante che questo sia a loro disposizione. Insegnare ha come obiettivo far comprendere gli studenti, non ammaestrarli.

Strettamente legato alle osservazioni precedenti è il seguente aspetto: il software libero favorisce la crescita autonoma dell’allievo. In questo caso autonomia è intesa sia nel senso di capacità di intraprendere iniziative (ad es.:si interessa ad un programma e ne apporta delle modifiche a proprio vantaggio) sia in senso “tecnico” (sa “arrangiarsi” nella gestione del software, diventa esperto nella configurazione..) sia nel senso del lavoro personale(spesso non vi è un’unica strada per raggiungere un obiettivo). Infine è da considerare anche l’autonomia di scelta del software, che riguarda le scelte personali dello studente nel momento in cui si troverà a dover decidere quale utilizzare. Egli, all’inizio della scuola superiore, spesso conosce già il software proprietario e le sue caratteristiche; l’opportunità di conoscere il software libero gli permetterà di scegliere tra più alternative in base alla conoscenza di pregi e difetti delle varie possibilità.

Il software è paragonabile al libro di testo, soprattutto nei corsi di Informatica e Sistemi degli istituti tecnici ad indirizzo informatico. E’ uno strumento didattico indispensabile e sarebbe didatticamente assai limitante se gli studenti potessero utilizzarlo solo a scuola. Le libertà di copia e ridistribuzione permettono agli studenti di portare a casa lo strumento senza violare alcuna licenza . Queste libertà, unite alla alta compatibilità dei prodotti, permettono una condivisione del lavoro. Gli studenti possono scambiarsi materiale prodotto e operare in una sorta di cooperative-learning, senza dover lottare con i problemi di riconoscimento del formato e delle configurazioni tipici del materiale prodotto con software proprietario. Basti pensare quante volte capita che un file di testo scritto con una versione di Word per Windows risulti completamente illeggibile con un’altra versione di Word.

Un aspetto strettamente collegato al precedente è quello relativo alla documentazione.Grazie anche al lavoro del progetto GNU, è stata creata una grande quantità di documentazione sia su Linux che sul software libero in generale. La documentazione si può reperire nelle guide (solitamente delle directory /usr/doc/nomeprogramma.), nelle man pages, leggendo gli howto, oppure chiedendo aiuto in qualche newsgroup. In casi “disperati” si può cercare il sito principale del programma (di solito esiste), e controre se esistono mailing list dedicate. Ultima risorsa è contattare l’autore. Molta documentazione è prodotta dai LUG (Linux User Grup) ed è scaricabile liberamente e gratuitamente. Può essere utilizzata direttamente dagli studenti oppure dal docente per la produzione di dispense ad uso didattico.

Motivi economici:

§il costo rilevante delle licenze d’uso di software proprietario

§la scarsità di fondi per le scuole/istruzione

§si possono utilizzare anche macchine obsolete

Per quanto riguarda il costo delle licenze d’uso è emblematico quanto è accaduto in alcune scuole inglesi nell’estate del 1999.Prima dell’estate avevano deciso di passare tutti a una soluzione informatica basata su Windows NT. Avevano fatto i loro conti e avevano trovato i fondi del Ministero e le riduzioni e così via. Ma al ritorno della vacanze, piccola sorpresa: letterina dell’impresa che spiega che per semplificare lo schema delle licenze, le licenze sito (che loro avevano previsto [di acquistare] per pagare meno l’installazione di Windows NT sui PC) semplicemente erano soppresse.

La licenza sito è qualcosa del genere: voi siete 150 ma non usate tutti 150 nello stesso momento lo stesso programma; si fa una stima che 30 persone nello stesso momento usino Word, quindi in realtà Word è utilizzato su 30 postazioni alla volta. Io pago 30 licenze non 150: questa è una licenza sito, questa è la licenza che era prevista all’inizio dell’estate. Dopo l’estate avviene il cambiamento dello schema di licenza (la licenza sito non esiste più), quindi volete 150 copie? Pagate 150 licenze. Risultato: i responsabili delle scuole non erano molto contenti…”

La scuola in generale e la scuola italiana in particolare non nuotano nell’oro. Sarà sempre più necessario ridurre i costi, anche in vista della piena realizzazione dell’autonomia. In “circostanze normali”, una stazione di lavoro (per un esempio: Windows Xp + Office + compilatori + programmi grafici) può richiedere fino a 1.000 €. di software, da moltiplicare per il numero dei computer disponibili. La soluzione più diffusa consiste nell’installare programmi illegali con la complicità di rivenditori di pochi scrupoli e sperando di non incorrere in qualche guaio. Un’installazione standard per Linux, con StarOffice , Gimp e gcc costa al massimo 60 €., indipendentemente dal numero di macchine. Lo stesso vale, con differenze di costo ancora più marcate, per l’ambiente server.

