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Lo sciopero è riuscito, Bossi vuole il “Giussanengo” e a Milano si torna a parlare di pilu

Creato il 13 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Lo sciopero è riuscito, Bossi vuole il “Giussanengo” e a Milano si torna a parlare di pilu. Minorenne ma sempre pilu.Migliaia di operai, ai quali si sono aggiunti pensionati, casalinghe e studenti sono scesi in piazza un po’ dappertutto. Tre ore di sciopero a fine turno. Da Milano a Palermo hanno cercato di far capire al fiero Professore che la sua manovra così com’è non va. L’apparente riunificazione delle tre sigle storiche del sindacato potrebbe essere la ciliegina sulla torta di una giornata che non vivevamo ormai da un decennio, ma poi leggiamo che a Bologna la Cgil è scesa in piazza mentre gli iscritti della Cisl si sono riuniti in assemblea, e ci è sorto un dubbio atroce: vuoi vedere – ci siamo chiesti – che Bonanni ha scioperato con la Cgil solo per far un favore al suo mentore Maurizio Sacconi, noto massacratore di leggi sulla sicurezza del lavoro? La questione è aperta anche se la riprova ci sarà a breve, nel momento in cui i sindacati dovranno dare una risposta allo “Star Car” (secondo Time Magazine) Sergio Marchionne, fieramente ritratto in copertina a bordo della 500 che, come tutti sanno, è un’ automobile che gli sta cordialmente sulle palle. Cisl e Uil, insomma, dovranno prendere posizione sulla denuncia degli accordi sindacali da parte dell’Ad di Fiat il quale, in un colpo solo, sta cercando di cancellare tutte le contrattazioni e gli accordi sottoscritti fin dal 1954. In soldoni, Marchionne consentirà agli iscritti della Fiom di essere rappresentati oppure, insieme ad Angeletti e Bonanni, darà vita al sindacato interno di ispirazione padronale? Per il momento, quello che sappiamo, è che Marchionne è un contaballe. Ha promesso 20 miliardi di investimenti e ne ha impiegati solo 620 (milioni) per la Nuova Panda, ha fatto un ricorso massiccio alla cassa integrazione e chiuso a doppia mandata Termini Imerese. A questo punto ci chiediamo se la Fiat debba continuare a stare in Italia per forza o se, dove prima c’erano i suoi stabilimenti non sarà il caso di piantarci cipolle e ravanelli e costruire tante belle beauty-farm. Umbertino Bossi intanto cerca di infilarsi in qualche modo nelle discussioni che contano. Da quando se n’è andato all’opposizione non se lo fila più nessuno e lui è preoccupatissimo per la sua immagine di politico cristallino e celodurista che sta andando in frantumi. L’ultima sparata è degna di essere riportata perché sintomatica della disperazione che sta assalendo il fagocitatore di pajata aggratis. “Con Silvio non c’è più niente da dire, lui sta con i comunisti”. Siccome i comunisti, secondo il Bossi-pensiero, sarebbero quelli del Pd, la chiesa può stare tranquilla, nessuno brucerà le cattedrali, appenderà per le palle il clero, violenterà le suore nei conventi del ‘600 prerogativa degli esponenti del Pdl. E mica è finita qui. Il profeta Umberto prevede la fine dell’euro: “Fra un po’ terminerà il potere della moneta europea e a quel punto la Padania farà da sola” e a chi gli chiedeva se secondo lui vale la pena di tornare alla Lira, Bossi ha risposto: “Per far che, per mantenere tutti questi farabutti?” Umberto ha ragione, lui è stato mantenuto a euro e, ai tempi della Enimont, ha visto anche qualche milioncino (in lire) entrare nelle casse del suo partito. Sta pensando seriamente al Giussanengo, anche in omaggio a quel Marengo che ha fatto la fortuna del Nord in epoca di Risorgimento. Era da un po’ che non ne parlavamo, è tornato il momento di farlo. “U pilu” è sempre “u pilu”, specie quando si tratta di “ciccia baffetta” (indovinello cinematografico). Ieri al tribunale di Milano udienza del Rubygate. Silvio non era in aula, per la serie: “continua a farsi i cazzi suoi anche senza il legittimo impedimento” ma c’erano, in compenso, le foto delle sue serate eleganti. Dall’agenda sequestrata a Iris Berardi è emersa una serie di pagamenti (2mila euro a botta sganciati da “Papi”), effettuati in concomitanza con la presenza ad Arcore della ragazza nei primi sei mesi del 2010, l’annus trombatoris di Silvio. In più, quei maramaldi degli investigatori, sono andati a ficcare il naso nella galleria fotografica del cellulare di Ioana Visan ed è venuto fuori di tutto, segno che la fantasia erotica del Capo è senza limiti né confini. Sempre Iris Berardi è stata immortalata vestita succintamente da Babbo Natale (possiamo immaginare chi fosse la renna). Per Barbara Guerra, invece, il padrone di casa ha scelto la più sobria divisa da poliziotta con tanto di manette in mano. Evidentemente la novella “Linda” aveva anche una digitale nascosta, visto che nel suo pc sono state trovate perfino le foto di una camera con un letto sfatto e tutto intorno le foto di Berlusconi giovane (che fantasia malata!). Ma il momento clou dell’udienza è stato la testimonianza del vicequestore Marco Ciacci il quale ha confermato la presenza di Ruby alle cene con sesso a pagamento e, soprattutto, la circostanza che all’epoca dei fatti Ruby era minorenne. Qualora fosse servita una conferma che Silvio se la faceva con le minorenni, la testimonianza del vicequestore ha messo a tacere tutte le malelingue. E sapete perché siamo tornati a parlare di Ruby? Perché non lo fa più nessuno e anche questo reato gravissimo, se non tenuto “in caldo”, rischia di finire nel dimenticatoio. La cronaca brucia tutto in un amen ma i reati restano, specie se schifosi come questo.


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