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Lo sport che amo: una leggenda di nome derek

Creato il 27 marzo 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
LO SPORT CHE AMO: UNA LEGGENDA DI NOME DEREKSe siete curiosi di vedere dove nascono le leggende, fatevi un giro a Bletchley, cittadina dell’Inghilterra meridionale che ha dato i natali a Derek Redmond. Il suo nome potrebbe non dirvi niente, ma la sua è una delle storie di sport e di vita più belle di tutti i tempi. Alle Olimpiadi di Barcellona ’92, dopo aver fatto incetta di medaglie a Mondiali, Europei e Giochi del Commonwealth, Redmond si qualifica con i favori del pronostico per la finale dei 400 metri. Oltre alla responsabilità di correre una finale olimpica da favorito (l’unico essere umano che non sente la pressione è quel pazzo di Usain Bolt), Derek ha ben impresso nella mente quanto successe quattro anni prima a Seoul: anche li era favorito ma non era riuscito a prendersi l’oro a causa di un infortunio al tendine d’achille. Ma la Spagna non è la Corea del Sud, il 1992 non è il 1988 e la sfortuna potrebbe aver cambiato bersaglio. Redmond parte ed ovviamente fa capire a tutti che la storia sarebbe cambiata. Ma dopo 16 secondi succede l’incredibile: Derek si accascia al suolo a causa della rottura del tendine d’achille (lo stesso di cui sopra). Se ne sta a terra per 5 interminabili secondi ma poi decide di fare quello che solo i grandi campioni sono in grado di fare: non arrendersi. Redmond, zoppicando, si dirige verso il traguardo. Ad aiutarlo ci sono gli applausi dei 40000 spettatori ma soprattutto c’è il padre che, dopo aver scavalcato le barriere e convinto un addetto alla sicurezza della bontà del suo gesto, sorregge il figlio fino alla linea finale. Purtroppo nell’albo d’oro olimpico, Redmond non compare. Ma se cercate sotto la voce “leggende” il suo nome è sicuramente uno dei primi della lista. 
Carlo Battistessa

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