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Lo strumento delle Primarie dal Pd al Pdl

Creato il 01 dicembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Lo strumento delle Primarie dal Pd al Pdl1 DICEMBRE – Le primarie, di importazione statunitense e ivi regolate per legge, iniziano a diffondersi in Italia a partire dal 2005, quando la coalizione di centrosinistra l’Unità decide di farne uso per la prima volta.
Numerosi i consensi e positive le reazioni dell’elettorato, tanto che da allora, all’interno del Partito Democratico, la scelta del candidato Premier avviene attraverso quello che è considerato un grande strumento di democrazia, in quanto permette che la scelta dei vertici provenga dal basso e non da ristrette cerchie di persone influenti nel partito.
Domenica 25 Novembre ha avuto luogo il primo turno elettorale delle primarie del Pd: tra i candidati -Bersani, Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci- hanno trionfato i primi due, rispettivamente con il 44% e il 36%.
Non avendo però nessuno ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, domenica 2 dicembre si tornerà alle urne per il ballottaggio e chi riceverà il più alto numero di preferenze sarà ufficialmente candidato alla Presidenza del Consiglio, in vista delle elezioni politiche del 2013.

Se dunque all’interno del Partito Democratico le primarie sembrano funzionare e presentano una struttura ed un regolamento ben consolidati, stessa cosa non può dirsi per il Popolo delle Libertà, in cui tale strumento forse prenderà forma per la prima volta solo alla fine di quest’anno. La data è stata annunciata dal segretario del partito, Angelino Alfano, che ha dichiarato: “Faremo le primarie il 16 dicembre, come già annunciato lo scorso ottobre” salvo poi tornare sui suoi passi e farne presagire un annullamento.

Lo strumento delle Primarie dal Pd al Pdl
La discussione all’interno del partito è tutt’altro che pacifica e sempre più ampio è il varco tra gli ex di Alleanza Nazionale, che invocano a tutti i costi le primarie e i fedelissimi di Berlusconi, critici nei confronti di Alfano.
Scorrendo tra le dichiarazioni degli gli esponenti del Pdl, il divario è chiaro: Giorgia Meloni e Maurizio Gasparri, ribadiscono con forza la loro fiducia. “Spero che Berlusconi rimanga e benedica le primarie” perché “la crisi della politica dipende anche da questi partiti gestiti come fossero associazioni personali” é quanto ha affermato Giorgia Meloni che chiede che le primarie si celebrino perché “quando un partito decide una cosa, quella cosa si fa”. Berlusconi? “E’ sotto gli occhi di tanti che una certa oscillazione, diciamo così, non giovi a nessuno”.
Dello stesso avviso il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: “Il centrodestra si trova in una situazione di incertezza da cui deve uscire. A luglio 2011 abbiamo nominato un segretario di nuova generazione: Alfano. Un ricambio generazionale dovrebbe proseguire, anche attraverso le primarie, perché è la cosa più logica. Se questo non dovesse avvenire, perchè c’è un ritorno al passato, ciascuno dirà la propria opinione e prenderà le proprie decisioni”.

Decisamente di altro avviso Daniela Santanchè, rappresentante dell’ala più berlusconiana del partito, la quale ha dichiarato che per le primarie “non c’è tempo” e, rivolgendosi al segretario, ha affermato: “Lancio un ultimo appello ad Angelino Alfano. Fare queste primarie che servono solo a lui e a nessun altro, inseguire una legittimazione personale dal basso, non risolve i problemi del centrodestra italiano. Rischia di trascinarci in una figuraccia”.

Se dunque un primo punto critico è rappresentato dalla poca coesione e da visioni diametralmente opposte all’interno del partito, altra grave fonte di confusione è costituita dai nomi dei candidati che, tra presentazioni e successive smentite, sono destinati a cambiare continuamente: ad Angelino Alfano, Daniela Santanchè, Alessandra Mussolini, Michaela Biancofiore, Giancarlo Galan, Guido Crosetto, Gianpiero Samorì e Alessandro Cattaneo si sono aggiunti i nomi di Vittorio Sgarbi e Giorgia Meloni.
Ma i colpi di scena non hanno tardato ad arrivare: il 20 novembre Alessandra Mussolini ritira la sua candidatura alle primarie, definendole “lavanderia politica” e “squallida e poco credibile resa dei conti interna”.
Si fanno indietro anche Galan e Sgarbi, e a presentare ufficialmente le firme necessarie per la candidatura rimangono il segretario Alfano, il leader dei “formattatori” Cattaneo, il banchiere modenese Samorì e poi ancora Crosetto, Meloni, Biancofiore e Santanché.

A rendere ancor più fragile un equilibrio già precario le dichiarazioni dell’ex Premier Silvio Berlusconi, che ha mostrato un andamento a dir poco oscillante: in un primo momento si è mostrato favorevole allo strumento delle primarie e ha dato la sua benedizione ad Alfano, successivamente ha annunciato il suo ritorno in campo, poi è calato nuovamente il silenzio.
In molti ritengono che tale atteggiamento sia legato all’esito delle primarie del Pd, e che solo quando sarà annunciato il vincitore ufficiale Berlusconi deciderà se riprendere in mano il partito o meno, a seconda del rivale che potrebbe trovarsi davanti.

Una cosa è certa: se Berlusconi opterà per una ridiscesa in campo, allora lo strumento delle Primarie sarebbe vano e cadrebbe nel nulla. Che sia un bene o un male, dipende da che punto si guarda: se si guarda alle primarie come strumento di democrazia e di innovazione o se invece si ritengono non adatte ad un partito come il Pdl, in cui soltanto Berlusconi è in grado di tenere le fila di una coalizione che, allo stato attuale, si troverebbe altrimenti allo sbando.

Maria Elena De Tura


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