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Lo sguardo di mio padre

Creato il 16 febbraio 2016 da Emilia48

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LO SGIUARDO DI MIO PADRE

L’ultimo sguardo

Che non fu l’ultimo

Eppure quello s’è inciso

Come vero congedo

Fu sulla soglia prima di andare

Prima di entrare in una stanza

Estranea dove saresti morto

Atrocemente

Da vincitore.

Il cappotto e il cappello

Troppo grandi e pesanti

Ormai in quel dicembre

Che mai divenne Natale

Per il ragazzo elegante

Dai capelli ondulati

Che sempre mi sorride –

Mentre lavoro e penso

E a volte mi strazio

Dentro senza lacrime –

Dalla foto di una remotissima

Primavera seppia.

Nei tuoi occhi l’addio

La consapevolezza dell’addio.

L’ultimo sguardo dalla soglia.

Alle favole che mi raccontavi

Al cavalluccio sulle tue ginocchia

Alla stella di porporina del presepio

Che andammo a compare una sera

Di nebbia nella bottega

Dell’elettricista sotto i portici quasi deserti

E io ero stanca e mi portasti

A cavalcioni sulle spalle.

Alla tua disperazione

Quando nella nuova città

Fredda stavo quasi morendo

E passasti la notte seduto

Ostinato

Per terra accanto al mio lettino

Per soffrire con me – come dicesti.

All’amarezza di non aver compiuto

Tutto come volevi

Nella vita – il tuo pensiero

Acuminato rasoio luminoso

Veggente del passato e del futuro

Giunto dove nessuno era giunto

E s’era inoltrato lungo il percorso

Più oscuro dei tuoi padri Greci

Rivelandolo nella sua luce abbacinante

Interrotto dall’accanirsi inutile di cure

Prive di senno e senso e compassione.

L’addio allo sconforto del sacrificio

Cui t’eri crocefisso dall’infanzia aggrappato

A un perenne senso di colpa che t’ha scagliato

Dritto nelle fauci di un inferno

Travestito da Eden. Nel tuo sguardo

C’era la vittima che mai si sentì tale

Autoimmolata a una divinità

Che mai fu tale se non

Nella proiezione del tuo desiderio

O della tua speranza dura a morire

Da cui ti risvegliavi a tratti

E ti accorgevi di aver paura

Del suo vero volto

E subito chiudevi ancora gli occhi.

E c’era il discernimento che tutto t’agguantava –

E guardavi senza temere più –

Della vita che ti sfuggiva

Correndo veloce – già ricordo

Eppure amata che hai bevuta come coppa

Avvelenata fino in fondo

Padre

Della vita a cui sapevi

E temevi di lasciarmi.

E così è stato

Padre

Così è stato.

16/02/2016

Francesca Diano

(C)2016 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA



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