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Listopia II - La vendetta: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261-280)

Creato il 01 giugno 2015 da La Stamberga Dei Lettori

L'avevate amata. L'avevate richiesta a gran voce. Finalmente, dopo mesi di assenza, torna la versione riveduta e corretta di Listopia. I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita. Tranquilli, non vi riproporremo con gli aggiornamenti i cinquanta appuntamenti della vecchia versione, datata 2006, ma solo le aggiunte apportate e mantenute fino all'ultima, quella del 2012, che - vi anticipiamo - non si limitano a libri usciti dopo il 2005 ma rivoluzionano un po' anche le liste dei secoli precedenti.
Anche stavolta, forse più che mai, la vostra granitica certezza di aver letto di tutto ne uscirà scalfita e sanguinante: cimentatevi con noi a spuntare i libri già letti e a insultare quelli la cui presenza nella lista è assolutamente immeritata!


Listopia II - La vendetta: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#261-280)

261. Memorie dall'Aldilà - Joaquim Maria Machado de Assis (1880) [Aggiunto nella lista 2008]

Il testo più noto e dirompente di uno dei massimi esponenti della letteratura dell'ottocento brasiliano. Pubblicato nel 1881, fa parte di una trilogia introvabile in Italia da anni. Un eccentrico romanzo costituito da 160 piccoli capitoli ricchi di surreali associazioni e digressioni, dove si immagina con cinico scetticismo un autore che racconta in prima persona le sue memorie dall'oltretomba. Machado de Assis segna così la sua distanza dal romanticismo e l'arrivo alla totale perdita di ogni illusione sull'essere umano e alla visione grottesca e delirante della vita, anticipando Luigi Pirandello, Marcel Proust e Henry James.


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262. Enrico il Verde - Gottfried Keller (1880) [Aggiunto nella lista 2008]

Il romanzo Enrico il Verde (1880), considerato il capolavoro di Gottfried Keller, si sviluppa sull'ombra del Goethiano Wilhelm Meister e appartiene alla tradizione del «romanzo di formazione» tedesco. Il personaggio e la vicenda narrata rispecchiano in gran parte la natura e la vita dell'autore, spirito ribelle, rimasto orfano del padre e cresciuto senza una guida sicura ma dotato di forte sensibilità artistica. Secondo Ladislao Mittner Enrico il Verde «è la migliore autobiografia poetica della letteratura tedesca dopo Poesia e verità di Goethe: storia della progressiva conquista di un'eccezionale serenità morale, ma anche, e soprattutto, documento felicissimo della conquistata serenità estetica; in particolare il linguaggio di Keller - limpido, preciso, densissimo e pur mirabilmente lieve - può essere accostato soltanto a quello del Goethe dell'autobiografia e dei romanzi».


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263. Il crimine di Padre Amaro - Eça de Queirós (1875) [Aggiunto nella lista 2008]

Proprio la domenica di Pasqua si seppe a Leiria che il parroco della cattedrale don José Miguéis era morto all’alba per un colpo apoplettico. Era un uomo sanguigno e grasso, considerato fra il clero diocesano il più ghiottone dei ghiottoni. Circolavano in città storie singolari sulla sua ingordigia. Il farmacista Carlos, che lo detestava, vedendolo uscire di casa dopo il pisolino pomeridiano con la faccia accaldata e completamente sazio, spesso commentava:«Ecco il boa che digerisce… Prima o poi scoppierà!»In effetti scoppiò dopo una cena a base di pesce proprio quando di fronte, nella casa del dottor Godinho, che compiva gli anni, si ballava animatamente la polka. Nessuno lo rimpianse e pochi parteciparono al suo funerale, d’altronde non era molto stimato in città. Campagnolo, aveva modi rozzi da contadino, voce roca, orecchie pelose e lessico volgare. Non era mai piaciuto alle devote; ruttava in continuazione dentro al confessionale. Avendo sempre vissuto in piccoli villaggi o sulle montagne non conosceva certe raffinatezze della fede e per questa ragione aveva perso, fin dall’inizio del suo servizio a Leiria, quasi tutte le penitenti che gli avevano preferito il cortese padre Gusmão, molto delicato con le parole. Quando le poche fedeli che gli erano rimaste lo cercavano per confessargli le loro inquietanti visioni, lui brontolava...


