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Littoria Blues City

Creato il 13 novembre 2012 da Fishcanfly @marcodecave

Autore libro: Paolo Rigo

Titolo libro: Littoria Blues City

Editore: Edizioni Il Foglio

Prezzo: 14,00 €

Littoria Blues City

  Uscito durante la scorsa estate per le combattive edizioni de Il Foglio Letterario, l’esordio narrativo di Paolo Rigo (già esordiente in versi con Anima piange, Edizioni della Sera, 2011) si presenta come un incrocio di direttrici dal diverso peso specifico, a cominciare dalle ascendenze letterarie principalmente americane. David Foster Wallace, John Fante, Charles Bukowski si scontrano con il dichiarato patrocinio di Pedro Juan Gutierrez in una prosa dal ritmo sostenuto e in costante accelerazione fino all’afasia del sincopato che l’aria jazzistica del titolo, ricalcato tra l’amato Allen Ginsberg e una boutade latinense di marca pennacchiana, suggeriscono. L’impasto è fitto, a tratti sovrabbondante, sicuramente allucinato e volutamente straniante nella descrizione di uno stralunato romanzo di formazione in diciotto racconti fra Latina/Littoria, città dell’adolescenza e Roma, città della prefigurata (dubbia) maturità.

La città che Rigo descrive nelle sue volute sintattiche e nelle esplosioni di un ego fagocitante, autoreferenziale e pregiudizievole, è popolata di piccoli criminali dai nomi sudamericani, trans, storie di droga e sesso, unite al timido incedere di ragazze della porta accanto, locali di provincia, timori adolescenziali. La misura assurda che suggerisce questo voyeur degli scandali di provincia, è, allora, quella di una mitomania sottile, giocata fra il sogno di vivere-come-in-un-libro, e la stringente attualità, anche politica. Dunque una riduzione impossibile che può lasciare smagliature e zone d’ombra a vantaggio di una preoccupazione nuova, scavare nel proprio e nell’altrui animo, omaggiare gli amici, condannare i nemici, offrire una personalissima e divertente visione del mondo.

  Protagonista incontrastato delle storie narrate è Sal Rinaldi, alter-ego letterario dell’autore. “Sal si rivolge direttamente ai lettori – come per una testimonianza urgente e immediata, un resoconto, una deposizione. Come Holden, non ha pazienza: va per conto suo , non aspetta nessuno. Mescola fatti a giudizi, pezzi di vita a libri e musica, in un disordine consapevole che è anche uno stato d’animo”, si legge nella Prefazione al volume dello scrittore Paolo di Paolo.

  La mescolanza è di certo una delle caratteristiche di questo romanzo in parti, per cui si possono trovare tra una storia e l’altra, tra una pagina e l’altra, noncuranti citazioni più o meno dirette a tutto il mondo di riferimenti artistici e culturali dell’autore, affastellate senza preoccupazioni di valore, attualità, riferimento, ecco così il Vinicio Capossela delle cadenze sghembe dei suoi ritmi balcanici, il Ruby-gate con tutto lo strascico di polemiche berlusconiane, il piccolo Woody Allen di Annie hall che protesta di non aver mai avuto un periodo di latenza.

  Comprare e leggere Littoria blues city significa sicuramente non essere un lettore canonico, di quelli che le escogitazioni editoriali hanno abituato a prodotti chimici trattati con editing tutti uguali. Piuttosto significherà avere a cuore le sorti della giovane narrativa italiana, alla quale si potrà perdonare qualche eccesso di fretta quando si verrà ricompensati dalla nitida visione, o sia anche solo dal sospetto, della presenza, fra le pagine di questo baraccone in movimento con tutto il suo seguito di caratteri riusciti o velleitari, di quella sostanza di cui sono fatti i sogni e le illusioni di un giovane autore.

Fabrizio Miliucci  



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