Solitamente un computer che abbia più di tre anni viene considerato come uno strumento vecchio e quasi inutilizzabile. Questo accade perchè i programmi nuovi richiedono risorse di memoria e di velocità sempre più ampie, così da diventare inutilizzabili con un computer non recentissimo. Un modo per riutilizzare i “vecchi” computer è quello di utilizzare il “freesoftware”. L’utilizzo di macchine obsolete permette un notevole risparmio in termini di costi per l’hardware.

L’Assistenza tecnica inoltre è pressochè gratuita. Tutti i problemi (o quasi) possono essere risolti chiedendo aiuto su Internet, ma al prezzo di dover attendere 1-2 giorni per trovare una soluzione.

Motivi etici:

§educazione alla legalità

§libertà:economica: siamo docenti non piazzisti.

§libertà di insegnamento e autonomia didattica

§rispetto dei criteri di uguaglianza ed equità: il software libero permette accesso a più persone

Il software libero educa alla legalità, al rispetto delle licenze ponendosi contro la pirateria e la logica del “sottobanco”. Molto spesso i ragazzi usano a casa programmi copiati contravvenendo alle leggi sul copyright. E’ un’abitudine diffusa ma eticamente poco corretta. D’altra parte il costo delle licenze d’uso di molti software proprietari è proibitivo per quasi tutte le famiglie e quindi è inevitabile che ciò si verifichi. La scuola è un’istituzione educativa e in quanto tale ha il dovere di proporre ai propri studenti alcuni valori quali il rispetto delle leggi e del lavoro altrui.

L’idea di affidare ogni aspetto dell’informatizzazione della scuola e della società civile ad una sola ditta, la Microsoft, ha dei rivolti un po’ “monopolistici”. Per questo è opportuno che tutti (studenti, docenti e altri operatori) abbiano coscienza che esistono diverse alternative di pari e, in certi casi, migliore qualità anche se gratuite. Inoltre, dal punto di vista dell’etica professionale proporre solo ed esclusivamente i prodotti di un’azienda è poco corretto; si rischia di diventare dei “piazzisti” contribuendo alla creazione di una sorta di “sudditanza commerciale”.

Libertà di insegnamento e autonomia didattica:

“Uno dei problemi strettamente correlati alle scelte che il personale docente opera al momento della selezione degli strumenti didattici è la creazione di una dipendenza diretta dagli stessi strumenti scelti. Tale dipendenza può essere più o meno esplicita ma tuttavia esiste e non può essere trascurata, e coinvolge tanto l’aspetto diretto della didattica quanto l’aspetto della cultura e delle conoscenze che vengono acquisite dagli studenti. L’adozione di programmi liberi consente al personale docente di operare tale scelta in assoluta autonomia ovvero senza dipendere da alcuna politica aziendale più o meno volubile, in quanto legata agli interessi puramente economici delle aziende proprietarie di tali strumenti. In questo modo la scuola e i docenti in generale non sono più vincolati ad un fornitore unico e possono scegliere liberamente sia il fornitore del software che le diverse soluzioni software, a seconda delle esigenze didattiche.”

Il software libero permette l’accesso ad un numero maggiore di persone grazie alla possibilità di riutilizzo di hardware obsoleto (e quindi a basso costo) e di costi irrisori per il software. In questo modo non si creano discriminazioni e forti squilibri tra coloro che sono economicamente avvantaggiati, che quindi possono permettersi computer e software sempre aggiornati, e coloro che invece dispongono di scarse risorse economiche. Allo stesso modo in cui stiamo attenti a non gravare con costi eccessivi sul bilancio delle famiglie quando organizziamo le uscite di istruzione o altre attività scolastiche, così al momento di proporre l’uso di un software in ambito didattico è opportuno fare le stesse considerazioni.

Motivi tecnici

I motivi tecnici sono riferiti in particolare al sistema operativo Linux:

§è un sistema multiutente e un sistema di rete

§due punti di forza: sicurezza e affidabilità

Linux si presenta come possibile sistema operativo ideale per i laboratori scolastici soprattutto perché è un sistema multiutente.e un sistema di rete, cioè è nato apposta per gestire molti utenti tramite account, per funzionare assieme ad altre macchine e per accedere a Internet.

Uno dei problemi che affliggono le scuole è la difficile gestione delle macchine affidate agli studenti. Un computer Windows 98 o 2000 è soggetto a manomissioni più o meno involontarie che possono rischiare di comprometterne il funzionamento o comunque di modificarne le caratteristiche. In pratica succede che in molti laboratori scolastici periodicamente si devono fare interventi di manutenzione software al solo scopo di mantenere le macchine in grado di funzionare.