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264. Pepita Jiménez - Juan Valera (1874) [Aggiunto nella lista 2008]

Pepita Jiménez di Juan Valera traduzione a cura di Gianluca Armenzoni. Pepita Jiménez è forse il romanzo più famoso tra quelli scritti da Juan Valera, colto uomo di lettere spagnolo noto soprattutto come critico e saggista.L'autore ha scelto di dividere il romanzo in tre parti, combinando la forma di romanzo epistolare a quella tipica del periodo realista. La prima parte è occupata dalle lettere che il protagonista, Don Luis de Vargas, ricco ereditiere ma ormai deciso seminarista, scrive allo zio vicario, nonché sua guida spirituale. Luis si è recato in visita al paese natale, in Andalusia, dove però incontra una giovane donna, Pepita Jiménez, promessa sposa di suo padre Don Pedro, cacique del villaggio. Grazie alla prospettiva soggettiva delle lettere il lettore può leggere nell'animo del giovane seminarista e assistere al suo continuo cambiamento fino all'innamoramento della bella Pepita, nonostante gli avvertimenti dello zio e le sue decise rassicurazioni.Nella seconda parte del romanzo, intitolata Paralipomeni, il narratore completa i fatti avvenuti dopo che i due si sono innamorati, inserendosi come un vero e proprio narratore onniscente in terza persona. Così veniamo a sapere che dopo il primo bacio rivelatore, i due giovani si pentono del gesto compiuto. Pepita si chiude in casa e diventa irraggiungibile mentre Luis decide di anticipare la propria partenza. Ma grazie anche all'intervento della saggia Antonona, la domestica di Pepita, i due innamorati s'incontrano di nuovo e, dopo qualche momento di crisi, riescono a chiarirsi e a dichiarare il reciproco amore.La terza e conclusiva parte del romanzo contiene le lettere che il cacique Pedro ha spedito al fratello per tenerli informato sulla situazione di Pepita e Luis. Così sappiamo che i giovani sposi hanno intrapreso un lungo viaggio e messo al mondo un figlio e che ora vivono felici nella loro casa ornata di altari cattolici e di statue pagane.Nella vicenda narrata è chiaro il conflitto tra le aspirazioni individuali e l'adeguamento alle norme sociali. Sarà l'irrompere improvviso di un sentimento sconosciuto, l'amore, a costringere i due protagonisti a gettare la maschera e dare sfogo alle proprie, autentiche necessità personali. L'amore, in prospettiva platonista, è anche la molla che consente l'azione, rompendo gli indugi e l'isolamento nel quale i due giovani si erano costretti.Pepita Jiménez è il personaggio principale. Ella è una giovane di vent'anni ma già vedova poiché il vecchio zio che fu costretta a sposare è morto dopo pochi anni di matrimonio. Valera la descrive come una donna singolare, una vera propria eroina, dotata di una sensibilità e una pace interiore senza pari. Fisicamente attraente anche se non vistosa, così come discreto e il suo modo di vestire. Di Pepita colpiscono soprattutto le mani, sulle quali l'autore si sofferma più di una volta, descrivendole come bianchissime e affusolate?


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265. Martín Fierro - José Hernández (1872) [Aggiunto nella lista 2008]

«Il Martín Fierro non è la Bibbia, certo. Però è un testo nel quale, per motivi diversi, noi argentini ci riconosciamo, un appiglio per raccontarci qualcosa della nostra storia e sognare il nostro futuro.» Così si esprime Papa Francesco parlando del grande classico della letteratura sudamericana scritto da José Hernández alla fine dell’Ottocento. Composto in lingua creola, il poema narra in prima persona il dramma di un gaucho strappato dalla terra e dalla famiglia, costretto ad arruolarsi nell’esercito e diventato poi disertore e vagabondo. Solo dopo anni di vita selvaggia negli spazi sconfinati della pampa, Martín ritrova i figli e un lavoro: il suo indomito anelito di libertà si è riconciliato con la possibilità di un ritorno alla vita in comunità. Prima ancora che un poema epico in astratto, il Martín Fierro è un’opera di denuncia, che si oppone alla politica ufficiale precedente alla grande immigrazione europea, proponendo un’integrazione del gaucho nel Paese in costruzione. Il protagonista, delinquente, si trasforma in eroe nazionale e la sua epopea picaresca incontra grande fortuna, estendendosi rapidamente dagli ambienti letterari a quelli popolari ed entrando a far parte della tradizione orale argentina.


