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Lo sport in Corea del Sud, fra tradizione ed espansione

Creato il 21 dicembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Lo sport contemporaneo, si sa, sta allargando sempre di più le proprie frontiere e sempre più nuovi paesi stanno emergendo all’interno dello scacchiere mondiale. Se vogliamo il nostro sguardo in estremo oriente, è interessante analizzare quanto accade sportivamente parlando in  Corea Del Sud: rampante anche dal punto di vista economico, trainata da super colossi dell’industria tecnologica (Samsung) e automobilistica (Kia) solo per citare gli esempi più lampanti, la parte Sud delle penisola coreana vanta anche un sistema sportivo di tutto rispetto e i risultati si sono potuti apprezzare ad esempio nel corso degli ultimi Giochi Olimpici estivi di Londra dove, di fronte a una diminuzione del numero totale delle medaglie conquistate rispetto a Pechino (28 contro le 31 dell’edizione cinese), si è riscontrata un allargamento del terreno di caccia, non più limitato agli sport di precisione come tiro con l’arco e tiro con le armi, dove i coreani sono autentici maestri (basti pensare che comunque il tecnico che ha guidato Galliazzo e soci alla medaglie olimpiche viene proprio dalla Corea), oppure alle arti marziali (il Taekwondo è sport nazionale). Se andiamo ad analizzare i risultati ottenuti nella scherma, i numeri sono da capogiro: da Pechino la spedizione coreana tornò a casa con il solo argento della Nam, a Londra invece sono arrivate ben sei medaglie, una in meno dell’Italia. Per la precisione, 2 ori, 1 argento e 3 bronzi: Kim Ji-Yeon ha detronizzato Mariel Zagunis nella sciabola individuale femminile, mentre i maschi han fatto centro nella prova a squadre; sempre a squadre, ma dalla spada femminile è arrivato l’argento nella prova di spada, mentre i bronzi li hanno vinti lo spadista Jung Jin-Su, il fiorettista Choi Byung-Chul (a spese di Baldini) e la squadra del fioretto femminile. Va poi detto che le medaglie in carniere sarebbero potute essere perlomeno un paio in più se non si fossero messi d’intralcio la diabolica perseveranza al suicidio sportivo della Nam, perpetrato contro Di Francisca e Vezzali, e soprattutto il pasticciaccio brutto coi cronometri che han privato Shin A-Lam di una medaglia certa nella spada: le sue lacrime rimangono fra le immagini più intense di questa Olimpiade. Attenzione: questi risultati non vanno assolutamente letti come sorprendenti. La scuola schermistica coreana sta facendo passi da gigante e tutti gli atleti citati in precedenza stazionano nelle posizioni di testa dei ranking mondiali, segno tangibile della loro assoluta validità.

La Corea del Sud è poi un autentico gigante a livello delle discipline invernali, come dimostra il medagliere di Vancouver: 6 medaglie d’oro, altrettante d’argento e due di bronzo il bottino finale. Medaglie che sono arrivate non tanto dallo sci, attrezzi con cui pare i coreani non vadano molto d’accordo, quanto dalle lame dei pattini:short track e speed skating soprattutto ma anche pattinaggio di figura con la divina Yu Na-Kim che stregato il mondo con un esercizio di rara magia e bellezza. La pattinatrice originaria di Gyeonggi, ha solo 22 anni ma in bacheca vanta, oltre all’oro Olimpico, ben cinque medaglie mondiali (1 oro, le restanti equamente spartite fra argento e bronzo), 2 mondiali juniores (un oro e un argento) e quattro titoli nazionali. Senza contare che detiene il record di punteggio totale, con 228,56 ottenuto proprio a Vancouver: insomma siamo al cospetto di una vera e propria divinità delle lame su ghiaccio

Uscendo dall’ambito olimpico, vediamo come anche nel calcio molta acqua sia passata sotto i ponti da quando nel 2002 la Korea ospitò i Mondiali in condivisione con il vicino Giappone: è vero, il quarto posto finale di quell’edizione fu ottenuto con qualche spintarella arbitrale ai danni di Italia (come scordarsi il famigerato Bayron Moreno, nemico giurato dell’intera penisola dopo quella scriteriata direzione di gara) e Spagna, prima che il cammino si interrompesse con la Germania in semifinale e con la Turchia nella finalina; ma da quell’anno il movimento è molto cresciuto e avere un giocatore coreano in squadra non è più visto come un qualcosa di folcloristico, ma rappresenta un valore aggiunto per la squadra stessa. A Londra, la rappresentativa Olimpica ha centrato una storica medaglia di bronzo. Senza contare che a livello femminile rappresenta una delle forze mondiali, non tanto a livello di nazionale maggiore ma sicuramente a livello giovanile, con gli ottimi risultati ottenuti dalle rappresentative Under 17 e Under 20.

Tutti questi risultati non possono essere frutto del caso, c’è sicuramente un investimento importante da parte delle istituzioni e un lavoro di programmazione (certo, sarebbe necessario fare un lavoro di ricerca molto più approfondito e lungo che non queste poche righe) tipico delle mentalità orientali, soprattutto in quegli sport che sono il tradizionale patrimonio nazionale, come arti marziali, sport di precisione, sport del ghiaccio. Senza trascurare però nuove riserve di caccia come ha dimostrato il bottino nella scherma di cui sopra. Di certo c’è molto da imparare da loro, anche per noi Italiani, che a una sana e lungimirante programmazione spesso preferiamo basarci su exploit individuali confidando sull’italica dote di saper cavare i fiori dal letame, come amava dire l’indimenticato Maestro De Andrè

OA | Alessandro Gennari

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