Installando un sistema per la centralizzazione della gestione degli account (ad esempio un server NIS- Network Information Service) e definendo lo spazio delle home degli utenti sul disco di un’unica macchina (che può o non può coincidere con il server NIS) montandolo su tutte le altre stazioni con NFS (Network File System) si hail vantaggio di dovere definire una sola volta gli utenti, che solitamente sono numerosi (…) e che cambiano, almeno parzialmente, ogni anno. In più lo studente si trova a lavorare nello stesso ambiente sia a livello di interfaccia che di spazio su disco, qualsiasi sia la macchina che decide di utilizzare. In questo modo non occorre più procedere al “rito” dell’assegnazione dei computer ai singoli studenti con vincolo di indissolubilità per tutta la durata dell’anno scolastico e si evita anche l’inconveniente del ragazzo di terza che trova il proprio ambiente di lavoro completamente stravolto (icone spostate o scomparse, sfondo cambiato, file cancellati e tanto altro ancora) per colpa del compagno “cattivo” di quinta.

A tale proposito giova ricordare (ma questa non è tanto una prerogativa del NIS, quanto di un qualsiasi sistema operativo “serio”) che nessuno studente, in un laboratorio “Linux” può installare software a suo piacimento, cancellare file al di fuori della propria home o comunque danneggiare in qualche modo una stazione di lavoro, almeno che non riesca ad impadronirsi della password di root o non colpisca il computer con una mazza da baseball…”

I due punti si forza di Linux:

·Sicurezza: interna (vedi osservazioni fatte sopra sulla gestione multiutente) ed esterna (le possibilità di attacco da parte di virus o di intrusioni dall’”esterno” sono nettamente inferiori rispetto ad altri sistemi (praticamente quasi inesistenti).

·Affidabilità: gli episodi di crash sono molto meno frequenti rispetto ad un sistema Windows.

Motivi burocratici

L’acquisto di un calcolatore, la realizzazione di una rete interna, la connessione a Internet prevedono pratiche che possono richiedere decine di passaggi: tre preventivi a tre diverse ditte, l’approvazione da parte del dirigente scolastico e di quello amministrativo, del collegio dei docenti, del consiglio d’istituto… Con il software libero e la possibilità di riutilizzo di macchine obsolete già presenti nella scuola permettono di eliminare molti dei passaggi sopra citati a vantaggio di una procedura più snella e veloce.

Motivi culturali

§il patrimonio culturale informatico dovrebbe essere liberamente fruibile a beneficio di tutti

§analogia tra metodo scientifico ed Open Source

Ognuno dovrebbe essere autorizzato a leggere e rielaborare il software esistente, perché il patrimonio culturale informatico possa accrescersi a beneficio di tutti gli utenti.

Nel saggio “Verso un’etica del software” pubblicato ne “Il giornale dell’Ingegnere” (http://animal.unipv.it/GNU/) si legge: come ciascuno può leggere quello che da altri è stato scritto e rielaborare le idee ivi contenute, come ciascuno può utilizzare le dimostrazioni di matematica e le teorie di fisica per i propri scopi, allo stesso modo ognuno dovrebbe essere autorizzato a leggere e rielaborare i programmi esistenti, perché il patrimonio ‘culturale’ informatico possa accrescersi a beneficio di tutti gli utenti di calcolatori e, più in generale, per un utilizzo proficuo della tecnologia attuale.

Il software proprietario è come una cattedrale, costruita solo da un architetto e dalle sue maestranze. Nessuno al di fuori di loro conosce i segreti della sua costruzione e pochi avranno il permesso di contribuire all’edificazione di qualche parte. Il software libero invece è paragonabile a un bazaar, un sistema basato su una fitta rete di contatti in cui tutti possono partecipare e collaborare.

Riguardo all’analogia tra metodo scientifico e sviluppo del free software riporto di seguito una riflessione di Roberto Di Cosmo : molte teorie scientifiche sono di difficile verifica sperimentale, tanto è vero che solo pochi specialisti hanno i mezzi per ripetere le esperienze che ne rappresentano la base sperimentale. Nonostante ciò la comunità scientifica nel suo complesso rappresenta una garanzia sulla controllabilità delle asserzioni contenute nelle teorie scientifiche. Quindi se è vero che l’analisi del codice sorgente di un programma alla ricerca delle cause di un malfunzionamento o di un possibile miglioramento è una attività alla portata di pochi specialisti, ciò non deve indurre nell’errore di sottovalutare l’importanza della pubblica disponibilità del sorgente. Infatti anche se pochi sono gli specialisti che sanno effettivamente scrivere e controllare software, su scala mondiale si tratta di un gruppo che è assai consistente. Grazie alla presenza di un potente strumento di comunicazione come Internet, lo scambio di informazioni si è talmente sviluppato da creare una comunità internazionale di programmatori che ha dinamiche non dissimili da quelle della comunità scientifica.”



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