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266. Tarda estate - Adalbert Stifter (1857) [Aggiunto nella lista 2008]

Tarda estate, qui tradotto per la prima volta in italiano, è il capolavoro di Adalbert Stifter, scrittore austriaco di metà Ottocento, considerato da Thomas Mann “uno dei più strani, profondi, celatamente arditi e travolgenti narratori della letteratura universale”. Il romanzo narra la storia della formazione spirituale di Einrich Drendorf, un giovane di estrazione borghese, inizialmente votato allo studio delle scienze naturali. Del suo lungo cammino verso il sentimento del bello e la vastità del sapere – che si inoltra sin nei più reconditi sentieri dell’Arte e della Storia, con pagine di esemplare eleganza concettuale – è, carismatico ispiratore e vigile guida, l’anziano barone Risach, la cui dimora, la “casa delle rose”, sottende invece all’evolversi di relazioni sentimentali, luogo dell’amore perduto e rinnovato quasi ad equo ripristino di un equilibrio, a utopico e poetico disegno che unifica tutto il romanzo. Quanto ebbe a scrivere un critico severo come Nietzsche, Tarda estate “è uno dei grandi libri della letteratura tedesca e merita di essere letto sempre di nuovo”.


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267. Lo stagno del diavolo - George Sand (1846) [Aggiunto nella lista 2008]

Lo Stagno del Diavolo (i 846) è certamente uno dei più conosciuti romanzi di George Sand. Fu senza dubbio il particolare suo carattere di umanità e di bontà, presente in ogni pagina, fu la rappresentazione dell'eterno sentimento d'amore, ridotto ai minimi termini, disossato e liberato dalle complicazioni e dalle sovrastrutture sotto le quali l'avevano soffocato secoli di civiltà e di buone maniere, che ne hanno assicurato l'immediato successo. La delicatezza dello stile nel descrivere il risorgere dell'amore nell'animo dei ,wmplici, nel tratteggiare le sfumature più sottili di questo sentimento, nel farlo vibrare all'unisono con ambiente natura 'e circostante, rendono indimenticabili este pagine,Gli George Sand. Il Marchese di Villemer (186o), che viene pubblicato di seguito al primo romanzo breve, appartiene alla parte finale della produzione della Sand, costituita da racconti irti di romanzesche avventure sentimentali, ambientati in un fittizio mondo aristocratico, che vivono soprat-, tutto di intuizione e di indagine psicologica. Sono due romanzi che documentano uno degli aspetti caratteristici della cultura ottocentesca, quello che, innestandosi profondamente nel romanticismo, continua il filone iniziato in Francia da Rousseau, volto ad illustrare la sensibilità dell'uomo, alla luce della teoria che lo vuole buono e felice su questa terra.


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268. Facundo, o civiltà e barbarie - Domingo F. Sarmiento (1845) [Aggiunto nella lista 2008]


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269. Un eroe del nostro tempo - Mikhail Lermontov (1840) [Aggiunto nella lista 2008]

Il ritratto di Grigorij Aleksandrovic Pecorin, protagonista di Un eroe del nostro tempo, è tracciato nel romanzo partendo da tre diversi punti prospettici. Se ne ottiene una figura a tre dimensioni, inafferrabile, contraddittoria, misteriosa, ma proprio per questo particolarmente viva e affascinante. Noi vediamo Pecorin attraverso gli occhi del capitano in seconda Maksim Maksimyc, uomo russo, ma profondamente radicato nella natura e nella cultura del Caucaso, lo vediamo poi attraverso gli occhi dell’autore-narratore, uomo russo che vive delle contraddizioni e delle aspirazioni dell’intelletto e della cultura russa del tempo, lo vediamo infine attraverso gli occhi suoi stessi, partecipi così degli slanci, delle pulsioni e delle frustrazioni di uno spirito russo eternamente peregrino e incapace di giungere al proprio compimento. Questo effetto di “moltiplicazione dei punti di vista” che sottintende la ricerca di una forma romanzesca oggettivata si rafforza ulteriormente grazie alla sfasatura della successione cronologica delle cinque narrazioni che compongono quello che è stato definito “il primo romanzo psicologico russo”: i racconti Bela, Maksim Maksimyc, Taman’, La principessina Mary, Il fatalista.


