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LITTLE SISTER di Hirokazu Kore-eda (2015)

Creato il 30 dicembre 2015 da Ifilms
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Scritto da Lucrezia Variale
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 30 Dicembre 2015
Hirokazu Kore-Eda   little-sister Dopo la vittoria del Premio della Giuria a Cannes nel 2013 con Father and Son, Hirokazu Kore-eda torna a parlare di drammi familiari in Little Sister, stavolta con un occhio più benevolo e toni più leggeri rispetto al passato. Questa inversione di stile non corrisponde a una nuova sorgente creativa, ma piuttosto sembra che una simile modalità di narrazione, buonista e rilassata, non sia nelle sue corde.    In seguito alla morte del padre che le ha abbandonate da piccole, tre sorelle si mettono in viaggio per partecipare al suo funerale. Lì incontrano Suzu, la sorellastra rimasta sola con la matrigna, e la invitano a trasferirsi in città per vivere tutte insieme. Ancora una volta, al centro delle riflessioni del regista c’è l'egoismo degli adulti e la loro difficoltà nell’assumersi qualsiasi responsabilità. In questo caso però, invece che sul giudizio duro nei confronti dell’incapacità di amare, caratteristico delle opere precedenti, viene posto l’accento sulla possibilità di trovare affetto e protezione in modi altri: la famiglia è dove si costruiscono legami, qualunque essi siano. Ampio risalto viene dato, infatti, al rapporto tra le quattro ragazze e la proprietaria di un ristorante locale, per loro diventata quasi una madre adottiva. Anche il cibo assume valore di metafora della gioia dello stare insieme, oltre che dell’importanza delle tradizioni e dei ricordi.    Nonostante i numerosi e interessanti spunti, per altro tipici della sua produzione, Kore-eda non coglie nel segno. I pochi episodi significativi sono diluiti in una sceneggiatura dispersiva, a tratti anche noiosa. Curiosi sono i movimenti di camera: lenti, lentissimi ma sempre presenti, quasi a sottolineare l’andamento di tutto il film.    Che Little Sister sia l’inizio di un nuovo corso? Chissà. Sicuramente privato di quel cinismo che ha permeato finora la sua produzione, il discorso portato avanti perde forza e non colpisce lo spettatore nei suoi angoli più nascosti. La pecca più grande del film è quella di restare in superficie. Non possiamo che augurarci che Kore-eda ritrovi la strada per gli abissi.   Voto: 2/4

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