Magazine Diario personale

Little Italy o ghetto?

Da Mel. @PopoloMigrante
Qualche giorno fa, vista la tregua dal caldo delle settimane passate, io e mio marito ci siamo finalmente decisi a visitare Toronto. Nonostante infatti viviamo a Buffalo ormai da tre anni, di Toronto avevamo visto soltanto l'aeroporto. Armati di santa volonta', abbiamo varcato il confine e in circa un paio di ore ci siamo ritrovati nel centro della citta'. La prima cosa che mi e' venuta in mente, una volta arrivati, e' che era stato un errore andare: mi piace vivere a Buffalo, ma io, fondamentalmente, amo vivere in citta', se poi il centro e' come quello di Toronto! Mi sono sentita rinascere in un istante. Quelle strade piene di gente, quei palazzi nuovi, le strade piene di traffico ma comunque dall'aspetto ordinato e non troppo caotico (cioe' io non ho sentito un solo clacson suonare)...ripeto, e' stato un errore! Ho iniziato a dire a mio marito che avremmo potuto cercare lavoro li' e cose del genere. Sembrava quasi che non fossi mai stata in una citta' e questo credo possa lasciare immaginare la differenza con l'ambiente Buffaliano :/ Downtown Buffalo e' carino, molto per certi versi, e, a differenza di molte citta' americane, ha quel tocco storico che fa bene all'anima di un'europeo espatriato, ma in generale non e' che sia cosi' pulsante di vitalita'. A volte mi e' capitato di vedere solo una manciata di persone attraverare le strade o passeggiare per le vie del centro. Insomma non proprio una citta' giuovane per i giuovani (o almeno questa e' la mia impressione).E quindi, dopo un po' di minuti, ci siamo ritrovati in Corso Italia!Abbiamo fatto un giro veloce in macchina e ci siamo diretti verso il quartiere italiano. Bisogna dire che vivendo a pochi minuti dal confine, basta accendere TV o radio e si possono vedere o ascoltare le trasmissioni canadesi. Alcune di esse sono in italiano, altre sono proprio quelle italiane (mi ricordo che quando vivevamo ancora in campus, la TV riceveva un canale che, tra le altre cose, trasmetteva una rubrica del TG2, Costume e Societa', o qualcosa del genere). Quando guido (soprattutto quando sono sola) mi piace ascoltare la radio e a volte mi capita di ascoltare proprio quella di Toronto. Non l'ascolto per la musica italiana (visto che trasmettono spesso musica di altri tempi o di cantanti che in Italia non hanno poi grande seguito - in particolare mi pare abbiano una fissa per Dolcenera, bah!), la cosa che mi diverte tantissimo e' la pubblicita'. Si passa da una canzone, a volte carina, alla sponsorizzazione del provolone in saldo alla bottega di Salvatorevattelappesca! E' veramente esilarante :) Anyway, incuriosita dalla tanta pubblicita', ho voluto visitare quella che sembra essere una delle piu' grandi comunita' italiane all' estero (Wikipedia: Si stima che le persone di origine italiana residenti a Toronto siano superiori a 500.000. Il primo quartiere dove si insediarono gli italiani fu quello di College, successivamente si spostarono a Saint Clair denominata dal 1988 col nome aggiuntivo Corso Italia.).E quindi, dopo un po' di minuti, ci siamo ritrovati in Corso Italia!
Little Italy o ghetto?
Little Italy o ghetto?
La differenza, a livello urbanistico, col centro che avevamo visitato poco prima e' evidente. In soldoni, basti dire che i palazzoni moderni, in Corso Italia (St. Clair Avenue West), lasciano il posto a negozietti come quelli che si trovano ancora in qualche paesino italiano: piccoli, con gli scaffali se sanno di antico, e pieni di biscotti, caffe', pasta, olio e altri prodotti italiani. Noi ne abbiamo approfittato e abbiamo comprato qualcosina (anche se a Buffalo c'e' di buono che i molti prodotti italiani - compresi i biscotti Mulino Bianco- si trovano facilmente nei supermercati), abbiamo bevuto un ottimo caffe', mangiato un buon gelato e scambiato quattro chiacchiere con i vari commercianti, tutti molto simpatici e gentili.Faceva un po' effetto camminare per le strade e sentire parlare in calabrese stretto o in altri dialetti o in quel misto di dialetto e inglese che spesso si sente nei film sugli emigrati. All'inizio era anche piacevole, dopo un po' pero' mi e' presa una specie di tristezza. Ho osservato le varie vetrine, e tra il negozio Valleverde e quello Wind (a chi cavolo telefoneranno mai con la Wind dal Canada???), mi e' venuto in mente che piu' che una bella Little Italy quello fosse un vero e proprio ghetto. Italiani che vivono a stretto contatto con italiani, che lavorano per gli italiani e che comprano dagli italiani (non sia mai che uno compri delle scarpe in un negozio canadese, non vogliamo mica che u ziu Pinuzzu si offenda!). Non so, ma per quello che ho visto in un pomeriggio, mi e' come venuta l'impressione che le persone che vivono e lavorano in quel quartiere (cosi' come in tutte le Little Italy sparse per il globo) non si siano poi tanto integrate nel Paese che le ha accolte, che abbiano cercato di ricreare il posto che hanno lasciato. che vivano in un surrogato di Italia...A Buffalo e' presente una comunita' italica abbastanza nutrita. Molti sono italiani di seconda o terza generazione (e oltre). La maggior parte non parla italiano e di italiano ha praticamente ormai solo il cognome. Io, personalmente, conosco alcuni ragazzi e ragazze italiani che vivono a Buffalo, ci frequentiamo di tanto in tanto, ma non potrei chiudermi in un ghetto italico. Io spero di integrarmi al meglio nel Paese che mi ha accolto (ci provo almeno!) e di non vivere una vita facendo finta di essere altrove.La prossima settimana a Buffalo ci sara' l'Italian Heritage Festival e io mi auguro proprio di poterci andare, portandomi dietro la consapevolezza pero' che durera' giusto un paio d'ore e che poi mi immergero' di nuovo nella realta' quotidiana che e' quella degli Stati Uniti, il Paese in cui vivo.

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