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270. Camera Obscura - Hildebrand (1839) [Aggiunto nella lista 2008]


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271. The Lion of Flanders - Hendrik Conscience (1838) [Aggiunto nella lista 2008]

With his third novel, The Lion of Flanders, Hendrik Conscience won his place in the literature of the world, which he held to the end of his busy career; the titles of his books mount up to a hundred.But while he was hailed as a great author by all Europe, the deeper and more enduring value of his work, which is the rehabilitation of a language and the founding of a literature, was understood only in Belgium itself and in Holland.


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272. Evgenij Onegin - Alexander Pushkin (1833) [Aggiunto nella lista 2008]

Uno spreco, una storia d'amore mancata, l'impossibile accordo tra educazioni sentimentali ispirate a modelli letterari diversi, la vita stritolata nelle divergenze fra civiltà e natura.
L'incontro di Evgenij e Tatiana nella campagna russa, la lettera d'amore della signorina di provincia al giovane dandy, il duello con cui questo uccide l'amico, i suoi viaggi e infine l'arrivo a Pietroburgo per riconoscere Tatiana nelle vesti di altera principessa legislatrice di salotti e innamorarsene perdutamente: Puskin racconta questa tragica storia con grande levità di toni.


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273. Vita di un perdigiorno - Joseph von Eichendorff (1826) [Aggiunto nella lista 2008]

Gli elementi principali di questo romanzo, scritto in parte in prosa e in parte in versi, sono la natura e la relazione che l'uomo ha con essa: per Eichendorff infatti natura significa libertà.
Il protagonista, Taugenichts, è un ragazzo la cui famiglia vive in un mulino; egli viene sempre chiamato in questo modo, che significa Perdigiorno, anche dai suoi genitori. Una mattina di primavera si sveglia e decide di partire all'avventura per il mondo accompagnato solo dal suo violino.


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274. Considerazioni filosofiche del gatto Murr - (1816) [Aggiunto nella lista 2008]

Nelle Considerazioni filosofiche del gatto Murr, frammentaria autobiografia romanzata del 1820-22, in cui ricompare la figura di Kreisler, alter ego dell’autore e già protagonista dei Dolori musicali del direttore d’orchestra Johann Kreisler (1809), il gatto Murr, personificazione di filisteismo borghese, fa da contrappunto alla tragedia della follia incombente in un’atmosfera di assurdità surreale, resa con analitico realismo.


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275. Michael Kohlhaas - Heinrich von Kleist (1810) [Aggiunto nella lista 2008]

Attorno alla figura di Michael Kohlhaas, Kleist ha costruito un racconto che, per forma e per contenuti, non ha confronti nella letteratura tedesca e che, non a caso, Kafka diceva di leggere in maniera vorace e selvaggia, perfino quasi senza capirne tutte le tortuose trame narrative. È la storia di un uomo retto nel quale un grave sopruso subito da parte di un nobile ha acceso un'inestinguibile sete di giustizia e di vendetta e provocato una ribellione violenta e fatale. Il lungo percorso seguito da Kolhaas attraverso tutti i gradi e le istanze ufficiali della giustizia è accompagnato da un consenso di popolo ma anche da una serie di lutti e di devastazioni che si concluderanno solo con la pubblica esecuzione e morte dell'eroe.


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276. Enrico di Ofterdingen - Novalis (1802) [Aggiunto nella lista 2008]

Filosofo della natura, rabdomante dei misteri della notte, Friedrich von Hardenberg, alias Novalis (1772-1801), apparve e scomparve come una folgore nel firmamento del romanticismo tedesco, lasciando dietro di sé un bagliore che seguitò a rischiarare l’immaginario poetico fino a oggi. Il fiore azzurro che per tutto l’Ottocento varrà come cifra della poesia sboccia nel suo romanzo Enrico di Ofterdingen (1802), storia di un’iniziazione alla parola poetica in cui il viaggio del protagonista attraverso una Germania dall’aura medioevale è allegoria di un cammino alla conquista della verità del sogno. La discesa fra i segreti del grembo della terra e del libro della natura, l’incontro con il bel volto di Mathilde e la sapienza di Klingsohr segnano le tappe di un progresso dell’anima, di un itinerario poetico dove soltanto la visione disserra gli arcani dell’essere. Alchimia di una prosa che fluisce liquida come le acque azzurre in cui sprofonda il sogno di Enrico e di uno stile perennemente in bilico fra l’incanto della fiaba e la lucidità della speculazione. Enrico di Ofterdingen rappresenta la suprema realizzazione di ciò che Novalis intendeva per poesia: «una follia secondo regola e con piena consapevolezza».


