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Liverpool – Deportivo Alaves, la partita più bella del secolo! (by Teo85)

Creato il 22 agosto 2013 da Simo785

Liverpool – Deportivo Alaves, la partita più bella del secolo! (by Teo85)

Dall’archivio del Bar Frankie, pubblicazione originale del Novembre 2012.

Non c’è alcun dubbio che la partita più bella, la più sentita in assoluto del XX° secolo sia stata la storica Italia – Germania 4 a 3, semifinale dei Campionati del Mondo di Calcio di Messico ’70.

Chiaramente questa vittoria per noi italiani va oltre il risultato: sono stati fatti dei film, degli speciali, e addirittura ogni tanto viene riproposta per qualche canale televisivo.
Ma se dovessi convincere qualcuno a seguire il calcio e avessi a disposizione solo una partita, giocata dopo il 2000, non avrei assolutamente dubbi su quale sceglierei: la Finale di Coppa Uefa della stagione 2000-2001 fra Liverpool e Deportivo Alaves.
Questa partita non è molto ricordata, ma quelli che l’hanno vista, e sono riusciti a seguirla fino alla fine, non potranno mai dimenticarla.
Dire che fu uno spettacolo entusiasmante significa sminuire la bellezza che assunse il gioco del calcio in quei 117 minuti.
Il 16 Maggio 2001 al Westfalenstadion di Dortmund, attorno ad una cornice di tifo tanto caloroso quanto corretto, si affrontano la storica squadra inglese del Liverpool e la sorpresa del torneo, la spagnola Deportivo Alaves.
Il Liverpool ha trovato ostacoli durissimi lungo il percorso verso la finale: ha eliminato il Porto nei quarti e in semifinale addirittura il Barcelona, staccando il biglietto per la partita più attesa per la prima volta dopo 16 anni dalla tragedia dell Heysel.
L’Alaves invece è una favola, elimina l’Inter agli ottavi, passa lo scontro fratricida con un’ altra favola spagnola, il Rayo Vallecano, regalandosi poi la finale di Dortmund eliminando i tedeschi del Kaiserslautern.
I Reds si presentano con Westerveld fra i pali, difesa di ferro con il tedesco Babbel, la coppia centrale Hyppya e Henchoz e l’eterno Jamie Carragher; a centrocampo il sapiente ex 1860 Dietmar Hamman, il regista Murphy, la leggenda McAllister e un giovane di belle speranze, tale Steven Gerrard. Davanti la coppia formata da  Heskey e il baby prodigio Michael Owen. Sono tutti nomi assolutamente conosciuti, non solo in Inghilterra, ma in tutta Europa.
Di contro invece ci sono gli semi-sconosciuti spagnoli, che schierano una prudente difesa a cinque davanti al portiere Herrera, composta per l’appunto da Contra (futuro milanista), capitan Karmona, Tellez, Eggen e Geli; a centrocampo Astudillo, Tomic, Desio e Crujiff (figlio del mostro sacro del calcio olandese). Davanti l’elemento in assoluto più temuto da tutti, la micidiale punta Javi Moreno, anch’egli divenuto milanista, ma con esiti ben differenti dalle aspettative.
La partita inizia e subito gli inglesi pungono: punizione di McAllister scodellata a centro area dove arriva il colpo di testa vincente della torre Babbel. Sono passati solo 3 minuti ed è già 1 a 0.
Gli spagnoli provano a reagire ma al quarto d’ora c’è il raddoppio Reds firmato dal giovane Gerrard con un’ottima azione di contropiede.

I giocatori dell’Alaves però non perdono la calma, mister Esnal decide di spingere sull’accelleratore togliendo Eggen per la punta Alonso e al 27′ accorciano le distanze con un bel colpo di testa del neo entrato.
Il Liverpool continua a puntare sul contropiede e si rivela essere una tattica vincente: al 37′ Owen lanciato a rete viene ingenuamente atterrato in area dal portiere Herrera. Dal dischetto si presenta “the legend” McAllister che a 36 anni suonati non perde la freddezza e con un tiro a fil di palo insacca il 3 a 1.
Il primo tempo termina con il Liverpool in vantaggio di due reti, ma al ritorno in campo l’Alaves si presenta più battagliero che mai: fuori il centrocampista Astudillo e dentro l’attaccante Pablo, per un 4-3-3 che si fa subito sentire: al 48′ un cross in area inglese da parte di Contra pesca la testa del bomber Javi Moreno che trova il 3 a 2.

Gli spagnoli non allentano la presa e al 50′ Javi Moreno calcia furbescamente rasoterra una punizione dal limite: la barriera in rosso salta  e il portiere resta impallinato. Meno di un’ora di gioco ed il risultato e già sul 3 pari tra l’entusiasmo del pubblico e degli spettatori nelle case di tutta Europa.
Da questo momento in poi le squadre non rinunciano più ad attaccare, si passa da un’area all’altra senza respiro, tra una ripartenza e l’altra. Al 73′ Robbie Fowler, appena entrato, trova il 4 a 3 per i Reds.
Ma l’Alaves non ci sta e si getta in avanti alla ricerca di un pareggio che avrebbe del clamoroso.
E’ l’ 88′ quando i baschi si presentano in massa in area inglese per un calcio d’angolo che sa di ultima chanches: Westerveld non è impeccabile e ne approfitta Crujiff che di testa infila il 4 a 4 tra il delirio del pubblico!
Si va ai supplementari e all’ ottavo del primo tempo l’Alaves resta in dieci per la doppia ammonizione della punta Magno, che nel frattempo aveva sostituito l’infortunato Javi Moreno.
I Reds si buttano all’assalto, ma non trovano la via del gol. Dopo 117 minuti di partita Karmona stende Smicer prima dell’ingresso in area: secondo giallo per il basco e Alaves in 9. McAllister va sul pallone e il suo cross trova la testa di Geli che sfortunatamente la devia nella propria porta.
Il golden gol, probabilmente la peggior regola introdotta in questo sport, miete un’altra vittima in finale meno di un anno dopo la sconfitta italiana a Rotterdam negli Europei del 2000.
Finisce dunque 5 a 4, ma l’applauso è unico, per vincitori e vinti.

Infondo, in una partita del genere, non ci possono essere sconfitti, perchè in quella pazzesca serata ha vinto il calcio vero, quello giocato senza schemi, con il cuore e l’entusiasmo, con la voglia di vincere segnando un gol in più.
Se qualcuno quella sera avesse voluto emulare i messicani apponendo una targa fuori dallo stadio scrivendo “qui si è giocata la partita di calcio più bella di sempre” non avrei potuto trovare il coraggio di criticarlo,almeno non quella sera.
Perchè anche se ero rimasto da solo davanti alla televisione, a un migliaio di chilometri di distanza, e con le lancette dell’orologio che avevano passato le undici da un pezzo, in un Mercoledì sera qualunque, alla fine di quello spettacolo ammetto di aver applaudito anche io!


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