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Lo sport che amo: la scorza di hermann

Creato il 15 maggio 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
LO SPORT CHE AMO: LA SCORZA DI HERMANNA conferma di come lo sport sia la versione in miniatura della vita, fatta di momenti che ti segnano per un’esistenza, non possiamo non parlare di grandi e piccoli drammi sportivi che caratterizzano la storia di molti atleti.
In questa rubrica abbiamo spesso raccontato di sportivi che si rimettevano in gioco ad età impensabili, di perdenti di successo e di vincenti incompiuti.
Mai però avevamo affrontato fin ora quel confine in cui la vita e lo sport si toccano in maniera ravvicinata, pericolosa e sofferente. In cui il bene più prezioso viene messo a rischio portandosi dietro di conseguenza ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere.
Basterebbe fare qualche nome di quelli celebri per capire di cosa stiamo parlando. Alex Zanardi, Daniel Albrecht, Robert Kubica, Gianluigi Lentini. Atleti formidabili, che hanno assaporato il gusto amaro di un dolore che li ha trasformati e giorno dopo giorno li ha resi più forti. Oltre il mero connotato di vincenti. Altro livello, quindi.
In questa categoria potremmo anche includerci uno che quel momento nero l’ha passato e giorno dopo giorno se l’è messo alle spalle, come un treno che parte a rilento, prende velocità e arriva a destinazione, come deve essere. Hermann Maier è uno di questi. Uno di quelli che se l’è vista scorrere davanti quella vita in un giorno di agosto del 2001 quando un’auto nei pressi di Radstadt gli taglia la strada, mentre è in sella alla sua moto. È grave. Per di più con una gamba che riporta una serie infinita di fratture multiple e rischia davvero di dover essere amputata. Il mondo sportivo si stringe intorno a lui, soprannominano dagli addetti ai lavori “Herminator” per quanto fosse forte e potente quando scendeva a dominare quasi ogni prova del circo bianco, un duro non solo a parole, ma anche nei fatti.
Ma arriva un momento in cui nemmeno i trofei vinti, le medaglie e gli elogi ti consolano. Il dolore spesso va astratto da tutto, soprattutto dai ricordi, soprattutto se belli. Fortunatamente l’operazione riesce. La gamba è salva. Ma lo stop è di quelli pesanti: due anni, giorno più giorno meno. Chissà quanto sarà stato pesante quel groppo in gola, prima per la vita e poi per la carriera e chissà in quei momenti in cui il peggio sembrava passato quanto quella pazza idea di rimettersi sugli sci l’abbia accompagnato nei momenti più duri. Un obiettivo per rimettersi per l’ennesima volta in gioco, per dimostrare chissà che cosa ancora.
Il 27 Gennaio del 2003 sulla mitica pista di Kitzbühel, in Austria, “Herminator” conquista la sua 42ma vittoria sulle 54 in carriera. Il treno della vita ha ripreso a correre più forte di prima, più forte di tutto.
Sebastiano Paterniti

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