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Lo psicologo Cummings e le terapie riparative

Creato il 11 luglio 2013 da Uccronline

Nicholas CummingsIl tema sulle terapie riparative rivolte agli omosessuali che ne fanno richiesta e che provano attrazioni omosessuali indesiderate si è riaperto con l’annuncio della chiusura dell’ente di cristiani protestanti Exodus, da anni impegnato in questa attività, anche se in un’intervista il direttore Alan Chambers ha spiegato di avere in progetto un altro istituto per fornire identici servizi.

L’efficacia di queste terapie è molto controversa, la maggior parte delle associazioni scientifiche -come l’American Psychological Association (APA)- hanno assunto una posizione scettica affermando che non vi sono prove a supporto. Tuttavia l’APA ha comunque riconosciuto pubblicamente che 11 donne hanno intrapreso e mantenuto per oltre 30 anni relazioni normali con uomini, dopo essere state omosessuali per oltre 10 anni. Nel 2011 sul “Journal of Sex and Marital Therapy” uno studio peer-review ha stabilito che la terapia di cambiamento è possibile, funzionante e non pericolosa. Nel 2010 sul “Journal of Human Sexuality” una seconda indagine ha affermato che «sono possibili cambiamenti significativi, che diventano poi cambiamenti reali a lungo termine». Esistono inoltre organizzazioni serie gestite da validi scienziati e psicologi, come NARTH, che portano avanti queste terapie in ambito clinico. Diversi studi, al contrario, hanno rilevato la non efficacia delle cosiddette terapie riparative.

La questione è dunque complessa e poco chiara, tuttavia per mostrare che la sessualità non sia immutabile non servono gli studi scientifici, che comunque ci sono in abbondanza (sopratutto realizzati su gemelli omozigoti), basta la biografia di tanti omosessuali che prima di esserlo o sentirsi tali amavano una donna. Un esempio è Alessandro Cecchi Paone che è diventato omosessuale ad una certa età e lui stesso spiega che «la sessualità è dinamica e nel corso della vita può cambiare». D’altra parte uno dei suoi partner è diventato/tornato eterosessuale.

Alcuni sostengono di sapere che esiste un “gene gay” è che dunque “omosessuali si nasce”, altri vorrebbero invece far credere che si può diventare omosessuali, ma non eterosessuali. Ovviamente non sono persone da prendere sul serio, la discriminazione verso gli ex gay è una vera forma di fobia come giustamente viene spiegato su questo sito web: «Oggi, la museruola imposta dal potere vuole che questi casi non esistano, perché vanno contro un’idea intoccabile». «Sono più discriminato oggi di quando ero omosessuale», ha spiegato l’ex-gay Greg Quinlan, Fortunatamente in America, per ovviare a questo silenzio imposto, da quest’anno il mese di Luglio sarà dedicato all’Ex-Gay Pride Month, il primo Pride per gli ex omosessuali, ma non sarà una fiera dell’infanzia come quelle che conosciamo. «Essere gay non è mettersi in mostra per divenire ridicoli e pagliacci», ha affermato Sandro Mangano, neo presidente nazionale di GayLib, criticando i Gay Pride.

Da prendere sul serio è invece Nicholas Cummings, tra i maggiori psicologi americani ed ex presidente dell’American Psychological Association (APA). In una recente dichiarazione giurata presso la Corte Superiore del New Jersey ha osservato che «solo una piccola minoranza di pazienti» vogliono cambiare il loro orientamento sessuale. Si tratta di una «terapia difficile», e il cambiamento non «non è facilmente realizzabile», ma è possibile. In realtà, ha affermato, il tasso di successo è elevato «se i pazienti sono altamente motivati» prima dell’inizio della terapia. Questo fattore, confermato dagli studi, spiega perché molti omosessuali scelgono di uscire dalla loro condizione in seguito o grazie ad una conversione religiosa ovvero dopo aver fatto propria una forte motivazione morale per cambiare il destino della loro vita. Un esempio recente è l’ex gay James Parker o anche la storia di Sheldon Bruck, oggi lui stesso attivista nell’aiuto degli ex-gay.

Come psicologo principale del “Kaiser Permanente health system” dal 1959 al 1979, Cummings ha spiegato: «ho visitato personalmente più di 2.000 pazienti con attrazione per lo stesso sesso, e il mio staff ne ha visti altri 16.000» notando che le persone che si identificano come omosessuali «cadono lungo un ampio spettro di personalità e sostenere che l’attrazione per lo stesso sesso è una condizione immutabile è una distorsione della realtà». In un’intervista successiva ha spiegato che l’American Psychological Association (APA) non ha mai dichiarato che «la terapia riparativa dovrebbe essere illegale». In ogni caso, ha spiegato l’ex vicepresidente, l’organizzazione scientifica «è stata totalmente dirottata» dalla lobby omosessuale. «E’ incredibile».

Il suo intervento è inteso a difendere un’organizzazione che pratica terapie di aiuto agli omosessuali che ne fanno richiesta, spiegando che «il tentativo di caratterizzare tutta la terapia di riorientamento sessuale come “immorale” viola la scelta del paziente. Tale tattica serve solo a stigmatizzare il professionista e la vergogna del paziente. Un programma politico non dovrebbe vietare ai gay e alle lesbiche che desiderano intraprendere sforzi di cambiamento di orientamento sessuale di esercitare il loro diritto all’autodeterminazione».

Informiamo infine l’uscita dell’ultimo libro di Giancarlo Ricci, psicologo e psicoterapeuta, membro Analista dell’Associazione Lacaniana Italiana di psicoanalisi, tra i più esperti in Italia della terapia di riorientamento omosessuale, intitolato “Il padre dov’era” (Sugarco 2013).

La redazione


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