277. Anton Reiser: un romanzo psicologico - Karl Philipp Moritz (1795) [Aggiunto nella lista 2008]


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278. Il sogno della camera rossa - Ts'ao Hsueh-ch'ín (1792) [Aggiunto nella lista 2008]

"Come il Tao, Ts'ao Hsüeh-ch'in insegue una forma suprema, che insinua il meraviglioso nel banale, il vero nel falso, l'irreale nel reale... e ogni opposto prende il luogo dell'altro in un gioco di riflessi che non ha fine... forse nessun romanziere occidentale possiede l'oggettività di Ts'ao Hsüeh-ch'in: l'occhio chiaro e comprensivo, che fonde severità e dolcezza nella precisione della giustizia; l'intelligenza che maschera l'implacabilità del fato con la dolcezza soave dei modi. Cosi l'ambizione della letteratura moderna dopo Cechov è stata realizzata in questo libro, in questa cattedrale incompiuta, da un grande artista che diceva di averlo scritto per gioco, per ingannare la noia delle sere piovose." (Pietro Citati)


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279. L'avventuroso Simplicissimus - Hans J. Grimmelshausen (1668) [Aggiunto nella lista 2008]

L'avventuroso Simplicissimus (Der abenteuerliche Simplicissimus Teutsch) è un romanzo picaresco in stile barocco, scritto nel 1668 da Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen, e pubblicato l'anno seguente.
Il sottotitolo dell'opera recita: "Vita dello strano avventuriero chiamato Melchior Sternfels von Fuchshaim: precisamente dove ed in che maniera venne a questo mondo, cosa vide, apprese, sperimentò e sopportò in esso; anche, come mai di nuovo lo abbandonò di sua spontanea volontà".
Ispirato agli eventi tragici della Guerra dei trent'anni, che avevano devastato la Germania dal 1618 al 1648, è considerato il primo romanzo di avventura in lingua tedesca. Lo storico Robert Ergang, sulla scorta dell'opera Quellen und Forschungen zur Lebensgeschichte Grimmelshausens di Gustav Könnecke, asserisce che "gli eventi narrati nel Simplicissimus possono assai a fatica essere definiti autobiografici, dal momento che Grimmelshausen condusse una vita pacifica in cittadine e villaggi quieti ai margini della Foresta Nera... il vissuto del libro non viene dalla sua esperienza diretta, quanto piuttosto è un miscuglio di elementi del passato, frammenti di storie udite, e la sua stessa fervida immaginazione". Questo romanzo esercitò una profonda influenza sulla letteratura tedesca ed inaugurò la fortuna degli Schelmenromane ("romanzi di birbanti") fondati, come i romanzi picareschi spagnoli, su vicende di bizzarri personaggi un po' sciocchi ed un po' bricconi, tra satira ed ironia. A differenza del romanzo picaresco spagnolo l'opera non presenta però interesse per la lotta delle classi e dei ceti sociali: è una grande metafora dell'ansiosa ricerca di nuovi valori, tipica dell'età barocca. (fonte: Wikipedia)


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280. Historia verdadera de la conquista de la Nueva España - Bernal Díaz del Castillo (1632) [Aggiunto nella lista 2008]

Ninguna de las crónicas de la conquista del Nuevo Mundo alcanza el valor literario e histórico de La Verdadera Historia de la Conquista de la Nueva España, un acontecimiento histórico que cambió al mundo para siempre, narrado por uno de sus protagonistas. Esta es una obra de Bernal Díaz del Castillo, quien nos narra el proceso de la conquista de México de una manera ruda, aunque sencilla, ágil y directa. Cada página es un retrato pintoresco plagado de detalles y aventuras. Leer su libro es transportarse al pasado y vivir al lado de un soldado todos los sucesos de la conquista: descripciones de lugares, relatos de personajes, anécdotas, críticas agudas y angustiantes relaciones de fatiga y peligros enfrentados.



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