Morto l’ambasciatore U.S.A. in Libia a pochi mesi dalla “fine” (ossia dall’interruzione del bombardamento mediatico, e non del bombardamento vero e proprio) dell’ennesima invasione occidentale in un paese sovrano, ma per le agenzie di stampa autrici della favola della “primavera araba” naturalmente è tutta colpa di un film, non che la Libia è un cumulo di macerie, fame e morte anche se il petrolioè tornato in mano ai fornitori più consoni ai calcoli geopolitici atlantici. Ora, ve la immaginate una “folla inferocita” qualsiasi che assalta, con successo, nel paese con il livello di guardia tra i più alti del mondo, il consolato americano, ossia il punto più impenetrabile della città, difeso per terra e cielo da una schiera infinita di soldati e mezzi militari d’ogni tipo? Il tutto poi è corredato da foto di guerriglieri pieni di armi fino al collo.
Zio Sam, di cazzate te ne intendi, ma questa è memorabile, pur nel colluso e becero silenzio dei media. E chi si è bevuto anche questa, si dia un colpo in testa.
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