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Lo scandalo “transazione globale”: il governo chiederebbe una mancia per dare un colpo di spugna ai soldi che l’eni dovrebbe spendere per processi contro danni ambientali

Creato il 08 novembre 2011 da Madyur
Affare importante quello delle bonifiche ambientali. Tarantini e Lavitola volevano entrarci. Per Paolo Scaroni , amministratore delegato della Eni, sono un incubo : processi civili e penali contro il colosso nelle procure di Mezza Italia. Ma qualcuno non sa che Stefania Prestigiacomo sta per mettere una firma sulla “transazione globale”, il contratto che Eni e ministero dell’Ambiente stanno discutendo da un anno.  Un accordo per buttare il passato alle spalle.
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Quella firma potrebbe far risparmiare a Scaroni ben una quindicina di miliardi di euro. Una cifra pari a una manovra finanziaria , che comprende i costi di pulizia e le somme che l’Eni rischia di dover sborsare per riparare i danni ambientali provocati dalle fabbriche che controlla direttamente o indirettamente.
Nove città gestite dal cavallo a sei zampe sono interessate alla firma, che negli anni ha inquinato con idrocarburi e metalli pesanti i terreni e le falde.  La firma della Prestigiacomo sarebbe un colpo di spugna , e ogni possibilità di contenzioso. Infatti la bolla di transazione prevede che le società realizzino nei nove siti d’interesse nazionali progetti di bonifica per 1,2 miliardi di euro. Alle quali ci sarebbero i 450 milioni che L’Eni verserebbe al Ministero dell’Ambiente , più altri 600 per migliorare la qualità ambientale limitrofi agli impianti.
Il totale sarebbe 2,3 miliardi, un’inezia rispetto a quanto il Tribunale di Torino , per l’inquinamento a  Pieve Vergonte, ha condannato in primo grado la Syndial a pagare 1,8 miliardi. A Crotone secondo una perizia, i danni sarebbero 1,9 miliardi , mentre le richieste di risarcimento arriverebbero già 2,7 miliardi.
Pulire le acque da sostanze chimiche inquinate costa molto ( in Liguria l’impianto è costato 400 milioni) e secondo delle stime per bonificare i 9 siti ci vorrebbero 5-6 miliardi , a cui vanno aggiunti 10-12 miliardi di danni. Molti assicurano che se la Prestigiacomo firmasse l’Eni pagherebbe il 10% della somma che rischia di risarcire. Quindi o i veleni se li accolla lo Stato ( il Ministero dell’Ambiente non ha soldi) o restano a terra a tempo indeterminato.
Prestigiacomo tempo fa ha detto al “Fatto” che i 2 miliardi sono pochi, mettendo la prima voce su questa vicenda. Il governo vorrebbe, però, chiudere la partita entro l’anno.
Oltre alla Prestigiacomo ci dovrebbe essere il benestare o la valutazione di una Conferenza dei servizi a cui parteciperanno gli enti locali interessati. Negli Stati Uniti in un contenzioso l’Eni ha sborsato 365 milioni , quindi i soldi ci sono. Scaroni vorrebbe non spenderli. Il Consorzio Tskj, di cui l’Eni Faceva parte è accusata di aver corrotto funzionari in Nigeria per ricevere licenze e costruire rigassificatori. Scaroni ha tirato i fuori senza batter ciglio

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